domenica 16 ottobre 2022

MUGGIANO: ERNIA DI MILANO, LUOGO DEL MIO CUORE



Muggiano: quartiere di Milano talmente periferico da rientrare a fatica nelle cartine della città.

Muggiano: unico (o quasi) quartiere talmente lontano dal Duomo, da essere oltre la cerchia delle tangenziali.

Muggiano: quartiere di confine che rompe la composizione di cerchio quasi perfetto della città meneghina, tanto da meritarsi il soprannome di “ernia di Milano”.

Mappa di Milano. Nel cerchio, Muggiano

Se la cosa vi incuriosisce e googlate questo nome, fate attenzione a non confondervi con il quartiere spezzino.

Anche da quelle parti probabilmente durante l’Impero Romano viveva un certo Modius, veterano al quale fu assegnata una porzione di territorio quale ricompensa. Il nucleo abitato da lui fondato con il tempo poi prese il nome di Muggiano.

Scorcio delle vie storiche di Muggiano

Eppure se questo ordinato quartiere viene considerato una sorta di avamposto milanese, lo dobbiamo alla vicina Baggio.

Muggiano infatti fino al 1869 era comune autonomo (con le relative frazioni di Guascona, Guasconcina e Assiano), poi unito a Baggio, la quale venne accorpata alla “Grande Milano” cent’anni fa circa.

È questo un quartiere (anche se dall’aspetto sembrerebbe più un paese, un comune autonomo) con una forte impronta agricola (attualmente attorniato dal Parco Agricolo Sud). Fino a circa 20 anni fa infatti pochi erano gli abitanti, pochi gli edifici e tanti invece i campi (con le relative cascine). A partire dagli anni Novanta invece si è assistito a uno sviluppo edilizio piuttosto ordinato del quartiere, tanto che l’aspetto risulta avere complessivamente una sua omogeneità architettonica. Accanto ai palazzi moderni esistono ancora le abitazioni antiche ristrutturate.

Costruzioni moderne

L’edificio più antico sembrerebbe essere la chiesa del quartiere dedicata alla sorella di sant’Ambrogio: santa Marcellina. Eppure essa è solo del 1898 e venne edificata per poter ospitare la popolazione aumentata all’interno del borgo. Prima di essa infatti la chiesa era un edificio di ridotte dimensioni, ad oggi abitazione privata.

Chiesa di santa Marcellina


Antica chiesa di santa Marcellina

Eppure Muggiano, sparuto paesino agricolo di poche decine d’anime, contava ben due chiese nel XVII sec. Purtroppo quella dedicata a san Cornelio e Cipriano venne smantellata e i suoi arredi riutilizzati per abbellire la chiesa di Terzago, nei pressi di Trezzano sul Naviglio.

In compenso le cronache ci raccontano che quella di santa Marcellina nel 1566 non veniva utilizzata per il culto, bensì risultava avere funzioni di fienile, nonché colma di rifiuti.

La costruzione dell’attuale nuova chiesa permise a Muggiano di svincolarsi da Cesano Boscone a fine Ottocento. Fino ad allora infatti il borgo milanese faceva parte della pieve cesanese. Tuttavia il cardinale Andrea Ferrari stabilì che ogni anno, in occasione della festa patronale della parrocchia di Cesano Boscone, la chiesa di santa Marcellina doveva donare a quella cesanese una candela del peso di una libbra, dato che il terreno sul quale venne edificata la chiesa muggianese apparteneva alla pieve di Cesano…usanza persa nel corso degli anni.

Dettaglio curioso. Foto A. Cherchi



Piazzetta dedicata a Emanuela Loi e Francesca Morvillo.


Eppure, come precedentemente scritto, gli elementi maggiormente caratterizzanti di questo territorio erano e sono tuttora le cascine.

…Il borgo di Muggiano pare essere tutt’oggi un avamposto milanese “difficile da espugnare” da parte di un ipotetico nemico. Non presenta mura difensive, eppure i suoi ingressi all’abitato sono solo tre. Quello più utilizzato è senz’altro quello che passa sotto la tangenziale ovest, tangenziale che ha la capacità di separare il quartiere dal resto della città. Subito dopo il cavalcavia si apre sulla destra un grande prato sul quale spesso si vedono correre cavalli liberi (destinati purtroppo al macello), nonché luogo ospitante il Falò di sant’Antonio. Il 17 gennaio di ogni anno Muggiano diventa improvvisamente meta turistica: dai quartieri vicini sono tante le persone che si riversano su questo pratone dove ha luogo l’antico rituale del falò. Viene infatti dato fuoco ad una imponente catasta di legno con a capo un pupazzone a forma di “vecchia”. In questa maniera i contadini in passato bruciavano ciò che non serviva più del raccolto dell’anno precedente e preparavano i campi per l’aratura della prossima primavera, bruciando le sterpaglie raccolte. Durante il falò ancora oggi il parroco benedice tutti gli animali domestici che i padroni decidono di portare.

Falò di sant'Antonio, Cascina Paradiso

Il pratone altro non è che una parte della proprietà di Cascina Paradiso. Quest’ultima, con la sua denominazione così celestiale, si contrappone idealmente alla non lontana Cascina Linterno (il suo nome probabilmente deriva da Cassina de Infernum). Ha una origine molto antica (si pensa che risalga al XIII sec.); la ruota del mulino sul fontanile sant’Agnese produce corrente elettrica necessaria a tutta la struttura, grazie ad una dinamo montata su di essa (idea geniale...particolarmente oggi).

Ruota del mulino di Cascina Paradiso, foto di Andrea Cherchi

Il complesso di cascine di Assiano è anch’esso molto antico, forse addirittura di origini romane. Il suo fondatore pare fosse un certo Axilio e nel tempo divenne un comune molto importante. A fine XIX sec. contava “ben” 292 abitanti; ad oggi invece è abitato da UNA sola persona. Il complesso di edifici infatti è in completo stato di abbandono e i proprietari (ALER e Comune di Milano) sembra quasi che si siano dimenticati della sua esistenza. Solo 20 anni fa circa la cascina era parzialmente abitata; al suo interno infatti si poteva trovare una gustosa trattoria casereccia che vantava un antico e magnifico camino, nonché spazi esterni dove cenare e rilassarsi nelle calde sere estive (zanzare permettendo). Ad oggi invece è tutto tristemente abbandonato e il suo degrado è aggravato dal passaggio delle carovane di nomadi i quali, dopo la loro partenza, lasciano dietro di sé montagne di rifiuti.

Assiano

Nello scavare le fondamenta di un corpo di fabbrica, è venuta alla luce una risorgiva la quale una volta incanalata, grazie alla sua costante temperatura di 11 gradi tutto l’anno, permetteva di conservare nelle cantine il cibo, soprattutto d’estate.


Risaia al tramonto


Fino al 1841 Assiano era comune autonomo e, tra le sue frazioni c’era anche Monzoro. Ad oggi questa frazione del Comune di Cusago può vantare di avere una delle chiese più belle del territorio meneghino: l’abbazia di santa Maria del Bosco. La struttura venne edificata nel XIV sec., retta dall’ordine dei frati agostiniani e ancora oggi presenta pregevoli affreschi interni. Più comunemente chiamata santa Maria Rossa in Cusago, la chiesa oggi risulta essere di proprietà privata e viene aperta molto raramente.

L’antico proprietario della chiesetta, Paolo Gerli, fu una delle 17 vittime della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969.


Santa Maria Rossa in Cusago. Foto tratta da www.storiadimilano.it


Eppure orgoglio di tutti i muggianesi sono le cascine Guascona e Guasconcina.

Accanto alla ormai quasi abbandonata Cascina Guasconcina sono state scavate nel secondo dopoguerra due cave per scopi edilizi. Una di queste ad oggi è una vera e propria oasi verde: il  Lago dei Cigni


Portale cinquecentesco di Cascina Guascona. Foto di A. Cherchi



Lago dei Cigni. Foto di A. Cherchi

 

Dopo una veloce incursione tra i campi e le cascine, torniamo a Muggiano, anticamente conosciuto come “il paese di oc” (il paese delle oche). L'attuale borgo milanese era ricco di allevamenti di questi pennuti, piatto tradizionale del pranzo di Natale e in quella occasione erano molti quelli che dalla città si recavano a Muggiano per comperarle. Eppure questo viaggio avveniva sempre con qualche timore, dato che si diceva che i muggianesi avessero proprio un brutto carattere. Un fatto di cronaca locale non può che confermare questa diceria: negli anni venti del novecento una domenica sera gli avventori dell’unica osteria del posto uscirono dalla locanda in gruppo per malmenare un passante in bicicletta. La sua colpa? Quella di non essere del luogo!

Per fortuna il carattere degli abitanti di questo quartiere ad oggi è cambiata: la popolazione è piuttosto giovane, eterogenea e di certo non scorbutica. Da vent’anni ormai abito qui e per la prima volta vivo con orgoglio il mio quartiere di appartenenza, lontano da tutti e comunque milanese!