domenica 29 dicembre 2013

PIAZZA DUOMO E LA GALLERIA

OROLOGIO SOPRA L'INGRESSO VERSO PIAZZA DUOMO: OROLOGIO DETTO
"L'URA IN ARIA"


L'attuale assetto di piazza Duomo è il risultato della parziale attuazione del piano di Giuseppe Mengoni, realizzato a partire dal 1865, cioè poco dopo l'unità d'Italia.
Prima di questo piano infatti sull'attuale piazza, all'altezza pressappoco dell'attuale monumento a Vittorio Emanuele II, c'erano un edificio quattrocentesco, Il coperto del Figini (chiamato così perchè al pian terreno erano situati dei negozi sotto la galleria, cioè al coperto e commissionato, nel XV sec., da Pietro Figino) e l'isolato del Rebecchino  (un piccolo isolato di case "popolari") che furono demoliti.



Ad oggi, quello che noi consideriamo ingresso della metropolitana, linea rossa, altro non era che un rifugio anti aereo utilizzato durante la seconda guerra mondiale.

Giuseppe Mengoni (architetto bolognese che vinse il concorso indetto dal Comune milanese per il rifacimento della piazza) progettò dunque sia i portici meridionali (quelli che si aprono accanto a Palazzo Reale) che quelli settentrionali, nonché la Galleria capace di collegare il Duomo con Palazzo Marino (sede del Comune) e la Scala.
Milano prese spunto da Parigi per quanto riguarda la creazione di questo passaggio coperto. Nella città francese infatti le gallerie in vetro e ghisa nacquero all'alba della rivoluzione industriale per permettere ai facoltosi clienti di fare acquisti o rilassarsi ad un caffè senza subire le avverse condizioni atmosferiche o il caos cittadino.
Anche oggi infatti la Galleria ospita locali storici o moderni; questi ultimi costretti a rispettare il ferreo regolamento che impone di avere le proprie insegne oro/nere; è così che, l'ormai chiuso Mc Donald dovette rinunciare ai propri colori caratteristici.
Di locali storici ne è rimasto solo uno: Il Camparino. Lo si può trovare entrando in Galleria da Piazza Duomo sulla propria sinistra. Da notare l'eleganza degli arredi di inizio novecento.

Il Camparino

L'architetto Mengoni morì nei pressi del Camparino precipitando dalle impalcature che ancora coprivano l'ingresso della Galleria poco prima dell'inaugurazione della stessa, il 30 dicembre 1877. In quel periodo si iniziò a sussurrare che quello di Mengoni non fosse stato un incidente, ma un suicidio dovuto alla feroci critiche che quest'opera aveva subito. Al posto della Galleria infatti c'era un quartiere di abitazioni popolari, caratterizzato da diverse chiese e strette viuzze buie che, una volta percorse fino in fondo, conducevano alla luminosa piazza Duomo, creando così un suggestivo effetto scenico.
La Milano di fine '800 era sicuramente diversa dalla città che conosciamo noi oggi; si contavano infatti circa 300.000 abitanti (rispetto agli attuali 1.300.000) e le notizie viaggiavano molto sul passaparola; fu così che iniziò a circolare la voce che passare sotto la Galleria portasse sfortuna (visto quello che era successo al suo architetto) e la galleria rimase per qualche tempo vuota. La municipalità milanese non poteva permettersi questa situazione dopo tutte le traversie vissute per la sua creazione; fu così che venne rispolverata la vecchia tradizione celtica di toccare gli attributi di un toro quale rito portafortuna (in realtà toccare con la mano o un piede i testicoli di un toro era, per le donne celtiche, un rituale di fertilità) rituale che spinse i milanesi a recarsi in Galleria e apprezzare quest'opera. Ecco perché anche oggi permane la tradizione di calpestare questa particolare parte del toro, simbolo di Torino prima capitale d'Italia.


Una volta arrivati al centro della Galleria è sorprendente osservare la cupola di vetro e ferro all'incrocio dei due bracci. Alla sua inaugurazione questa era illuminata da piccole lampade a gas accese da un marchingegno che correva lungo tutta la circonferenza della cupola su un piccolo binario; marchingegno talmente assomigliante a un topino da essere soprannominato "rattin". Al calare del sole un fischio annunciava l'accensione delle lampade e i milanesi di allora accorrevano volentieri ad assistere al rituale dell'accensione della cupola che, illuminata sembrava ancora più grande e bella.
Oltre al "rattin" allora c'erano venticinque statue di italiani illustri che ornavano l'ottagono e gli ingressi della Galleria. Queste erano in gesso e poste ad un'altezza notevole (tre metri) in grado di mettere in pericolo l'incolumità dei passanti dato che tendevano a sgretolarsi e i pezzi a cadere sulle persone. Molto probabilmente le statue vennero distrutte dopo poco la loro collocazione.




Il lato nord ovest della galleria è attualmente occupato dall'unico albergo a 7 stelle in Italia (insieme ad uno veneziano): Sevenstars galleria con ingresso da via Silvio Pellico.

www.myluxury.it



Sempre sotto i portici settentrionali (ossia quelli che si affacciano su p.za Duomo), all'altezza di via Silvio Pellico troviamo l'accesso principale dell'albergo diurno Cobianchi.


www.teamworkitaly.com


Questa struttura venne aperta nel 1924 con lo scopo di offrire servizi per il benessere e la cura della persona come, per es. le docce (in un periodo dove i bagni in casa erano veramente pochi), ma anche servizi di dattilografia, noleggio di ombrelli e binocoli. Dopo i danni della guerra, venne allestito un locale notturno ricordato nel film del 1959 "Audace colpo dei soliti ignoti". Ad oggi (2017) ospita un circolo culturale (http://www.circolocobianchiduomo.it/)


http://www.circolocobianchiduomo.it

giovedì 12 dicembre 2013

DA CORDUSIO A PIAZZA MERCANTI




Piazza Cordusio è, ad oggi, una delle piazze più importanti di Milano.
Il suo nome deriva da "Curia ducis", ossia corte dei duchi lombardi. Il duca in questione era quello longobardo che aveva qui il suo palazzo.
Il suo aspetto attuale è stato definito a fine '800 quando sono stati eretti i palazzi che vediamo attualmente, tra cui Palazzo Broggi che dal 1901 al 1932 ospitò la Borsa. Negli anni '20 questa sede risultò essere insufficiente per le esigenze della città e fu quindi progettato e costruito in quattro anni l'attuale sede in piazza Affari (Palazzo Mezzanotte). Palazzo Broggi divenne così la sede centrale delle Poste per poi chiudere in attesa di ospitare, nel 2018, la catena americana di Starbucks.



Al centro della piazza ellittica è situato il monumento a Giuseppe Parini; se ci posizioniamo ai suoi piedi possiamo ammirare alla nostra sinistra il Duomo, mentre alla nostra destra il Castello Sforzesco.


Da piazza Cordusio proseguiamo lungo la via Mercanti, per arrivare a Palazzo della Ragione, monumento quasi fatiscente ma altrettanto affascinante.

Foto tratta da www.vivimilano.corriere.it

Qui infatti possiamo ammirare uno dei primi simboli di Milano, o meglio, di Mediolanum.
Riguardo le origini della città meneghina abbiamo ad oggi molte versioni, sia leggendarie che storiche.
L'origine leggendaria più accreditata è senz'altro quella narrata da Tito Livio, secondo il quale un principe celtico di nome Belloveso nel 660 a.C., era alla ricerca di un proprio territorio sul quale governare dove avrebbe potuto finalmente fondare una città grande e potente da potergli garantire fama nel corso dei secoli. Armato di questi desideri, insieme ad un gruppo della sua popolazione, gli Insubri, varcò le Alpi (proveniva molto probabilmente dall'attuale Francia) arrivando nella Pianura Padana. Qui consultò l'oracolo il quale gli disse che, dove avrebbe trovato una scrofa ricoperta per metà di lana allora lì avrebbe potuto fondare la sua città. Belloveso disperava di poter trovare un animale simile, ma incredibilmente, mentre riposava sotto un albero, scorse questo maiale e lì fondò Mediolanum (metà lana). Il nome latino Mediolanum in realtà proviene molto probabilmente da quello celtico Medhelan.
L'immagine della scrofa semilanuta possiamo ammirarla sulla seconda arcata del Palazzo della Ragione (lato che si affaccia su via Mercanti).

Foto di Francesco Mezzotera

Palazzo della Ragione ad oggi non offre di sé un aspetto splendido dato che è stato infatti a lungo abbandonato; di certo non si presentava in queste condizioni nel XIII sec, nella Milano Comunale: allora si trovava esattamente nel centro della Piazza Mercanti, che era considerata il centro della città. Fino all'Unità d'Italia infatti questa zona era una piazza alla quale si accedeva attraverso sei porte; dopo il 1867, con la rielaborazione di Piazza del Duomo, ne sono rimaste solo tre. Palazzo della Ragione era la sede del Tribunale (dove cioè si discutevano le ragioni delle varie controparti) ed anche sotto i suoi portici avvenivano le contrattazioni. Forse poteva servire passare informazioni segrete l'attuale sistema di comunicazione: se ci posizioniamo infatti sotto i portici verso Cordusio e proviamo a parlare rivolti verso un angolo ecco che, quasi per magia, la nostra voce arriva limpida all'interlocutore che si trova sull'angolo opposto!


Se ora rivolgiamo il nostro sguardo al centro dell'attuale piazza Mercanti, possiamo ammirare la vera del pozzo che, fino al 1877 si trovava davanti alla Porta s. Margherita (in corrispondenza di via santa Margherita). Eppure fino ad allora c'era al suo posto una grande pietra che veniva chiamata "la pietra dei falliti". Su questa pietra infatti dovevano sedersi, con i pantaloni calati, coloro che venivano dichiarati falliti. La sentenza veniva letta dalla "Parlera", ossia dal balcone della Loggia degli Osii (edificio di fronte al Palazzo della Ragione) dal giudice che contemporaneamente metteva all'asta i beni del fallito il quale era vittima degli scherzi dei passanti; finito l'incanto il condannato veniva condotto nella prigione della Malastalla (che si trovava nell'attuale via Orefici), nella quale venivano rinchiusi, non solo i debitori insolventi, ma anche i figli disubbidienti!
I detenuti potevano però sperare di essere liberati in occasione del Natale o della Pasqua, quando cioè veniva elargita la grazia o quando qualche facoltoso milanese decideva di appianare i debiti di qualche insolvente.


Su via Mercanti infine, di fronte al Palazzo della Ragione, troviamo il Palazzo dei Giureconsulti con al centro della sua facciata una statua enorme che rappresenta s. Ambrogio benedicente. Nel XVIII sec. l'oste dell'osteria ancora presente in piazza Mercanti fu arrestato perché aumentò il prezzo della polenta da due a tre soldi. Al momento dell'arresto alzando lo sguardo vide la statua e prontamente disse: "non è colpa mia! E' sant'Ambrogio che con le dita mi diceva tre, portala a tre soldi la polenta!" Eppure la sua prontezza di spirito non gli servì ad evitargli la galera!


martedì 5 novembre 2013


S. SIMPLICIANO


La Basilica di San Simpliciano è una delle quattro Basiliche fondate da S. Ambrogio nel IV sec. d.c.
Si trovava fuori dalle allora mura romane, in corrispondenza di un cimitero pagano, sulla strada comacina, una delle strade più importanti della città poiché conduceva alle provincie dell'impero al di là delle Alpi (Gallie).
Fu dedicata inizialmente alla Vergine (Basilica Virginum) e poi a S. Simpliciano (Vescovo che succedette a S Ambrogio).
I due erano molto legati. La leggenda narra che quando Ambrogio era sul letto di morte, i sacerdoti iniziarono a discutere in sua presenza su chi doveva diventare Vescovo di Milano. Venne fuori il nome di Simpliciano, ma fu scartato perchè troppo anziano; a quel punto S. Ambrogio si svegliò dal torpore della sua agonia per dire “vecchio sì, ma buono”, per poi tornare in uno stato di incoscienza.

La basilica fu edificata, per volere di Ambrogio, con le stesse fattezze della Basilica di Treviri, luogo di nascita del Santo, nell'attuale Germania. Il Vescovo di Milano la volle proprio qui sulla strada che portava nelle terre dove era nato. Desiderò che fosse edificata in queste forme come a voler dire che, così come la Basilica di Treviri era utilizzata dall'Imperatore come luogo per “amministrare la giustizia terrena”, quella di Milano veniva utilizzata dal Vescovo come luogo per “amministrare la gloria di Dio"


Basilica di Costantino a Treviri
Così doveva apparire la basilica di San Simpliciano in origine


La basilica paleocristiana doveva essere molto alta con finestroni che arrivavano fino al soffitto e questo le permetteva di essere molto luminosa. Ancora oggi si possono notare i segni delle vecchie arcate sia all'interno della chiesa che all'esterno (soprattutto lungo la parete destra della nave).
Aveva inoltre un portico (cunicola) che le correva tutto attorno, a partire dall'attuale facciata fino all'attuale transetto circa e l'entrata non si trovava dove si trova oggi, ma sul lato sin.
Con il passare del tempo è stata molto modificata, es la facciata che vediamo è in gran parte un rifacimento neo-romanico di Carlo Maciachini (fine XIX sec).

S Simpliciano inoltre è famosa per un miracolo che segnò la storia della Lombardia.
Nel IV sec in Italia c'erano ancora zone non evangelizzate; Ambrogio decise di inviare nella Val di Non 3 religiosi (Sisinio, Martirio, Alessandro) affinchè convertissero i valligiani dal paganesimo al cristianesimo. Quando i tre arrivarono, iniziarono a conquistare molte anime fino ad attirare su di loro le antipatie di alcune persone che non ne volevano sapere di convertirsi. Questi stessi pagani uccisero i 3 inviati di Ambrogio. Il Vescovo di Trento allora decise di inviare le salme a Milano dove vennero conservate molto probabilmente nell'attuale aula  martyrium che si trova tra il transetto di sinistra e l'abside. La leggenda narra che nel XII sec dall'urna che costudivano le reliquie si alzarono 3 colombe bianche che andarono a posarsi sulla croce sopra il Carroccio durante la battaglia di Legnano contro Federico Barbarossa. Questo fu interpretato come un segno divino da parte dei combattenti della Lega Lombarda, tanto da dare loro fiducia e forza e da permettergli di vincere la battaglia contro l'imperatore tedesco.
Lo stesso episodio è rappresentato nelle vetrate del 1927 poste sopra l'ingresso.


Ciò che colpiva maggiormente in questa Basilica fino al XIX sec era il grande affresco sulla conca dell'abside intitolato “incoronazione di Maria” (1507); fino ad allora infatti, nell'entrare in chiesa si veniva subito colpiti da questa grande opera realizzata dal Bergognone che rappresenta Gesù che incorona la Madonna (alla quale, come abbiamo visto, era inizialmente dedicata la Basilica), con Dio con le braccia allargate e al centro la colomba dello Spirito Santo. Intorno a queste quattro figure c'è una corona di Angeli e Santi, tra cui anche Dante Alighieri. Il sommo poeta lo si può ammirare a sin di Gesù (il secondo a partire dal fondo).




Ad oggi la visione dell'affresco è un po' nascosto dal mastodontico altare che è stato posto nell'abside. Tuttavia è possibile passare sotto la cantoria di sinistra per recarsi dietro l'altare in modo da ammirare l'affresco più da vicino, nonché le reliquie di S. Simpliciano e dei tre Martiri della Val di Non.

Inoltre, sempre dietro all'altare è possibile vedere il coro ligneo del XVI sec, usato dai frati benedettini durante le celebrazioni ed orazioni. Sugli stalli sono incise con caratteri a color oro dei motti in latino (“La successione delle sentenze dirige l’itinerario ascetico del monaco verso la vita eterna”)





I frati Benedettini abitarono la Basilica a partire dal IX sec. La maggior parte delle cappelle della chiesa infatti sono affrescate con episodi di vita di santi benedettini.
Sempre a quest'ordine religioso, si deve la costruzione dei due chiostri ad oggi visitabili (ingresso da via dei Cavalieri del Santo Sepolcro, 3 Ingresso della Facoltà di Teologia). Il primo è del 1400 e purtroppo poco si è riusciti a recuperare degli affreschi del Bergognone, mentre il secondo, più grande del primo, della metà del '500, conserva ancora quel clima sereno che doveva respirarsi in questi ambienti prima della venuta di Napoleone che trasformò il convento in caserma.





Infine curiosa è la storia del campanile. Questa torre, così come quella della vicina chiesa di S. Maria del Carmine, fu abbassata per volere del governatore spagnolo, nel XVI sec, per fare in modo che nessuno potesse spiare ciò che avveniva nella vicina caserma (l'attuale Castello Sforzesco).
Legata a questa torre campanaria è una leggenda molto antica che ci parla di mal di denti: pare infatti che un mercante di porta comacina soffrisse di un forte dolore; dunque chiese al campanaro di san Simpliciano di poter suonare le campane con la bocca nella speranza di vedersi strappare i denti. Risultato: una sonora capocciata contro il soffitto della cella campanaria! In compenso il mal di denti cessò definitivamente...


Foto di Francesco Mezzotera







BASILICA S SIMPLICIANO NOTIZIE UTILI


Piazza San Simpliciano, 7  20100 Milano
02 862274

ATM Metro 2 Lanza e Moscova

venerdì 11 ottobre 2013

IL DUOMO


DUOMO


Il viaggio attraverso la nostra città (ma non solo nostra) non poteva che iniziare da qui: dal Duomo, il centro che più centro non può esserci a Milano, nonché suo monumento più simbolico.
La topografia di questa metropoli è infatti paragonabile a un tronco sezionato: esiste un centro e dei cerchi quasi perfettamente concentrici; sono le mura storiche e le grandi vie di comunicazione moderne.
Ma il Duomo non è sempre stato il centro della città; lo è sicuramente diventato con Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano che qui, in questa bella piazza che vediamo oggi, decise di costruire una cattedrale che potesse dare dignità alla sua Signoria; una chiesa in stile gotico (oggi la si definisce tardo-gotica), come quei magnifici esemplari d'oltralpe che, neanche farlo apposta, oggi potremmo considerarli superati in magnificenza dal Duomo di Milano.
Tutto questo avvenne nell'anno 1386 e lo possiamo affermare senza ombra di dubbio grazie al suo “certificato di battesimo” che si trova nella prima campata destra della cattedrale. Si tratta infatti di una piccola lapide seicentesca sulla quale viene riportato l'anno di inizio di costruzione del Duomo.

Foto di Francesco Mezzotera



 Così, mentre si conosce con precisione l'anno di inizio dei lavori, lo stesso non si può dire riguardo l'anno di conclusione degli stessi. Si parla infatti di “fabbrica del Duomo” quando si vuole intendere un lavoro lungo, complesso che non finisce mai. Ad oggi infatti il Duomo non lo si può considerare finito, dal momento in cui vengono fatte ancore alcune aggiunte come statue e, perchè no, vetrate (a proposito: esistono ancora vetrate bianche in cerca d'autore...almeno speriamo).
Ma andiamo con ordine: sotto il Duomo sono stati rinvenuti i resti di un tempio romano dedicato a Minerva (dea della saggezza), a sua volta costruito probabilmente sopra un tempio celtico dedicato alla dea Belisama. Con l'avvento del cristianesimo, si edificò una Basilica paleocristiana (S. Maria Maggiore) al posto dell'antico tempio romano. Fu, come già detto, Gian Galeazzo Visconti a volere proprio qui la più importante chiesa cittadina, forse perchè qui si trovava la residenza ufficiale dei Signori di Milano: Palazzo Reale. Per costruirla quindi si dovette abbattere la chiesa di santa Tecla con il suo battistero (s. Giovanni alle fonti, atto ad ospitare i fedeli maschi) e un'altra chiesa, Santa Maria Maggiore, con il relativo battistero di santo Stefano (usato per le donne). Poche sono le tracce rimaste delle basiliche paleocristiane, ma sicuramente una delle più prestigiose sono i resti del battistero di s. Giovanni alle fonti che è possibile visitare (ingresso dalla controfacciata del Duomo). Basta infatti scendere dei gradini per ritrovarci al cospetto del fonte battesimale usato per impartire i sacramenti ai primi cristiani dopo l'editto di Costantino e famoso perché utilizzato da S. Ambrogio per battezzare S. Agostino nella notte di Pasqua del 387.

Foto di Francesco Mezzotera



Inoltre spesso, nella nostra fretta quotidiana, ci sfugge che proprio in uno dei corridoi della metropolitana rossa c'è l'accesso del battistero per i disabili; se lo si sa, è sempre un piacere gettare un occhio attraverso i vetri del suo ingresso per vedere le testimonianze della Milano che fu. Curioso è infine notare come, nel corso dei decenni, il manto stradale si sia alzato: la vasca dove si amministrava il battesimo a partire dal IV sec è diversi metri più in basso rispetto all'attuale pavimento del Duomo, questo perché, fino a qualche tempo fa, si aveva l'abitudine di costruire sopra a ciò che già esisteva. Quando siamo sul sagrato, di fronte al portone principale del Duomo, non dimentichiamoci di guardare sotto i nostri piedi: sulle pietre infatti è lievemente scolpito il perimetro della vasca battesimale di S. Giovanni alle fonti!

Dunque abbiamo visto cosa c'era prima della cattedrale che oggi ammiriamo e, se ci facciamo caso, ogni tempio precedente al Duomo era dedicato ad una figura femminile, così come oggi il Duomo è dedicato a santa Maria Nascente (la dedica la troviamo sulla facciata) e sempre una Madonna è la statua più celebre di Milano: la Madonnina che svetta sul punto più alto di Milano...svettava. C'era infatti una regola non scritta (che poi negli anni '30 divenne legge) secondo la quale la Madonnina doveva essere il punto più alto di Milano. Con il boom economico però questa accortezza non venne più rispettata e così, prima nel 1954  con la torre Breda e poi nel 1961  con il grattacielo Pirelli, si costruì fino all'altezza di 127 m, superando quindi i celebri m 108,5 della Madonnina. Tuttavia, un po' forse dettati dal rimorso, si è collocata una riproduzione di 85 cm della Madonnina sul tetto del Pirellone, una sul tetto del Palazzo Lombardia nel 2010 ed una sulla torre Isozaki nel novembre del 2015


Madonnina su torre Isozaki
Foto tratta da www.ilgiorno.it


Eppure le copie sui grattacieli (così come quella ad Expo 2015) differiscono dall’originale per un particolare molto importante: l’alabarda.
Quest’ultima infatti è stata aggiunta alla Madonnina del Duomo successivamente (1809), con la funzione di parafulmine. A ben guardare infatti le sue mani non la impugnano, ma sono rivolte verso il cielo a chiedere la benedizione divina sulla città che si estende (estendeva) ai suoi piedi.

Foto tratta da http://www.comune.milano.it


Ma la Madonnina non può certo dire di soffrire la solitudine: il Duomo infatti conta ben 3500 statue! (circa). Statue che si sono aggiunte nel corso dei secoli, come il ritratto del Duce (camuffato però sotto le mentite spoglie di un arabo. La si può ammirare sulla parete accanto all’ingresso della scala che porta sulle terrazze),


Foto tratta da www.curiosami.altervista.org


il fascio Littorio, quattro coppie di pugili (uno ritrae Primo Carnera), racchette da tennis ed altri simboli sportivi. Questi ultimi si trovano sulla falconatura della facciata.

Foto di Francesco Mezzotera


Eppure la statua più sorprendente è di certo quella che raffigura s. Napoleone. L’opera fu fatta posizionare per volere del condottiero francese in occasione della sua incoronazione a Re d’Italia avvenuta in Duomo nel 1805...Tuttavia non tutti sanno che s. Napoleone doveva e deve ancora nascere!

Foto di Claudio Bertolesi


Riguardo la facciata, questa fu uno degli ultimi elementi ad essere completati: fu creata infatti alla fine del XVIII sec, sotto il dominio napoleonico. Se la si guarda attentamente, sopra all'ingresso principale, c'è un balcone con due statue. Quella a sinistra è chiamata “La Legge Nuova”  (1810) e pare che ad essa si sia ispirato il sig. Bartholdi per creare addirittura la Statua della Libertà (1886)!

Foto di Francesco Mezzotera



Se invece concentriamo la nostra attenzione sui portali, ci accorgiamo di come diverso sia il loro stile rispetto alla facciata. Questi infatti hanno una origine molto più recente: vanno infatti dal 1906 al 1950. Sul portale di sinistra è riportato parte dell'Editto di Costantino che fu emanato proprio a Milano nel 313 e che dava la libertà di culto a tutti i sudditi e dunque anche ai cristiani. 
Il portale centrale invece riporta alcuni dettagli logori (o meglio, puliti dalla patina verdastra che si è formata) a causa dei turisti che continuano a toccare il polpaccio di un flagellatore di Cristo, nella speranza di avere fortuna. Pare che questa tradizione abbia avuto inizio negli anni settanta dello scorso secolo: gli studenti della statale infatti, come forma scaramantica, presero a toccare il polpaccio del flagellatore prima di recarsi all'università per sostenere gli esami. Ad oggi la tradizione continua e viene perpetrata soprattutto dai turisti che, ignari di tutto, sorridono agli obiettivi delle macchine fotografiche.
Sempre in corrispondenza di questo portale possiamo notare, sulla parte destra  della cornice, nonché sul bassorilievo dell’annunciazione, i danni prodotti dalle bombe sganciate durante la seconda Guerra Mondiale. Il Duomo infatti non fu mai colpito direttamente dalle bombe degli aerei, ma fu comunque parzialmente danneggiato dalle schegge di quelle esplose nei paraggi.

Foto di Francesco Mezzotera


Solo apparentemente il Duomo è privo di campane con relativa torre campanaria. Fino al 1868 infatti sulle terrazze sorgeva una torre campanaria, poi abbattuta. Le campane vennero trasferite nell’intercapedine del tiburio, dove sono attualmente alloggiate.


 Foto tratta da www.campanologia.org


Prima di abbandonare la maestosità di piazza Duomo per inoltrarci nella Cattedrale, fingiamo di tornare indietro nel tempo e, nello specifico, nel 1650.
La foto che segue ci mostra un nobile corteo che sta per entrare in chiesa; eppure in basso a sinistra si nota una strana capanna fatta di pietre. Qui aveva preso alloggio un eremita; una notte sfortunatamente "alcuni maligni" gliela distrussero. La Fabbrica del Duomo molto generosamente decise di ricostruirgliela in qualunque posto in cui l'eremita avesse deciso di andare a vivere. L'uomo allora scelse il tetto del Duomo dove vi rimase per ben nove anni, fin quando cioè non sopraggiunse la morte. 

Stampa del 1650 tratta dal testo "Curiosità sul Duomo"

Una volta varcata la soglia, ci si trova al cospetto di una meridiana per terra con diversi simboli zodiacali. Era quello “l'orologio ufficiale” di Milano del XIX sec. ! Fino ad allora infatti era difficile stabilire con precisione un'ora che fosse uguale per tutti, dati i diversi strumenti poco precisi che si utilizzavano all'epoca. Ci pensò l'illuminata Maria Teresa d'Austria a creare uno strumento che sancisse definitivamente le ore 12.00 per tutta la città. Si rivolse agli astronomi di Brera i quali crearono questo orologio solare che, grazie ad un foro praticato sul soffitto della navata destra, faceva e fa penetrare un raggio solare nel momento in cui la nostra stella raggiunge lo Zenith; raggio solare che va a colpire esattamente la riga sul pavimento all'altezza del segno zodiacale di quel periodo dell'anno. Si pensò di crearla all'ingresso del Duomo per evitare di disturbare le celebrazioni di chi andava a “leggere l'ora”: infatti chiunque poteva farlo, ma in particolare c'era un soldato che aveva il compito di controllare quando era mezzogiorno. In quel momento esatto infatti doveva recarsi sul sagrato, sventolare una bandiera rossa che veniva vista da un altro soldato che si trovava sulla Torre dei Giureconsulti (in via Mercanti), il quale a sua volta sventolava un'altra bandiera che veniva avvistata da un soldato che, dagli spalti del Castello Sforzesco, sparava un colpo di cannone a salve. Solo allora era ufficialmente mezzogiorno per tutta la città.


Foto di Francesco Mezzotera

Se proviamo ad osservare i segni zodiacali, ci accorgiamo che, mentre il segno del Cancro è quello più corrispondente al foro, quello del Capricorno è quello più lontano; il primo infatti viene colpito durante il solstizio estivo in cui il sole raggiunge il punto più alto in cielo nell'arco dell'anno, mentre il segno del Capricorno è quello più lontano perché in quel periodo i raggi solari sono bassi e dunque penetrano più in lungo attraverso il foro. Tuttavia la posizione del Capricorno è privilegiata: si trova da solo, non sul pavimento, ma sulla parete della navata sinistra. Questo venne interpretato dalla gente dell'epoca come un chiaro beneficio dato ad un simbolo diabolico (forse perché munito di corna) che confermò la teoria secondo la quale il Duomo era stato commissionato dal Diavolo stesso in persona a Gian Galeazzo Visconti!

Si raccontava infatti che, sin dall'inizio della sua costruzione, era stato Satana a minacciare il Signore di Milano: se non avesse costruito una chiesa piena di simboli demoniaci, la sua anima sarebbe perita per l'eternità all'Inferno! Ecco dunque spiegati tutte quelle figure mostruose che si affacciavano in ogni angolo della Cattedrale e che, in caso di pioggia, invece di sputare fuoco dalla bocca erano in grado di scaricare verso i passanti l'acqua piovana...Eppure quei mostri altri non erano (e sono) che le gargolle del Duomo, fatti a forma di mostri per riprendere la tradizione celtica di posizionare figure mostruose sugli edifici principali della città, al fine di tenere lontani gli spiriti maligni
A proposito, il Capricorno venne posizionato sulla parete per una questione di ordine pratico: era finito lo spazio sul pavimento.

Foto tratta da https://blog.urbanfile.org


Una volta entrati, all'altezza della meridiana, se proviamo ad alzare gli occhi, noteremo una lanterna rossa splendere sul soffitto dell'abside. Segna la presenza di uno dei Chiodi di Gesù. La leggenda narra infatti che fu S. Elena, madre dell’imperatore Costantino, a trovare in Terra santa i tre chiodi. Uno fu utilizzato dal figlio come morso per il suo cavallo ed infine, qualche decennio dopo, l’imperatore Teodosio ne fece dono al vescovo di Milano, Ambrogio. In occasione del giorno dell'esaltazione della Santissima Croce (14 settembre) si celebra il triduo del santo Chiodo: il sabato del  fine settimana dopo tale data un ascensore a forma di nuvola (chiamato “nivola”; pare che anche Leonardo contribuì alla sua progettazione) si eleva fino a quel punto dove l'arcivescovo preleva il Santo Chiodo; la domenica viene celebrata una messa e fatta una processione all'interno del Duomo, nonché esposto il Chiodo sull'altare maggiore; mentre il lunedì viene riposta la reliquia sempre con la nivola.

Foto tratta da nessun autore


Ed ora, già che abbiamo lo sguardo elevato verso la grandiosi altezze del gotico, soffermiamoci ad ammirare le vetrate. Come già detto, ce ne sono di tutte le età (nonché un paio ancora con i vetri neutri), ma quelle più antiche sono quelle dell'abside: a queste vetrate è legata la leggenda della nascita del risotto alla milanese che, come si sa, è fatto con lo zafferano. Sin dall'inizio della costruzione del Duomo infatti i Visconti vollero garantirsi le migliori maestranze presenti in Europa. Per fare le vetrate furono chiamati i vetrai fiamminghi; tra questi c'era un mastro vetraio, tale mastro Valerio di Fiandra, che aveva un discepolo soprannominato “Zafferano” perché aveva l'abitudine di usare questa spezia, non solo per creare il giallo che poi serviva per le vetrate, ma per creare qualunque colore. Il mastro vetraio lo canzonava dicendogli che prima o poi avrebbe messo lo zafferano anche nel riso (principale pietanza popolare del XIV sec)! Qualche tempo dopo, al matrimonio della figlia di mastro Valerio, “zafferano” si presentò con un dono molto particolare: un piatto di riso giallo. All'inizio tutti rimasero un po' impressionati (per non parlare delle burle che ricevette), ma poi, una volta vinta l'iniziale ritrosia, gli invitati iniziarono ad assaggiare il risotto e fu subito un successone!... Successone che dura tutt'oggi.
Presso la settima campata destra ci sono invece le vetrate più recenti; risalgono infatti al 1988 e sono dedicate a due vescovi molto amati dai milanesi: Andrea Ferrari e Ildefonso Shuster.


Foto di Francesco Mezzotera


Proseguendo lungo la navata destra si arriva al transetto meridionale, dove è posizionata una delle opere più belle di tutta la cattedrale: la statua di san Bartolomeo Apostolo (1562), che venne martirizzato tramite scuoiamento. Lo vediamo infatti in piedi con la propria pelle avvolta attorno al corpo. Impressionante è la precisione con cui l'autore, Marco da Agrate, è riuscito a riprodurre tutti i muscoli del corpo, nonché la pelle ormai morta con l'espressione del suo volto barbuto.

Non me Praxiteles, sed Marc' finxit Agrat (Non mi fece Prassitele, bensì Marco d'Agrate)
si legge sul basamento della statua
Foto di Francesco Mezzotera

Ma, a mio avviso il capolavoro di tutto il Duomo lo si trova a destra di questa statua: la pala marmorea che rappresenta “La presentazione di Maria bambina al Tempio”, opera di Agostino Busti, detto il Bambaia.

Foto di Francesco Mezzotera


Perpendicolare a quest'opera si trova una scalinata non accessibile che conduce al Palazzo dell'Arcivescovado. Venne fatto costruire da Carlo Borromeo nel XVI sec.

Foto di Francesco Mezzotera

All'angolo tra il transetto e l'abside possiamo invece ammirare un quadro molto rovinato che ritrae un Madonna che allatta. Più conosciuto come Madonna dell'Aiuto, fino a qualche tempo fa veniva anche chiamata la “Madonna dei sciori” (Madonna dei ricchi) in contrapposizione ad un altro quadro chiamato “Madonna delle rose” soprannominato la “Madonna dei poveritt”. Quest'ultimo quadro è posizionato dal lato opposto rispetto alla “Madonna del latte” ed ha una storia molto particolare: nel 1409 Milano era in guerra e sotto assedio dei soldati guelfi. I milanesi, sugli spalti del Duomo, una volta finite le munizioni, avevano iniziato a depredare le pietre che servivano per la costruzione del Duomo, per farne proiettili da sparare con i loro cannoni. Una mattina di quell’anno, ai piedi della Madonna delle Rose, c’era una donna. Aveva appena portato a Maria una corona di rose fresche. Era lì per pregare e chiedere perdono per il figlio, anche lui sugli spalti e anche lui reo di compiere un sacrilegio, una offesa alla Cattedrale.
Qualche giorno dopo la donna era di nuovo in ginocchio davanti all’immagine sacra, ma questa volta per chiedere la grazia: il figlio era stato ferito a morte ed ora era agonizzante nel suo letto… Eppure, mentre pregava, avvenne qualcosa di strano: le rose, che nel frattempo si erano appassite, tornarono ad essere fresche, colorate e profumate come il primo giorno. La donna corse subito a casa e si accorse del miracolo: il figlio era perfettamente guarito!

Foto tratta da http://ilmirino.it



Ad oggi la “Madonna delle Rose” è sconosciuta ai più, mentre invece la Madonna del Latte, che aveva il compito di esaudire le preghiere dei ricchi, è molto venerata da tutti (senza distinzione di redditi!), anche perchè si è provveduti a fare una copia attualmente posizionata sulla parete della navata sinistra, accanto ad un altro oggetto molto venerato dai fedeli: la croce di san Carlo Borromeo. Croce usata durante  una delle numerose pesti che flagellarono la città tra il XVI e XVII sec e che servì a farla cessare.

San Carlo rimane ad oggi uno dei santi più venerati nella Diocesi milanese. Alla sua morte si pensò di posizionare il suo corpo sotto l'altare maggiore, ma l'enorme afflusso di fedeli provocò qualche problema e così si decise di riporre le reliquie del santo nella Cripta dove tutt'ora è possibile visitarle; cripta  che merita senz'altro una visita per la sua bellezza e raffinatezza.
Questo santo fu l’autore di un provvedimento che oggi definiremmo illuminante: fino ad allora infatti penzolavano i feretri dei duchi “appesi a forzose catene” negli intercolumni del presbitero. Solo grazie al Borromeo nel 1571 vennero finalmente rimossi.
Sotto alla croce di san Carlo invece ad oggi possiamo trovare la tomba di Carlo Maria Martini, deceduto nell’agosto del 2012, uno dei vescovi più amati nella storia recente della chiesa ambrosiana.

Foto tratta da www.terremarsicane.it

In fondo al transetto di sinistra è possibile trovare una porta, ad oggi chiusa, che anticamente era riservata all'ingresso delle famiglie più illustri della città; per questa ragione veniva chiamata "scala dei principi". Porta prontamente chiusa dal Borromeo poichè i milanesi, quando non c'erano le celebrazioni, avevano preso l'abitudine di usarla per recarsi al Verziere (mercato della verdura che si trovava pressappoco dopo oggi è collocata piazza Fontana), attraversando con disinvoltura la zona presbiteriale della cattedrale.
Sempre in questo transetto si trova l'altare della Madonna dell'Albero dal quale parte la processione della "Candelora" il 2 febbraio. In questa data infatti si benedicono le candele usate poi durante la celebrazione che termina presso l'altare maggiore, dove viene esposta la tavola del 1317 (conosciuta anche con il nome di Idea) che ritrae la presentazione di Gesù al Tempio.


Foto tratta da http://www.comunitasantiapostoli.it

Ma il Duomo riserva altre sorprese in termini di riti: il 23 settembre infatti si celebra quello del faro. 
All'inizio della celebrazione si svolge una breve processione terminante davanti al presbiterio. Qui il sacerdote, con un'asta sormontata da candeline, incendia una palla di bambagia sospesa per aria. Sopra tale sfera è riposta una croce con, alla base, delle palme rappresentanti santa Tecla martire (santa patrona della parrocchia del Duomo).
E' questo un rito molto antico (forse nato attorno al VII sec. d.C.) con significati ancora oggi non del tutto chiari. Si suppone che voglia rappresentare il martirio della santa (le palme che bruciano).


Foto tratta da https://it.churchpop.com


Prima di uscire, sempre nella navata sinistra, è posizionato vasca romana in porfido rosso. Ad oggi ha la funzione di fonte battesimale, ma in origine veniva probabilmente dalle vicine Terme Erculee.

Foto di Francesco Mezzotera




Un'ultima curiosità: da dove deriva l'espressione “ad ufo”? E' anch'essa legata al Duomo: i marmi rosa di Candoglia (zona sul Lago maggiore), utilizzati per la costruzione del Duomo, potevano infatti arrivare in città senza pagare il dazio, grazie alla scritta “A.U.F.”,  Ad Uso Fabbrica (del Duomo). Da qui l'usanza di usufruire di questa espressione per intendere qualcosa gratis o scroccata!

Foto di Francesco Mezzotera