DUOMO
Il viaggio
attraverso la nostra città (ma non solo nostra) non poteva che iniziare da qui:
dal Duomo, il centro che più centro non può esserci a Milano, nonché suo
monumento più simbolico.
La topografia di
questa metropoli è infatti paragonabile a un tronco sezionato: esiste un centro
e dei cerchi quasi perfettamente concentrici; sono le mura storiche e le grandi
vie di comunicazione moderne.
Ma il Duomo non è
sempre stato il centro della città; lo è sicuramente diventato con Gian
Galeazzo Visconti, signore di Milano che qui, in questa bella piazza che
vediamo oggi, decise di costruire una cattedrale che potesse dare dignità alla
sua Signoria; una chiesa in stile gotico (oggi la si definisce tardo-gotica),
come quei magnifici esemplari d'oltralpe che, neanche farlo apposta, oggi
potremmo considerarli superati in magnificenza dal Duomo di Milano.
Tutto questo
avvenne nell'anno 1386 e lo possiamo affermare senza ombra di dubbio grazie al
suo “certificato di battesimo” che si trova nella prima campata destra della
cattedrale. Si tratta infatti di una piccola lapide seicentesca sulla quale
viene riportato l'anno di inizio di costruzione del Duomo.
Foto di Francesco Mezzotera |
Ma andiamo con
ordine: sotto il Duomo sono stati rinvenuti i resti di un tempio romano
dedicato a Minerva (dea della saggezza), a sua volta costruito probabilmente
sopra un tempio celtico dedicato alla dea Belisama. Con l'avvento del
cristianesimo, si edificò una Basilica paleocristiana (S. Maria Maggiore) al
posto dell'antico tempio romano. Fu, come già detto, Gian Galeazzo Visconti a
volere proprio qui la più importante chiesa cittadina, forse perchè qui si
trovava la residenza ufficiale dei Signori di Milano: Palazzo Reale. Per
costruirla quindi si dovette abbattere la chiesa di santa Tecla con il suo battistero (s.
Giovanni alle fonti, atto ad ospitare i fedeli maschi) e un'altra chiesa, Santa Maria Maggiore, con il relativo battistero di santo Stefano (usato per le donne). Poche sono le tracce rimaste delle
basiliche paleocristiane, ma sicuramente una delle più prestigiose sono i resti
del battistero di s. Giovanni alle fonti che è possibile visitare (ingresso dalla controfacciata del
Duomo). Basta infatti scendere dei gradini per ritrovarci al cospetto del fonte
battesimale usato per impartire i sacramenti ai primi cristiani dopo l'editto
di Costantino e famoso perché utilizzato da S. Ambrogio per battezzare S. Agostino
nella notte di Pasqua del 387.
Foto di Francesco Mezzotera |
Inoltre spesso,
nella nostra fretta quotidiana, ci sfugge che proprio in uno dei corridoi della
metropolitana rossa c'è l'accesso del battistero per i disabili; se lo si sa, è
sempre un piacere gettare un occhio attraverso i vetri del suo ingresso per
vedere le testimonianze della Milano che fu. Curioso è infine notare come, nel
corso dei decenni, il manto stradale si sia alzato: la vasca dove si amministrava
il battesimo a partire dal IV sec è diversi metri più in basso rispetto
all'attuale pavimento del Duomo, questo perché, fino a qualche tempo fa, si
aveva l'abitudine di costruire sopra a ciò che già esisteva. Quando siamo sul
sagrato, di fronte al portone principale del Duomo, non dimentichiamoci di
guardare sotto i nostri piedi: sulle pietre infatti è lievemente scolpito il
perimetro della vasca battesimale di S. Giovanni alle fonti!
Dunque
abbiamo visto cosa c'era prima della cattedrale che oggi ammiriamo e, se ci
facciamo caso, ogni tempio precedente al Duomo era dedicato ad una figura
femminile, così come oggi il Duomo è dedicato a santa Maria Nascente (la dedica
la troviamo sulla facciata) e sempre una Madonna è la statua più celebre di
Milano: la Madonnina che svetta sul punto più alto di Milano...svettava. C'era
infatti una regola non scritta (che poi negli anni '30 divenne legge) secondo
la quale la Madonnina doveva essere il punto più alto di Milano. Con il boom
economico però questa accortezza non venne più rispettata e così, prima nel 1954 con la torre Breda e poi nel 1961 con il grattacielo Pirelli, si costruì fino
all'altezza di 127 m, superando quindi i celebri m 108,5 della Madonnina. Tuttavia,
un po' forse dettati dal rimorso, si è collocata una riproduzione di 85 cm
della Madonnina sul tetto del Pirellone, una sul tetto del Palazzo Lombardia
nel 2010 ed una sulla torre Isozaki nel novembre del 2015
Madonnina su torre Isozaki Foto tratta da www.ilgiorno.it |
Eppure le copie
sui grattacieli (così come quella ad Expo 2015) differiscono dall’originale per
un particolare molto importante: l’alabarda.
Quest’ultima
infatti è stata aggiunta alla Madonnina del Duomo successivamente (1809), con la
funzione di parafulmine. A ben guardare infatti le sue mani non la impugnano,
ma sono rivolte verso il cielo a chiedere la benedizione divina sulla città che
si estende (estendeva) ai suoi piedi.
Foto tratta da http://www.comune.milano.it |
Ma la Madonnina
non può certo dire di soffrire la solitudine: il Duomo infatti conta ben 3500 statue!
(circa). Statue che si sono aggiunte nel corso dei secoli, come il ritratto del
Duce (camuffato però sotto le mentite spoglie di un arabo. La si può ammirare
sulla parete accanto all’ingresso della scala che porta sulle terrazze),
Foto tratta da www.curiosami.altervista.org |
il fascio Littorio,
quattro coppie di pugili (uno ritrae Primo Carnera), racchette da tennis ed
altri simboli sportivi. Questi ultimi si trovano sulla falconatura della
facciata.
Foto di Francesco Mezzotera |
Eppure la statua
più sorprendente è di certo quella che raffigura s. Napoleone. L’opera fu fatta
posizionare per volere del condottiero francese in occasione della sua
incoronazione a Re d’Italia avvenuta in Duomo nel 1805...Tuttavia non tutti sanno che s.
Napoleone doveva e deve ancora nascere!
Foto di Claudio Bertolesi |
Riguardo la facciata, questa fu uno degli ultimi elementi ad essere completati: fu creata infatti alla fine del XVIII sec, sotto il dominio napoleonico. Se la si guarda attentamente, sopra all'ingresso principale, c'è un balcone con due statue. Quella a sinistra è chiamata “La Legge Nuova” (1810) e pare che ad essa si sia ispirato il sig. Bartholdi per creare addirittura la Statua della Libertà (1886)!
Foto di Francesco Mezzotera |
Se invece
concentriamo la nostra attenzione sui portali, ci accorgiamo di come diverso
sia il loro stile rispetto alla facciata. Questi infatti hanno una origine
molto più recente: vanno infatti dal 1906 al 1950. Sul portale di sinistra è
riportato parte dell'Editto di Costantino che fu emanato proprio a Milano nel 313
e che dava la libertà di culto a tutti i sudditi e dunque anche ai cristiani.
Il portale centrale invece riporta alcuni dettagli logori (o meglio, puliti dalla patina verdastra che si è formata) a causa dei turisti che continuano a toccare il polpaccio di un flagellatore di Cristo, nella speranza di avere fortuna. Pare che questa tradizione abbia avuto inizio negli anni settanta dello scorso secolo: gli studenti della statale infatti, come forma scaramantica, presero a toccare il polpaccio del flagellatore prima di recarsi all'università per sostenere gli esami. Ad oggi la tradizione continua e viene perpetrata soprattutto dai turisti che, ignari di tutto, sorridono agli obiettivi delle macchine fotografiche.
Sempre in corrispondenza di questo portale possiamo notare, sulla parte destra della cornice, nonché sul bassorilievo dell’annunciazione, i danni prodotti dalle bombe sganciate durante la seconda Guerra Mondiale. Il Duomo infatti non fu mai colpito direttamente dalle bombe degli aerei, ma fu comunque parzialmente danneggiato dalle schegge di quelle esplose nei paraggi.
Il portale centrale invece riporta alcuni dettagli logori (o meglio, puliti dalla patina verdastra che si è formata) a causa dei turisti che continuano a toccare il polpaccio di un flagellatore di Cristo, nella speranza di avere fortuna. Pare che questa tradizione abbia avuto inizio negli anni settanta dello scorso secolo: gli studenti della statale infatti, come forma scaramantica, presero a toccare il polpaccio del flagellatore prima di recarsi all'università per sostenere gli esami. Ad oggi la tradizione continua e viene perpetrata soprattutto dai turisti che, ignari di tutto, sorridono agli obiettivi delle macchine fotografiche.
Sempre in corrispondenza di questo portale possiamo notare, sulla parte destra della cornice, nonché sul bassorilievo dell’annunciazione, i danni prodotti dalle bombe sganciate durante la seconda Guerra Mondiale. Il Duomo infatti non fu mai colpito direttamente dalle bombe degli aerei, ma fu comunque parzialmente danneggiato dalle schegge di quelle esplose nei paraggi.
Foto di Francesco Mezzotera |
Solo
apparentemente il Duomo è privo di campane con relativa torre campanaria. Fino
al 1868 infatti sulle terrazze sorgeva una torre campanaria, poi abbattuta. Le
campane vennero trasferite nell’intercapedine del tiburio, dove sono
attualmente alloggiate.
Foto tratta da www.campanologia.org |
Prima di abbandonare la maestosità di piazza Duomo per inoltrarci nella Cattedrale, fingiamo di tornare indietro nel tempo e, nello specifico, nel 1650.
La foto che segue ci mostra un nobile corteo che sta per entrare in chiesa; eppure in basso a sinistra si nota una strana capanna fatta di pietre. Qui aveva preso alloggio un eremita; una notte sfortunatamente "alcuni maligni" gliela distrussero. La Fabbrica del Duomo molto generosamente decise di ricostruirgliela in qualunque posto in cui l'eremita avesse deciso di andare a vivere. L'uomo allora scelse il tetto del Duomo dove vi rimase per ben nove anni, fin quando cioè non sopraggiunse la morte.
Una volta varcata
la soglia, ci si trova al cospetto di una meridiana per terra con diversi
simboli zodiacali. Era quello “l'orologio ufficiale” di Milano del XIX sec. !
Fino ad allora infatti era difficile stabilire con precisione un'ora che fosse
uguale per tutti, dati i diversi strumenti poco precisi che si utilizzavano
all'epoca. Ci pensò l'illuminata Maria Teresa d'Austria a creare uno strumento
che sancisse definitivamente le ore 12.00 per tutta la città. Si rivolse agli
astronomi di Brera i quali crearono questo orologio solare che, grazie ad un
foro praticato sul soffitto della navata destra, faceva e fa penetrare un
raggio solare nel momento in cui la nostra stella raggiunge lo Zenith; raggio
solare che va a colpire esattamente la riga sul pavimento all'altezza del segno
zodiacale di quel periodo dell'anno. Si pensò di crearla all'ingresso del Duomo
per evitare di disturbare le celebrazioni di chi andava a “leggere l'ora”: infatti
chiunque poteva farlo, ma in particolare c'era un soldato che aveva il compito
di controllare quando era mezzogiorno. In quel momento esatto infatti doveva
recarsi sul sagrato, sventolare una bandiera rossa che veniva vista da un altro
soldato che si trovava sulla Torre dei Giureconsulti (in via Mercanti), il
quale a sua volta sventolava un'altra bandiera che veniva avvistata da un
soldato che, dagli spalti del Castello Sforzesco, sparava un colpo di cannone a
salve. Solo allora era ufficialmente mezzogiorno per tutta la città.
Foto di Francesco Mezzotera |
Se proviamo ad
osservare i segni zodiacali, ci accorgiamo che, mentre il segno del Cancro è
quello più corrispondente al foro, quello del Capricorno è quello più lontano;
il primo infatti viene colpito durante il solstizio estivo in cui il sole
raggiunge il punto più alto in cielo nell'arco dell'anno, mentre il segno del
Capricorno è quello più lontano perché in quel periodo i raggi solari sono
bassi e dunque penetrano più in lungo attraverso il foro. Tuttavia la posizione
del Capricorno è privilegiata: si trova da solo, non sul pavimento, ma sulla
parete della navata sinistra. Questo venne interpretato dalla gente dell'epoca
come un chiaro beneficio dato ad un simbolo diabolico (forse perché munito di
corna) che confermò la teoria secondo la quale il Duomo era stato commissionato
dal Diavolo stesso in persona a Gian Galeazzo Visconti!
Si raccontava
infatti che, sin dall'inizio della sua costruzione, era stato Satana a
minacciare il Signore di Milano: se non avesse costruito una chiesa piena di
simboli demoniaci, la sua anima sarebbe perita per l'eternità all'Inferno! Ecco
dunque spiegati tutte quelle figure mostruose che si affacciavano in ogni
angolo della Cattedrale e che, in caso di pioggia, invece di sputare fuoco
dalla bocca erano in grado di scaricare verso i passanti l'acqua
piovana...Eppure quei mostri altri non erano (e sono) che le gargolle del
Duomo, fatti a forma di mostri per riprendere la tradizione celtica di
posizionare figure mostruose sugli edifici principali della città, al fine di
tenere lontani gli spiriti maligni
…
A proposito, il
Capricorno venne posizionato sulla parete per una questione di ordine pratico:
era finito lo spazio sul pavimento.
Foto tratta da https://blog.urbanfile.org |
Una volta entrati,
all'altezza della meridiana, se proviamo ad alzare gli occhi, noteremo una lanterna
rossa splendere sul soffitto dell'abside. Segna la presenza di uno dei Chiodi
di Gesù. La leggenda narra infatti che fu S. Elena, madre dell’imperatore
Costantino, a trovare in Terra santa i tre chiodi. Uno fu utilizzato dal figlio
come morso per il suo cavallo ed infine, qualche decennio dopo, l’imperatore
Teodosio ne fece dono al vescovo di Milano, Ambrogio. In occasione del giorno
dell'esaltazione della Santissima Croce (14 settembre) si celebra il triduo
del santo Chiodo: il sabato del fine settimana
dopo tale data un ascensore a forma di nuvola (chiamato “nivola”; pare che
anche Leonardo contribuì alla sua progettazione) si eleva fino a quel punto
dove l'arcivescovo preleva il Santo Chiodo; la domenica viene celebrata una
messa e fatta una processione all'interno del Duomo, nonché esposto il Chiodo
sull'altare maggiore; mentre il lunedì viene riposta la reliquia sempre con la
nivola.
Foto tratta da nessun autore |
Ed ora, già che abbiamo lo sguardo elevato verso la grandiosi altezze del gotico, soffermiamoci ad ammirare le vetrate. Come già detto, ce ne sono di tutte le età (nonché un paio ancora con i vetri neutri), ma quelle più antiche sono quelle dell'abside: a queste vetrate è legata la leggenda della nascita del risotto alla milanese che, come si sa, è fatto con lo zafferano. Sin dall'inizio della costruzione del Duomo infatti i Visconti vollero garantirsi le migliori maestranze presenti in Europa. Per fare le vetrate furono chiamati i vetrai fiamminghi; tra questi c'era un mastro vetraio, tale mastro Valerio di Fiandra, che aveva un discepolo soprannominato “Zafferano” perché aveva l'abitudine di usare questa spezia, non solo per creare il giallo che poi serviva per le vetrate, ma per creare qualunque colore. Il mastro vetraio lo canzonava dicendogli che prima o poi avrebbe messo lo zafferano anche nel riso (principale pietanza popolare del XIV sec)! Qualche tempo dopo, al matrimonio della figlia di mastro Valerio, “zafferano” si presentò con un dono molto particolare: un piatto di riso giallo. All'inizio tutti rimasero un po' impressionati (per non parlare delle burle che ricevette), ma poi, una volta vinta l'iniziale ritrosia, gli invitati iniziarono ad assaggiare il risotto e fu subito un successone!... Successone che dura tutt'oggi.
Presso la settima
campata destra ci sono invece le vetrate più recenti; risalgono infatti al 1988
e sono dedicate a due vescovi molto amati dai milanesi: Andrea Ferrari e
Ildefonso Shuster.
Foto di Francesco Mezzotera |
Proseguendo lungo
la navata destra si arriva al transetto meridionale, dove è posizionata una
delle opere più belle di tutta la cattedrale: la statua di san Bartolomeo
Apostolo (1562), che venne martirizzato tramite scuoiamento. Lo vediamo infatti in
piedi con la propria pelle avvolta attorno al corpo. Impressionante è la
precisione con cui l'autore, Marco da Agrate, è riuscito a riprodurre tutti i
muscoli del corpo, nonché la pelle ormai morta con l'espressione del suo volto
barbuto.
Non me Praxiteles, sed Marc' finxit Agrat (Non mi fece Prassitele, bensì Marco d'Agrate) si legge sul basamento della statua Foto di Francesco Mezzotera |
Ma, a mio avviso
il capolavoro di tutto il Duomo lo si trova a destra di questa statua: la pala
marmorea che rappresenta “La presentazione di Maria bambina al Tempio”, opera
di Agostino Busti, detto il Bambaia.
Foto di Francesco Mezzotera |
Perpendicolare a
quest'opera si trova una scalinata non accessibile che conduce al Palazzo
dell'Arcivescovado. Venne fatto costruire da Carlo Borromeo nel XVI sec.
All'angolo tra il
transetto e l'abside possiamo invece ammirare un quadro molto rovinato che
ritrae un Madonna che allatta. Più conosciuto come Madonna dell'Aiuto, fino a
qualche tempo fa veniva anche chiamata la “Madonna dei sciori” (Madonna dei
ricchi) in contrapposizione ad un altro quadro chiamato “Madonna delle rose”
soprannominato la “Madonna dei poveritt”. Quest'ultimo quadro è posizionato dal
lato opposto rispetto alla “Madonna del latte” ed ha una storia molto
particolare: nel 1409 Milano era in guerra e sotto assedio dei soldati
guelfi. I milanesi, sugli spalti del Duomo, una volta finite le munizioni,
avevano iniziato a depredare le pietre che servivano per la costruzione del
Duomo, per farne proiettili da sparare con i loro cannoni. Una mattina di
quell’anno, ai piedi della Madonna delle Rose, c’era una donna. Aveva appena
portato a Maria una corona di rose fresche. Era lì per pregare e chiedere
perdono per il figlio, anche lui sugli spalti e anche lui reo di compiere un
sacrilegio, una offesa alla Cattedrale.
Qualche giorno
dopo la donna era di nuovo in ginocchio davanti all’immagine sacra, ma questa
volta per chiedere la grazia: il figlio era stato ferito a morte ed ora era
agonizzante nel suo letto… Eppure, mentre pregava, avvenne qualcosa di strano:
le rose, che nel frattempo si erano appassite, tornarono ad essere fresche,
colorate e profumate come il primo giorno. La donna corse subito a casa e si
accorse del miracolo: il figlio era perfettamente guarito!
Foto tratta da http://ilmirino.it |
Ad oggi la “Madonna
delle Rose” è sconosciuta ai più, mentre invece la Madonna del Latte, che aveva
il compito di esaudire le preghiere dei ricchi, è molto venerata da tutti
(senza distinzione di redditi!), anche perchè si è provveduti a fare una copia attualmente
posizionata sulla parete della navata sinistra, accanto ad un altro oggetto
molto venerato dai fedeli: la croce di san Carlo Borromeo. Croce usata durante una delle numerose pesti che flagellarono la
città tra il XVI e XVII sec e che servì a farla cessare.
San Carlo rimane
ad oggi uno dei santi più venerati nella Diocesi milanese. Alla sua morte si
pensò di posizionare il suo corpo sotto l'altare maggiore, ma l'enorme afflusso
di fedeli provocò qualche problema e così si decise di riporre le reliquie del
santo nella Cripta dove tutt'ora è possibile visitarle; cripta che merita senz'altro una visita per la sua
bellezza e raffinatezza.
Questo santo fu
l’autore di un provvedimento che oggi definiremmo illuminante: fino ad allora
infatti penzolavano i feretri dei duchi “appesi a forzose catene” negli
intercolumni del presbitero. Solo grazie al Borromeo nel 1571 vennero
finalmente rimossi.
Sotto alla croce
di san Carlo invece ad oggi possiamo trovare la tomba di Carlo Maria Martini,
deceduto nell’agosto del 2012, uno dei vescovi più amati nella storia recente
della chiesa ambrosiana.
Foto tratta da www.terremarsicane.it |
In fondo al transetto di sinistra è possibile trovare una porta, ad oggi chiusa, che anticamente era riservata all'ingresso delle famiglie più illustri della città; per questa ragione veniva chiamata "scala dei principi". Porta prontamente chiusa dal Borromeo poichè i milanesi, quando non c'erano le celebrazioni, avevano preso l'abitudine di usarla per recarsi al Verziere (mercato della verdura che si trovava pressappoco dopo oggi è collocata piazza Fontana), attraversando con disinvoltura la zona presbiteriale della cattedrale.
Sempre in questo transetto si trova l'altare della Madonna dell'Albero dal quale parte la processione della "Candelora" il 2 febbraio. In questa data infatti si benedicono le candele usate poi durante la celebrazione che termina presso l'altare maggiore, dove viene esposta la tavola del 1317 (conosciuta anche con il nome di Idea) che ritrae la presentazione di Gesù al Tempio.
Foto tratta da http://www.comunitasantiapostoli.it |
Ma il Duomo riserva altre sorprese in termini di riti: il 23 settembre infatti si celebra quello del faro.
All'inizio della celebrazione si svolge una breve processione terminante davanti al presbiterio. Qui il sacerdote, con un'asta sormontata da candeline, incendia una palla di bambagia sospesa per aria. Sopra tale sfera è riposta una croce con, alla base, delle palme rappresentanti santa Tecla martire (santa patrona della parrocchia del Duomo).
E' questo un rito molto antico (forse nato attorno al VII sec. d.C.) con significati ancora oggi non del tutto chiari. Si suppone che voglia rappresentare il martirio della santa (le palme che bruciano).
Prima di uscire, sempre nella navata sinistra, è posizionato vasca romana in porfido rosso. Ad oggi ha la funzione di fonte battesimale, ma in origine veniva probabilmente dalle vicine Terme Erculee.
E' questo un rito molto antico (forse nato attorno al VII sec. d.C.) con significati ancora oggi non del tutto chiari. Si suppone che voglia rappresentare il martirio della santa (le palme che bruciano).
Foto tratta da https://it.churchpop.com |
Prima di uscire, sempre nella navata sinistra, è posizionato vasca romana in porfido rosso. Ad oggi ha la funzione di fonte battesimale, ma in origine veniva probabilmente dalle vicine Terme Erculee.
Foto di Francesco Mezzotera |
Un'ultima
curiosità: da dove deriva l'espressione “ad ufo”? E' anch'essa legata al Duomo:
i marmi rosa di Candoglia (zona sul Lago maggiore), utilizzati per la
costruzione del Duomo, potevano infatti arrivare in città senza pagare il
dazio, grazie alla scritta “A.U.F.”, Ad
Uso Fabbrica (del Duomo). Da qui l'usanza di usufruire di questa espressione
per intendere qualcosa gratis o scroccata!
Foto di Francesco Mezzotera |
molto bello!
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