giovedì 28 maggio 2015

DA CADORNA A CORSO MAGENTA



Via Paleocapa è quella via che, fuoriuscendo dal parco Sempione, conduce a piazza Cadorna, ed è qui che si presume sia ambientata la prossima storia...
A partire dalla fine del XIX sec., si verificarono in zona parco Sempione strani casi di improvvisa malattia mentale: si trattava nella totalità delle volte di uomini che passeggiavano per i viali del parco, soprattutto nelle notti invernali. Questi sventurati, con la poca lucidità e serenità a loro rimasti, raccontavano di essersi innamorati e conseguentemente impazziti! La donna oggetto del loro amore era speciale; era infatti in grado di intercettarli nelle notti invernali, trascinarli con se' nella sua casa e lì, dopo frenetici balli in stanze rischiarate dalle sole candele, sedurli fino a che non erano costretti a fare la macabra scoperta: durante i momenti intimi il malcapitato alzava il velo che costantemente era calato sulla faccia della dama, per poi scoprire che sotto di esso si celava un teschio!
Eppure le vittime, dopo essersela data a gambe, tornavano sui propri passi con l'intento di ritrovare l'abitazione della dama velata, per poi scoprire che quella casa in realtà non esisteva...


Stazione delle Ferrovie Nord 1879

P.le Cadorna ospita la stazione delle Ferrovie Nord che collegano Milano con la zona a settentrione del capoluogo Lombardo: Saronno, Asso.
La prima stazione venne inaugurata nel 1879 e aveva forme di chalet di montagna, tanto che venne edificata in legno. Tuttavia dopo soli 6 anni venne sostituita da un edificio in muratura poi bombardato durante la seconda guerra mondiale. Fu ricostruita nell'immediato dopoguerra con le attuali sembianze moderne e nel 2000, con l'attivazione del treno Malpensa Express, fu risistemata, su progetto di Gae Aulenti
Nello stesso anno venne inaugurato il monumento "Ago e filo" dello scultore svedese Claes Oldenburg e da sua moglie Coosje van Bruggen. L'opera richiama la sottostante metropolitana (anche i colori del filo sono gli stessi delle tre linee di allora) ed è un omaggio al mondo della moda.

"Ago e filo"


Per arrivare in corso Magenta, da piazzale Cadorna bisogna imboccare via Carducci che porta in L.go Paolo d'Ancona.
Nel XII sec. qui avremmo trovato la medioevale porta Vercellina che immetteva in città. Ad oggi invece questo largo è conosciuto per un locale storico: il bar Magenta, anno 1907, con i suoi interni in stile liberty.

Bar Magenta


Corso Magenta venne così nominata dopo il 1859 in onore della celebre vittoria dei franco-piemontesi contro gli austriaci a Magenta e poiché conduce al comune di Magenta stesso.

Chiostro Palazzo delle Stelline
Proseguendo verso la periferia, verso p.le Baracca, se si mantiene la sinistra, il primo edificio storico che si incontra è il Palazzo delle Stelline, chiamato così perché sorto sul soppresso monastero benedettino di santa Maria della Stella (XV sec.). Già nel secolo successivo il complesso monastico fu trasformato in Spedale de' Mendicanti e nella seconda metà del Settecento divenne la sede dell'orfanotrofio femminile della città. Le sue ospiti venivano chiamate stelline in ricordo del vecchio monastero, venivano educate per diventare buone mogli e madri e veniva loro insegnato i cosiddetti "lavori donneschi".
Ad oggi l'edificio è un centro congressi e, accanto ad esso, è possibile visitare gratuitamente il museo Martinitt e Stelline, dedicato ai due orfanotrofi milanesi (il Martinitt, in zona Ortica, era aperto ai soli ospiti maschi).
sito museo martinitt e stelline

Una delle installazioni interattive del museo: stirando, con un ferro riproduzione dell'originale, l'immagine di un capo d'abbigliamento si possono vedere le immagini celate sotto.



















Cortile interno casa Atellani



















Ai civici 65 e 67 è possibile visitare (almeno durante l'apertura dell'Expo, ottobre 2015) Casa Atellani.
Fino al XV sec., questa parte della città era caratterizzata da orti e giardini; solo con Ludovico il Moro si iniziò ad edificare santa Maria delle Grazie (che doveva diventare Mausoleo degli Sforza) e altre residenze rinascimentali. L'intenzione di Ludovico era infatti quella di creare il Borgo delle Grazie nel quale avrebbero trovato alloggio le famiglie più fidate del Signore di Milano.
Tra queste ce n'era una di origini lucane: gli Atellani.
Questa nobile famiglia fu autorizzata a costruire la loro sontuosa dimora nel posto dove si trova attualmente la casa. Quella che vediamo oggi tuttavia è stata quasi interamente rimaneggiata da Piero Portaluppi tra il 1919 e il 1952.
Curiosamente l'appartamento dell'architetto milanese si trovava proprio all'interno di questo edificio, al pian terreno.
La visita della casa e del suo giardino avviene tramite delle cuffie che spiegano ciò che si sta osservando, in 11 lingue...o meglio: in 10 lingue e in dialetto milanese!
Nel visitare gli ambienti bisogna essere rispettosi al massimo perché si entra in una casa privata e, in quanto tale, si possono notare elementi squisitamente personali come foto sui tavolini o giocattoli in giardino.

Questa casa inoltre è importante perché ospita nel proprio parco la famosa vigna di Leonardo.
Si racconta infatti che Ludovico il Moro nel 1495 volle ricompensare il genio toscano anche con una vigna molto grande (8.000 mq) allora confinante con il giardino degli Atellani. Leonardo era molto affezionato alla sua vigna, tanto da trascorrerci molto tempo per curarla e farla crescere. Sul letto di morte (avvenuta 24 anni dopo) decise di lasciarla al suo discepolo preferito, il Salaì.
La vigna sopravvisse fino alla seconda Guerra Mondiale (nella foto possiamo vedere come si presentava nel 1920) quando si incendiò e venne sepolta dai detriti degli edifici abbattuti dai bombardamenti.

Filari della vigna fotografati da Luca Beltrami nel 1920 


Solo con l'approssimarsi dell'Expo del 2015 si è deciso di ripristinarla: studi condotti sui ritrovamenti organici nel terreno di questa zona hanno permesso di individuare il tipo di uva coltivata (malvasia) e di ripristinarla.


Vigna di Leonardo
Superata santa Maria delle Grazie sorge, in via Morozzo della Rocca 5, un interessante museo dedicato al famoso architetto milanese Piero Portaluppi   http://www.portaluppi.org/.
Portaluppi (1888-1967) è ad oggi famoso per aver edificato in città molti edifici moderni quali, l'Arengario, il Planetario, villa Necchi Campiglio...eppure non può essere definito un grande amante dell'architettura moderna. Prova ne sono i suoi progetti qui esposti capaci di criticare e prendere in giro l'urbanesimo, come ad es. Hellytown, progetto per una città utopica e...infernale! Oppure il progetto per un mastodontico grattacielo a New York per una fantomatica società S.K.N.E. (che va letto come monito: Scappane). Infine il finto progetto più divertente è sicuramente quello del quartiere Allabanuel, che letto al contrario definisce l'intento (L'è una balla).
Nella sua sala riunioni Portaluppi pensò bene di piastrellare il pavimento con campioni di marmo provenienti da tutta Italia, per agevolare la scelta del materiale da parte dei propri clienti.

Progetto Allabanuel

Terminata corso Magenta, sulla destra, si apre via Enrico Toti. Per ammirare la prossima curiosità bisogna recarsi al civico 2 dove, dietro ad una facciata bella ma non originale per questa zona della città, si apre un edificio decisamente unico.

Corpo di fabbrica della "residenza Vignale"
L'edificio venne commissionato agli inizi del Novecento da un principe austriaco di passaggio da Milano. Qui infatti si innamorò di una ragazza del posto e, per starle vicino, si fece costruire questo sontuoso edificio di gusto austriaco tradizionale. Purtroppo però il rapporto durò poco perchè lo sfortunato principe morì in guerra nel 1914...
Ad oggi l'edificio ospita una delle location più lussuose di Milano per eventi quali matrimoni, congressi, esposizioni...