domenica 4 maggio 2025

LA CERTOSA DI GAREGNANO: splendore ai bordi di Milano.

Foto di Giovanni Fanelli


L'essere umano, si sa, è un animale sociale.

Esistono in natura patologie che spingono l'individuo ad anelare solitudine, eppure, tolte queste eccezioni, ogni uomo ricerca il proprio simile per soddisfare esigenze primarie e secondarie.

Allora come si giustifica la vita dell'eremita?

Quest'ultimo è in genere un religioso che si rifugia nella più o meno assoluta solitudine per cercare Dio e aiutare i propri simili, attraverso la preghiera e la profonda comunione con l'Eterno.

Questa era la vera esigenza di san Bruno (Colonia 1030, Serra san Bruno 1101), il quale aspirava a una vita da eremita, ma ahimè per lui, era nato con una forte dote di carisma. Dote che gli impedì di potersi isolare come voleva, dal momento in cui veniva costantemente tirato in ballo dai potenti di turno.

Dopo un primo periodo in cui si mise al servizio della società in qualità di direttore di una scuola, il futuro santo tedesco chiese e ottenne un terreno dalle parti di Chartreuse (attualmente in Francia) per poter fondare un monastero di clausura e potersi qui ritirare in preghiera.

Grande Certosa
Foto tratta da www.chartreux.org

Dopo questa prima struttura religiosa, nacquero in Europa altre Certose (chiamate così per il nome della località del primo monastero).

Nel 1349 sorse finalmente anche nella frenetica Milano.

Ad oggi forse fa un po' sorridere pensare che alcuni religiosi potessero cercare e trovare solitudine, raccoglimento...a ridosso del raccordo autostradale!

Eppure qui, come si suol dire, "una volta era tutta campagna" e dunque i certosini potevano tranquillamente condurre la loro vita da eremiti.

Raccordo autostradale.
Foto tratta dalla pag. facebook Milano sparita e da ricordare

Fa impressione conoscere la giornata e settimana tipo dei certosini. Elementi che spingono alcuni "non addetti ai lavori" a giudicare assurdo quanto fanno. Personalmente non posso che esprimere ammirazione per una scelta di vita, a mio avviso, quanto meno coraggiosa.

La giornata del certosino inizia (iniziava nella Certosa di Garegnano finché questo ordine religioso ha abitato questo monastero) alle 6.30 del mattino, per protrarsi poi in un regime di solitudine per circa 10 ore, intervallate da due momenti comunitari (messe in chiesa). Dopo una parca cena in solitudine nella propria cella, il certosino si reca a dormire alle 18.45 per poi svegliarsi dopo circa 5 ore per recarsi in chiesa per una preghiera collettiva. Alle 2.30 può infine tornare a dormire per poi riprendere la preghiera alle prime luci dell'alba.

I pasti vanno consumati in perfetta solitudine, ad eccezione del pranzo della domenica che risulta essere collettivo, ma che deve essere effettuato in silenzio (mentre si ascoltano le letture di brani della Bibbia). Solo la domenica pomeriggio i certosini hanno a disposizione una ricreazione di circa due ore, durante le quali possono parlare tra di loro. Il lunedì pomeriggio hanno la facoltà di fare una passeggiata nei dintorni dell'eremo e, se per forza di cose, devono attraversare luoghi abitati, è vietato loro intrattenersi con i locali.

I pasti sono principalmente a base di verdure da loro coltivate (non è prevista la colazione).

Si narra che durante un pranzo domenicale un certosino di Garegnano chiese di poter parlare. Quando lo fece disse:" ringrazio Dio di avermi concesso un piatto a base di carne oggi". Aveva infatti trovato un topo nella sua zuppa di verdure!

I certosini rimasero a Garegnano fino al 1782, anno in cui fu emanato un decreto di soppressione dell'ordine da parte degli Asburgo che allora regnavano in Lombardia. Per fortuna sin dall'anno successivo la chiesa divenne parrocchia e questo le permise di sopravvivere.

In quel periodo infatti furono tanti gli ordini monastici soppressi e le loro chiese conseguentemente rase al suolo.

Dal momento in cui la parrocchia fu utilizzata anche dagli abitanti del borgo di Garegnano, i milanesi poterono accorgersi della bellezza di questa struttura a due passi da casa, che era stata concepita solo per glorificare il Signore, poiché non aperta al pubblico. 

In quanto chiesa appartenente ad un ordine di eremiti infatti la sua bellezza era godibile solo da parte dei monaci certosini.

La Certosa di Garegnano si contraddistingue, rispetto alle altre chiese meneghine, per i suoi affreschi, tanto che qualcuno ha osato definirla "la Cappella Sistina di Milano" (ma non era la chiesa di san Maurizio al Monastero Maggiore ad essere definita così??).


Certosa di Garegnano, interni


A partire dal 1578 la chiesa si è coperta di pregevoli affreschi.

Lieve e piacevole è la sensazione quando si entra in questa chiesa manierista. Ciò che prevale è il sentore di armonia e di luce. L'occhio è rapito dalle tante rappresentazioni pittoriche. Non vi è un angolo con non sia colorato e che non voglia comunicarci qualcosa.

Mentre gli affreschi del 1629 di Daniele Crespi nella navata ci raccontano la storia di san Bruno e dei più celebri certosini, quelli del presbiterio del 1578 (ad opera di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio) sono forse un po' meno originali, dal momento in cui rappresentano scene tratte dalla Bibbia.

Daniele Crespi ha narrato magistralmente la vita del fondatore dell'ordine dei certosini.


                                                FUNERALE DI RAIMOND DUCRES

Bruno da Colonia (il personaggio di spalle, di viola vestito) sin da giovane è stato chiamato a dirigere una scuola francese. Qui conosce il protagonista dell'affresco: un insegnante dell'università parigina, il quale, durante il suo funerale, resuscita temporaneamente per urlare ai presenti la sua condanna all'Inferno. Bruno rimane talmente colpito da questo episodio, da maturare la sua vocazione all'eremitaggio.


                                        FONDAZIONE PRIMA CERTOSA IN FRANCIA

Si narra che Ugo di Chateauneuf, vescovo di Grenoble, abbia avuto una visione durante un viaggio onirico: Gesù in persona stava costruendo un tempio insieme agli angeli. Nello stesso luogo selvaggio del sogno in effetti è stata edificata la prima certosa nel 1084.


                        RICHIESTA DI UN LUOGO PER EDIFICARE UN MONASTERO

Bruno di Colonia, insieme ai suoi compagni, si reca dal vescovo di Grenoble per richiedere un posto dove edificare il loro primo luogo di ritiro. Il prelato, memore del sogno, concede loro un terreno sulle montagne della Chartreuse. 


        BRUNO RINUNCIA ALLA CARICA DI ARCIVESCOVO DI REGGIO CALABRIA

Solo sei anni dopo essere riuscito nel suo intento, ossia quello di fare vita da eremita, Bruno viene reclamato al servizio del Papa a Roma. Il futuro santo, seppur a malincuore, obbedisce alla chiamata e inizia a vivere una vita decisamente più mondana a corte del pontefice. 

Tuttavia a un certo punto il Papa e la chiesa capitolina devono lasciare Roma e rifugiarsi in meridione poiché i territori della chiesa sono stati invasi dall'imperatore tedesco. 

Una volta rifugiatosi in Calabria, Bruno si vede investito, suo malgrado, della carica di arcivescovo di Reggio Calabria. Eppure la sua vocazione era decisamente diversa da quella di ricoprire un ruolo così socialmente importante. Per tale ragione il futuro santo si vede costretto a rinunciare alla lusinghiera carica. Nella parte destra della lunetta che sovrasta l'ingresso lo vediamo in ginocchio implorare il papa di non essere nominato vescovo.


                                    INCONTRO TRA BRUNO E RUGGERO DI CALABRIA

Durante la sua permanenza in Calabria incontra il duca Ruggero, con il quale stringe amicizia. Il Crespi immagina che l'incontro sia avvenuto mentre il futuro santo era impegnato a pregare nei boschi vicino a Squillace (CZ). Il duca in questa scena è impegnato in una battuta di caccia insieme alla sua servitù. Tra questi ultimi compare anche l'autoritratto dell'autore dell'affresco nei panni dell'arciere (in basso a destra).

Qualche anno dopo Ruggero di Calabria regala alcuni brulli terreni al monaco, il quale decide di creare qui la prima certosa di Italia (1090); struttura attualmente amministrata dai certosini a Serra san Bruno (VV) e dove il futuro santo trascorrerà gli ultimi 10 anni della sua vita, finalmente in perfetta solitudine. 

Certosa di Serra san Bruno (VV)
Foto tratta da www.fondoambiente.it


                                            BRUNO APPARE IN SOGNO A RUGGERO

Bruno appare in sogno a Ruggero per avvisarlo che sarebbe stato tradito da un altro nobile, durante una battaglia. Grazie a questa premonizione viene arrestato il potenziale traditore e Ruggero si salva la vita.


Sulla sinistra dell'ingresso è presente un affresco che rappresenta la monaca certosina, beata Beatrice di Ornacieus rappresentata con due simboli della Passione: i chiodi e il martello. Si racconta che ogni venerdì, a ricordo della crocifissione di Gesù, per penitenza, Beatrice si conficcasse anche lei i chiodi nelle mani.

Beata Beatrice di Ornacieus 

Eppure la figura più curiosa, tra tutti certosini celebri rappresentati nella navata, è decisamente il beato Guglielmo da Fenoglio. Guglielmo nacque in un piccolo paesino piemontese nel XI sec. e da adulto scelse di diventare frate converso (laico) nella certosa di Casotto (CN). Qui aveva il compito di procacciare il cibo ai religiosi che vivevano in eremitaggio. Girovagava tra i monti piemontesi con la sua mula con una missione precisa, ma puntualmente veniva derubato dai briganti. I santi e beati posseggono una pazienza proverbiale, ma quelle poche volte che la perdono è meglio non assistere personalmente alle loro azioni. Guglielmo infatti, dopo l'ennesimo furto, decise di reagire e lo fece nella maniera più cruenta possibile: strappò una zampa dell'asina e la usò come clava per allontanare i malintenzionati. Riuscito nel suo intento quindi la riattaccò...al contrario. Quando il priore gli fece notare che la mula zoppicava perché aveva una zampa male montata, il futuro beato la staccò nuovamente per poi riattaccargliela nel verso giusto. E la mula in tutto questo? Non si lamentò nemmeno una volta! 

Beato Guglielmo da Fenoglio


La zona presbiteriale è arricchita da affreschi del Peterzano (1578) che rappresentano scene tratte dalla Bibbia. 

Il grande affresco collocato a sinistra dell'altare maggiore rappresenta la Natività. I tanti pastori presenti sulla scena (con poche pecorelle) provengono da un ambiente conosciuto agli abitanti di Garegnano: il bosco della Merlata (nell'affresco possiamo notare alcuni tipici alberi che vi erano presenti). 

Era questo bosco, di enormi dimensioni e dava rifugio a moltissimi briganti, tanto che alcuni viaggiatori provenienti da Como prima di partire facevano testamento, dal momento in cui dovevano attraversare la Merlata.

Simone Peterzano decise di immortalare i due capi briganti Giacomo Legorino e Battista Scorlino nell'affresco della Natività. Li possiamo ammirare mentre si affacciano dalla finestra del rudere che sovrasta la scena. Una volta catturati nel 1566 furono condannati a morte in una maniera atroce: legati a un cavallo e trascinati al galoppo. Tuttavia Legorino sopravvisse e dunque si dovette procedere allo sgozzamento.

Natività

L'affresco a destra invece rappresenta l'Adorazione dei Magi e fa riferimento alla tradizione cristiana. Si dice infatti che questi sovrani venissero dai tre continenti allora conosciuti: Europa, Asia ed Africa. Il Magio africano tuttavia è stato rappresentato con il volto scuro, le gambe nude e gialle. All'inizio si pensò a uno scherzo da parte di Daniele Crespi, il quale poteva aver apportato questa modifica. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che l'affresco era così anche in origine; dunque il Peterzano probabilmente voleva indicare che le razze al mondo conosciute erano solo due: quella chiara e quella scura.

Adorazione dei Magi

Accanto alle finestre (guardare in alto, verso il tiburio) sono stati rappresentati i Quattro Evangelisti. Marco lo possiamo ammirare accanto al leone che lo simboleggia. Eppure il suo volto è deturpato: un frammento incendiario infatti entrò attraverso la finestra durante i bombardamenti degli Alleati nell'agosto 1943 e scheggiarono questo dettaglio. I restauri successivi non hanno riportato l'affresco alla situazione originale poiché si è scelto di lasciare questa testimonianza delle brutture belliche, che per fortuna solo in questo caso non fecero ulteriori danni.

San Marco

Se ad oggi possiamo ammirare sul presbiterio uno splendente Tabernacolo, dobbiamo ringraziare alcune donne milanesi le quali, nel 1931, si impegnarono a raccogliere gioielli e preziosi tra la popolazione.

Tabernacolo

Sulla destra del presbiterio si apre la sala del capitolo, impreziosita da affreschi della seconda metà del XVIII sec. Al centro del soffitto è stato raffigurato san Michele Arcangelo mentre calpesta il Demonio, con in mano una bilancia con sopra l'anima di un defunto. Questo santo ha infatti l'oneroso compito di lottare perennemente contro il Male e di valutare le anime per definirne la destinazione.

San Michele Arcangelo

Colpisce l'acquasantiera posizionata nei pressi del presbiterio. Solitamente collocata a ridosso della facciata principale, questo elemento si trova qui poiché la porta accanto veniva utilizzata dai monaci certosini per giungere in chiesa. L'ingresso dei fratelli conversi avveniva invece dalla cappella attualmente adibita a battistero (la prima lungo la navata destra). Anche la permanenza in chiesa durante le funzioni era rigidamente divisa da una imponente cancellata a metà navata.

Antico ingresso dei certosini in chiesa

Alcune cappelle laterali aperte ai fedeli (ce n'è qualcuna che non è visitabile) presentano altari che "ingannano". Possono infatti sembrare costituiti da marmi policromi ed invece il suo materiale altro non è che gesso finemente lavorato (scagliola).

Altare cappella san Bruno

Ad oggi la Certosa di Garegnano si presenta come un'oasi di pace a ridosso di grandi arterie viabilistiche. Eppure non è sempre stata "il regno della pace e del silenzio".

Nel 1499, nonostante la struttura si presentasse quasi come una fortezza con tanto di corso d'acqua che la circondava (Roggia Molina), fu presa d'assalto dai briganti della Merlata che rubarono quanto poterono.

Anticamente, al posto del marciapiede,
 avremmo potuto trova una roggia

Nella seconda metà del XVI sec. fu rasa al suolo per essere ricostruita in forme manieristiche ad opera dell'architetto Vincenzo Seregni (1562). Dell'antica Certosa rimane solo un muro in laterizi ancora presente in esterno lungo il lato sinistro della chiesa.

Unico muro superstite del XIV sec.

L'allontanamento dei certosini avvenuta nel XVIII sec. comportò un decadimento di tutta la struttura, tanto che già dal secolo successivo non risultavano già più esserci le celle dei monaci e al loro posto ad oggi passa una rumorosa strada a sei corsie.

Ricostruzione di come poteva essere la cella, ai tempi abitata dai certosini. 
Al pian terreno avremmo trovato i luoghi di vita, lavoro e preghiera solitaria.
Al primo piano invece la dispensa e la legnaia.
Sul retro l'orto coltivato dal monaco. 


Oltre alle celle furono asportate alcune tegole del tetto, per poter poi essere riutilizzate altrove. Questo comportò un serio deterioramento degli affreschi secenteschi a causa della pioggia che penetrava in chiesa. Solo i restauri del 1938 e del 2002 sono stati in grado di riportare all'antico splendore gli affreschi così cari a tutti i milanesi.

Affreschi della volta


Con la riconversione a parrocchia della certosa (1783) si dice sia stata edificata l'attuale torre campanaria, con lo scopo di richiamare i fedeli della zona (i certosini utilizzavano i campanili a vela per poter dettare i tempi di preghiera e di lavoro). Tuttavia il grande affresco presente nell'ex refettorio (1613) mostra un modellino di Certosa di Garegnano...con tanto di torre campanaria!

Affresco nel refettorio, dettaglio


Campanile a vela che dettava
i tempi all'interno della Certosa.

Nel 1616 venne nominato priore un nobil uomo che tutto voleva fare nella vita, tranne che il religioso. Anticamente la vocazione era di secondaria importanza, per poter effettuare una scelta di vita così radicale come la consacrazione a Dio (tematica che stava molto a cuore all'illuminato Manzoni. Vedi Monaca di Monza). Fu così che in quell'anno a capo della comunità di Garegnano fu proclamato un certo Domenico Boisio il quale, durante il suo biennio di reggenza, "pensò bene" di non rinunciare ai piaceri terreni e, per poterlo fare, trasformò la Certosa in un bordello. Quando venne scoperto, fu condannato a 10 anni di lavori forzati come rematore nelle galere spagnole…

Foto ingresso
deturpato dalla presenza delle auto.

Insomma la Certosa di Garegnano può fregiarsi di essere luogo di pace, preghiera, di soggiorni eccellenti (san Carlo Borromeo, Francesco Petrarca, Lord Byron), di opere utili (sala operatoria clandestina per partigiani feriti)...ma anche di misfatti e misteri! 


domenica 20 aprile 2025

STATUE CURIOSE SUL DUOMO



Storicamente a Milano non si è pensato troppo ad abbellire la città in passato. Là dove c'era l'unica fontana, si è pensato di darle il nome di (appunto) p.za Fontana. Prima del XIX sec. non capitava spesso di girare per le contrade e trovare statue celebrative di eroi popolari (che poi quali eroi? Quelli delle potenze straniere occupanti?).

Fa di certo eccezione il Duomo con le sue 3500 statue (circa) tutte concentrate sulla quarta chiesa più grande del mondo.

Qui possiamo immaginare un gran vocio di santi e beati che, quando i milanesi dormono, commentano quanto è avvenuto di giorno ai piedi della cattedrale.

Ma non dobbiamo immaginare solo voci provenienti da figure che hanno un sicuro posto in Paradiso…

Tra le tante statue del Duomo infatti troviamo:

Abramo Lincoln

Foto tratta da www.duomomilano.it


Arturo Toscanini



Primo Carnera




Dante Alighieri

Foto tratta da www.acistampa.com



Anche uomini di potere hanno voluto lasciare la propria immagine su questa eccelsa cattedrale:

Napoleone nelle vesti di un inesistente san Napoleone

Foto di Claudio Bertolesi


Benito Mussolini nelle vesti di un irriconoscibile uomo arabo 

Foto tratta da www.curiosami.altervista.com


Non solo figure antropomorfe trovano ospitalità tra le guglie, bensì:

guantoni e racchette

Foto tratta da www.imbruttito.com


Piante di fichi in vaso

Foto di Marina Viganò


Rane

Foto tratta da www.milano.corriere.it


Segni zodiacali



Sul Duomo c'è spazio anche per figure di fantasia

Homo Salvadego



Peducci mostruosi




Gargolle spaventosi (per la sua storia e descrizione leggi il post di ottobre 2013)

Foto tratta da blog.urbanfile.org


Il Drago Tarantasio (per la sua storia e descrizione leggi il post di marzo 2025)



Putti particolarmente snodati…



San Bartolomeo non è di certo un personaggio di fantasia, eppure la sua rappresentazione marmorea potrebbe non lasciare tranquillo qualcuno particolarmente sensibile (per la sua storia e descrizione leggi il post di ottobre 2013)



Tranquilla di sicuro non si sentirà nemmeno santa Barbara, la quale è stata posizionata su un grappolo di bombe della Seconda Guerra Mondiale.

Foto tratta dalla pag FB del Duomo di Milano
                  L'autore di questa statua, probabilmente moderna, ha voluto                   rappresentare santa Barbara che protegge il Duomo dal fuoco (bombe) nemico

Eppure anche la statua milanese femminile per eccellenza nasconde in sé un curioso segreto che merita di essere conosciuto.

La Madonnina è diventata una statua talmente nota che nemmeno si fa più caso al fatto che impugna uno strumento di morte quale una alabarda. A ben pensarci questa è una forte contraddizione: la mamma di Colui che predicò pace e perdono, tutto desiderava tranne che essere rappresentata come una guerriera. Eppure, a ben guardare, la statua non impugna l'arma:  semplicemente le è stata appoggiata al polso della mano destra. Bisogna infatti sapere che l'alabarda altro non è che un parafulmine sotto mentite spoglie.

Foto tratta da www.comune.milano.it


Tenero (e quindi non curioso) invece è il ritratto di Maria Bambina che ne fa il Bambaia all'interno del Duomo: una innocente e futura Regina del Cielo si avvia solitaria sulla scalinata che la conduce alla presenza dei sacerdoti nel tempio di Gerusalemme (1543).



Altrettanto degna di nota, in quanto a delicatezza e poesia, è questa Natività posizionata sulle terrazze.



Tutto sarebbe inutile, compreso questo post, se a far posare la prima pietra del Duomo non ci fosse stato il Duca di allora: Gian Galeazzo Visconti, nella foto a seguire rappresentato sulla sommità della guglia Carelli.


Marco Carelli fu un commerciante milanese del XIV sec. talmente ricco da donare in eredità alla Veneranda Fabbrica del Duomo ben 35.000 ducati (al cambio attuale circa 30.000.000 di euro).
Per questa ragione a lui venne dedicata la prima guglia del Duomo, posta nella parte posteriore della cattedrale.
E' facilmente intuibile la vetustà della guglia dato che è "un po' meno gotica" delle sue "consorelle". Quelle più giovani infatti risultano essere più slanciate…
Ma lei tuttavia vanta il fatto di ospitare in cima il ritratto del duca che commissionò il Duomo: Gian Galeazzo Visconti! (ritratto nelle vesti di san Giorgio)


Mi piace concludere questo mio scritto con una storia amorevole ed esemplare: quella di Caterina di Abbiateguazzone.


Il Duomo di Milano, come si sa ed è certificato, è stato iniziato nel 1386. Eppure sin da subito, per la sua edificazione ha avuto bisogno di contributi volontari per poter portare avanti i lavori. Così chi poteva, ad es. il commerciante Marco Carelli, donava ingenti somme e chi era indigente invece l'unico suo bene: una misera pelliccetta, il solo baluardo contro i rigori di quell'inverno del 1387.
L'eroina in questione era una vecchietta di nome Caterina di Abbiateguazzone la quale amava talmente tanto la sua città da spezzarsi la schiena nel trasportare volontariamente i mattoni del cantiere. In un impeto di generosità inoltre era arrivata a donare la sua pelliccetta. Per fortuna la sera del suo dono, quando gli incantatori hanno cercato di vendere il capo d'abbigliamento, è intervenuto un ricco milanese il quale, riconoscendo l'abito l'ha ricomprato e l'ha subito riportato a Caterina la quale anche in quel momento stava trasportando a fatica i mattoni, battendo i denti.
Quando gli addetti della Fabbrica del Duomo sono venuti a conoscenza del nobile gesto della vecchina, commossi si sono decisi di donarle 3 fiorini d'oro con i quali Caterina è riuscita a coronare il suo sogno: recarsi in pellegrinaggio a Roma!
… A volte anche la vita può somigliare ad una favola e urlare al vento il suo lieto fine.

La Statua della Libertà sul Duomo!!!
Per conoscere la sua storia leggi post di ottobre 2013