Foto di Giovanni Fanelli |
L'essere umano, si sa, è un animale sociale.
Esistono in natura patologie che spingono l'individuo ad anelare solitudine, eppure, tolte queste eccezioni, ogni uomo ricerca il proprio simile per soddisfare esigenze primarie e secondarie.
Allora come si giustifica la vita dell'eremita?
Quest'ultimo è in genere un religioso che si rifugia nella più o meno assoluta solitudine per cercare Dio e aiutare i propri simili, attraverso la preghiera e la profonda comunione con l'Eterno.
Questa era la vera esigenza di san Bruno (Colonia 1030, Serra san Bruno 1101), il quale aspirava a una vita da eremita, ma ahimè per lui, era nato con una forte dote di carisma. Dote che gli impedì di potersi isolare come voleva, dal momento in cui veniva costantemente tirato in ballo dai potenti di turno.
Dopo un primo periodo in cui si mise al servizio della società in qualità di direttore di una scuola, il futuro santo tedesco chiese e ottenne un terreno dalle parti di Chartreuse (attualmente in Francia) per poter fondare un monastero di clausura e potersi qui ritirare in preghiera.
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Grande Certosa Foto tratta da www.chartreux.org |
Dopo questa prima struttura religiosa, nacquero in Europa altre Certose (chiamate così per il nome della località del primo monastero).
Nel 1349 sorse finalmente anche nella frenetica Milano.
Ad oggi forse fa un po' sorridere pensare che alcuni religiosi potessero cercare e trovare solitudine, raccoglimento...a ridosso del raccordo autostradale!
Eppure qui, come si suol dire, "una volta era tutta campagna" e dunque i certosini potevano tranquillamente condurre la loro vita da eremiti.
Raccordo autostradale. Foto tratta dalla pag. facebook Milano sparita e da ricordare |
Fa impressione conoscere la giornata e settimana tipo dei certosini. Elementi che spingono alcuni "non addetti ai lavori" a giudicare assurdo quanto fanno. Personalmente non posso che esprimere ammirazione per una scelta di vita, a mio avviso, quanto meno coraggiosa.
La giornata del certosino inizia (iniziava nella Certosa di Garegnano finché questo ordine religioso ha abitato questo monastero) alle 6.30 del mattino, per protrarsi poi in un regime di solitudine per circa 10 ore, intervallate da due momenti comunitari (messe in chiesa). Dopo una parca cena in solitudine nella propria cella, il certosino si reca a dormire alle 18.45 per poi svegliarsi dopo circa 5 ore per recarsi in chiesa per una preghiera collettiva. Alle 2.30 può infine tornare a dormire per poi riprendere la preghiera alle prime luci dell'alba.
I pasti vanno consumati in perfetta solitudine, ad eccezione del pranzo della domenica che risulta essere collettivo, ma che deve essere effettuato in silenzio (mentre si ascoltano le letture di brani della Bibbia). Solo la domenica pomeriggio i certosini hanno a disposizione una ricreazione di circa due ore, durante le quali possono parlare tra di loro. Il lunedì pomeriggio hanno la facoltà di fare una passeggiata nei dintorni dell'eremo e, se per forza di cose, devono attraversare luoghi abitati, è vietato loro intrattenersi con i locali.
I pasti sono principalmente a base di verdure da loro coltivate (non è prevista la colazione).
Si narra che durante un pranzo domenicale un certosino di Garegnano chiese di poter parlare. Quando lo fece disse:" ringrazio Dio di avermi concesso un piatto a base di carne oggi". Aveva infatti trovato un topo nella sua zuppa di verdure!
I certosini rimasero a Garegnano fino al 1782, anno in cui fu emanato un decreto di soppressione dell'ordine da parte degli Asburgo che allora regnavano in Lombardia. Per fortuna sin dall'anno successivo la chiesa divenne parrocchia e questo le permise di sopravvivere.
In quel periodo infatti furono tanti gli ordini monastici soppressi e le loro chiese conseguentemente rase al suolo.
Dal momento in cui la parrocchia fu utilizzata anche dagli abitanti del borgo di Garegnano, i milanesi poterono accorgersi della bellezza di questa struttura a due passi da casa, che era stata concepita solo per glorificare il Signore, poiché non aperta al pubblico.
In quanto chiesa appartenente ad un ordine di eremiti infatti la sua bellezza era godibile solo da parte dei monaci certosini.
La Certosa di Garegnano si contraddistingue, rispetto alle altre chiese meneghine, per i suoi affreschi, tanto che qualcuno ha osato definirla "la Cappella Sistina di Milano" (ma non era la chiesa di san Maurizio al Monastero Maggiore ad essere definita così??).
Certosa di Garegnano, interni |
A partire dal 1578 la chiesa si è coperta di pregevoli affreschi.
Lieve e piacevole è la sensazione quando si entra in questa chiesa manierista. Ciò che prevale è il sentore di armonia e di luce. L'occhio è rapito dalle tante rappresentazioni pittoriche. Non vi è un angolo con non sia colorato e che non voglia comunicarci qualcosa.
Mentre gli affreschi del 1629 di Daniele Crespi nella navata ci raccontano la storia di san Bruno e dei più celebri certosini, quelli del presbiterio del 1578 (ad opera di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio) sono forse un po' meno originali, dal momento in cui rappresentano scene tratte dalla Bibbia.
Daniele Crespi ha narrato magistralmente la vita del fondatore dell'ordine dei certosini.
FUNERALE DI RAIMOND DUCRES
Bruno da Colonia (il personaggio di spalle, di viola vestito) sin da giovane è stato chiamato a dirigere una scuola francese. Qui conosce il protagonista dell'affresco: un insegnante dell'università parigina, il quale, durante il suo funerale, resuscita temporaneamente per urlare ai presenti la sua condanna all'Inferno. Bruno rimane talmente colpito da questo episodio, da maturare la sua vocazione all'eremitaggio.
FONDAZIONE PRIMA CERTOSA IN FRANCIA
Si narra che Ugo di Chateauneuf, vescovo di Grenoble, abbia avuto una visione durante un viaggio onirico: Gesù in persona stava costruendo un tempio insieme agli angeli. Nello stesso luogo selvaggio del sogno in effetti è stata edificata la prima certosa nel 1084.
RICHIESTA DI UN LUOGO PER EDIFICARE UN MONASTERO
Bruno di Colonia, insieme ai suoi compagni, si reca dal vescovo di Grenoble per richiedere un posto dove edificare il loro primo luogo di ritiro. Il prelato, memore del sogno, concede loro un terreno sulle montagne della Chartreuse.
BRUNO RINUNCIA ALLA CARICA DI ARCIVESCOVO DI REGGIO CALABRIA
Solo sei anni dopo essere riuscito nel suo intento, ossia quello di fare vita da eremita, Bruno viene reclamato al servizio del Papa a Roma. Il futuro santo, seppur a malincuore, obbedisce alla chiamata e inizia a vivere una vita decisamente più mondana a corte del pontefice.
Tuttavia a un certo punto il Papa e la chiesa capitolina devono lasciare Roma e rifugiarsi in meridione poiché i territori della chiesa sono stati invasi dall'imperatore tedesco.
Una volta rifugiatosi in Calabria, Bruno si vede investito, suo malgrado, della carica di arcivescovo di Reggio Calabria. Eppure la sua vocazione era decisamente diversa da quella di ricoprire un ruolo così socialmente importante. Per tale ragione il futuro santo si vede costretto a rinunciare alla lusinghiera carica. Nella parte destra della lunetta che sovrasta l'ingresso lo vediamo in ginocchio implorare il papa di non essere nominato vescovo.
INCONTRO TRA BRUNO E RUGGERO DI CALABRIA
Durante la sua permanenza in Calabria incontra il duca Ruggero, con il quale stringe amicizia. Il Crespi immagina che l'incontro sia avvenuto mentre il futuro santo era impegnato a pregare nei boschi vicino a Squillace (CZ). Il duca in questa scena è impegnato in una battuta di caccia insieme alla sua servitù. Tra questi ultimi compare anche l'autoritratto dell'autore dell'affresco nei panni dell'arciere (in basso a destra).
Qualche anno dopo Ruggero di Calabria regala alcuni brulli terreni al monaco, il quale decide di creare qui la prima certosa di Italia (1090); struttura attualmente amministrata dai certosini a Serra san Bruno (VV) e dove il futuro santo trascorrerà gli ultimi 10 anni della sua vita, finalmente in perfetta solitudine.
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Certosa di Serra san Bruno (VV) Foto tratta da www.fondoambiente.it |
BRUNO APPARE IN SOGNO A RUGGERO
Bruno appare in sogno a Ruggero per avvisarlo che sarebbe stato tradito da un altro nobile, durante una battaglia. Grazie a questa premonizione viene arrestato il potenziale traditore e Ruggero si salva la vita.
Sulla sinistra dell'ingresso è presente un affresco che rappresenta la monaca certosina, beata Beatrice di Ornacieus rappresentata con due simboli della Passione: i chiodi e il martello. Si racconta che ogni venerdì, a ricordo della crocifissione di Gesù, per penitenza, Beatrice si conficcasse anche lei i chiodi nelle mani.
Beata Beatrice di Ornacieus |
Eppure la figura più curiosa, tra tutti certosini celebri rappresentati nella navata, è decisamente il beato Guglielmo da Fenoglio. Guglielmo nacque in un piccolo paesino piemontese nel XI sec. e da adulto scelse di diventare frate converso (laico) nella certosa di Casotto (CN). Qui aveva il compito di procacciare il cibo ai religiosi che vivevano in eremitaggio. Girovagava tra i monti piemontesi con la sua mula con una missione precisa, ma puntualmente veniva derubato dai briganti. I santi e beati posseggono una pazienza proverbiale, ma quelle poche volte che la perdono è meglio non assistere personalmente alle loro azioni. Guglielmo infatti, dopo l'ennesimo furto, decise di reagire e lo fece nella maniera più cruenta possibile: strappò una zampa dell'asina e la usò come clava per allontanare i malintenzionati. Riuscito nel suo intento quindi la riattaccò...al contrario. Quando il priore gli fece notare che la mula zoppicava perché aveva una zampa male montata, il futuro beato la staccò nuovamente per poi riattaccargliela nel verso giusto. E la mula in tutto questo? Non si lamentò nemmeno una volta!
Beato Guglielmo da Fenoglio |
La zona presbiteriale è arricchita da affreschi del Peterzano (1578) che rappresentano scene tratte dalla Bibbia.
Il grande affresco collocato a sinistra dell'altare maggiore rappresenta la Natività. I tanti pastori presenti sulla scena (con poche pecorelle) provengono da un ambiente conosciuto agli abitanti di Garegnano: il bosco della Merlata (nell'affresco possiamo notare alcuni tipici alberi che vi erano presenti).
Era questo bosco, di enormi dimensioni e dava rifugio a moltissimi briganti, tanto che alcuni viaggiatori provenienti da Como prima di partire facevano testamento, dal momento in cui dovevano attraversare la Merlata.
Simone Peterzano decise di immortalare i due capi briganti Giacomo Legorino e Battista Scorlino nell'affresco della Natività. Li possiamo ammirare mentre si affacciano dalla finestra del rudere che sovrasta la scena. Una volta catturati nel 1566 furono condannati a morte in una maniera atroce: legati a un cavallo e trascinati al galoppo. Tuttavia Legorino sopravvisse e dunque si dovette procedere allo sgozzamento.
Natività |
L'affresco a destra invece rappresenta l'Adorazione dei Magi e fa riferimento alla tradizione cristiana. Si dice infatti che questi sovrani venissero dai tre continenti allora conosciuti: Europa, Asia ed Africa. Il Magio africano tuttavia è stato rappresentato con il volto scuro, le gambe nude e gialle. All'inizio si pensò a uno scherzo da parte di Daniele Crespi, il quale poteva aver apportato questa modifica. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che l'affresco era così anche in origine; dunque il Peterzano probabilmente voleva indicare che le razze al mondo conosciute erano solo due: quella chiara e quella scura.
Adorazione dei Magi |
Accanto alle finestre (guardare in alto, verso il tiburio) sono stati rappresentati i Quattro Evangelisti. Marco lo possiamo ammirare accanto al leone che lo simboleggia. Eppure il suo volto è deturpato: un frammento incendiario infatti entrò attraverso la finestra durante i bombardamenti degli Alleati nell'agosto 1943 e scheggiarono questo dettaglio. I restauri successivi non hanno riportato l'affresco alla situazione originale poiché si è scelto di lasciare questa testimonianza delle brutture belliche, che per fortuna solo in questo caso non fecero ulteriori danni.
San Marco |
Se ad oggi possiamo ammirare sul presbiterio uno splendente Tabernacolo, dobbiamo ringraziare alcune donne milanesi le quali, nel 1931, si impegnarono a raccogliere gioielli e preziosi tra la popolazione.
Tabernacolo |
Sulla destra del presbiterio si apre la sala del capitolo, impreziosita da affreschi della seconda metà del XVIII sec. Al centro del soffitto è stato raffigurato san Michele Arcangelo mentre calpesta il Demonio, con in mano una bilancia con sopra l'anima di un defunto. Questo santo ha infatti l'oneroso compito di lottare perennemente contro il Male e di valutare le anime per definirne la destinazione.
San Michele Arcangelo |
Colpisce l'acquasantiera posizionata nei pressi del presbiterio. Solitamente collocata a ridosso della facciata principale, questo elemento si trova qui poiché la porta accanto veniva utilizzata dai monaci certosini per giungere in chiesa. L'ingresso dei fratelli conversi avveniva invece dalla cappella attualmente adibita a battistero (la prima lungo la navata destra). Anche la permanenza in chiesa durante le funzioni era rigidamente divisa da una imponente cancellata a metà navata.
Antico ingresso dei certosini in chiesa |
Alcune cappelle laterali aperte ai fedeli (ce n'è qualcuna che non è visitabile) presentano altari che "ingannano". Possono infatti sembrare costituiti da marmi policromi ed invece il suo materiale altro non è che gesso finemente lavorato (scagliola).
Altare cappella san Bruno |
Ad oggi la Certosa di Garegnano si presenta come un'oasi di pace a ridosso di grandi arterie viabilistiche. Eppure non è sempre stata "il regno della pace e del silenzio".
Nel 1499, nonostante la struttura si presentasse quasi come una fortezza con tanto di corso d'acqua che la circondava (Roggia Molina), fu presa d'assalto dai briganti della Merlata che rubarono quanto poterono.
Anticamente, al posto del marciapiede, avremmo potuto trova una roggia |
Nella seconda metà del XVI sec. fu rasa al suolo per essere ricostruita in forme manieristiche ad opera dell'architetto Vincenzo Seregni (1562). Dell'antica Certosa rimane solo un muro in laterizi ancora presente in esterno lungo il lato sinistro della chiesa.
Unico muro superstite del XIV sec. |
L'allontanamento dei certosini avvenuta nel XVIII sec. comportò un decadimento di tutta la struttura, tanto che già dal secolo successivo non risultavano già più esserci le celle dei monaci e al loro posto ad oggi passa una rumorosa strada a sei corsie.
Oltre alle celle furono asportate alcune tegole del tetto, per poter poi essere riutilizzate altrove. Questo comportò un serio deterioramento degli affreschi secenteschi a causa della pioggia che penetrava in chiesa. Solo i restauri del 1938 e del 2002 sono stati in grado di riportare all'antico splendore gli affreschi così cari a tutti i milanesi.
Affreschi della volta |
Con la riconversione a parrocchia della certosa (1783) si dice sia stata edificata l'attuale torre campanaria, con lo scopo di richiamare i fedeli della zona (i certosini utilizzavano i campanili a vela per poter dettare i tempi di preghiera e di lavoro). Tuttavia il grande affresco presente nell'ex refettorio (1613) mostra un modellino di Certosa di Garegnano...con tanto di torre campanaria!
Affresco nel refettorio, dettaglio |
Campanile a vela che dettava i tempi all'interno della Certosa. |
Nel 1616 venne nominato priore un nobil uomo che tutto voleva fare nella vita, tranne che il religioso. Anticamente la vocazione era di secondaria importanza, per poter effettuare una scelta di vita così radicale come la consacrazione a Dio (tematica che stava molto a cuore all'illuminato Manzoni. Vedi Monaca di Monza). Fu così che in quell'anno a capo della comunità di Garegnano fu proclamato un certo Domenico Boisio il quale, durante il suo biennio di reggenza, "pensò bene" di non rinunciare ai piaceri terreni e, per poterlo fare, trasformò la Certosa in un bordello. Quando venne scoperto, fu condannato a 10 anni di lavori forzati come rematore nelle galere spagnole…
Foto ingresso deturpato dalla presenza delle auto. |
Insomma la Certosa di Garegnano può fregiarsi di essere luogo di pace, preghiera, di soggiorni eccellenti (san Carlo Borromeo, Francesco Petrarca, Lord Byron), di opere utili (sala operatoria clandestina per partigiani feriti)...ma anche di misfatti e misteri!