domenica 7 gennaio 2024

SE PARIGI AVESSE LA MARTESANA SAREBBE UNA PICCOLA GORLA



Ritrovarsi a fare il "turista per casa" è cosa assai strana; ma decisamente di più è "andare a zonzo" in questo neonato 2024 lungo l’industrializzato viale Monza.

Ancora oggi i milanesi, durante i pomeriggi assolati, si ritrovano a passeggiare lungo la Martesana, ma nei primi anni dell'Ottocento andare a Gorla significava fare una vera e propria gita "fuori porta".

Questo borgo agreste divenne parte del territorio comunale solo nel 1923 e fino alla seconda metà del XX sec. avremmo potuto godere di un panorama di certo più omogeneo e accogliente.

Ad oggi infatti Gorla mantiene ancora un sapore antico, ma va ricercato tra i tanti edifici moderni che sono sorti al posto delle ville nobiliari che popolavano questo tratto di Martesana e dei loro orti.

Villa Angelica

Villa Angelica...ciò che ne rimane


Ecco perché al principio del XIX sec. Gorla fu denominata "Piccola Parigi": passeggiare tra le sue ville, lungo le sponde del canale artificiale e tra i suoi vicoli permetteva ai milanesi di sentirsi nella Ville Lumiere anche se a due passi dalla Madonnina.

Qui i milanesi venivano a godere della frescura lungo le sponde della Martesana, ma soprattutto si recavano a Gorla per le sue tante e deliziose trattorie.

Addirittura presso una di esse era possibile gustare il "caviale di Milano": nervo di ginocchio di manzo condito con cipolle, olio e sale.

Il panorama di viale Monza è decisamente cambiato: la speculazione edilizia del secondo dopo guerra si è preoccupata solo di offrire un tetto ai milanesi che erano particolarmente presenti nella zona nord della metropoli, vista la numerosa presenza di fabbriche cittadine.

Il risultato è un accumulo di stili architettonici disordinati e poco rispettosi del glorioso passato di questo angolo di città.

Ad oggi non è sopravvissuta nessuna trattoria e le ville nobiliari vanno ricercate con particolare attenzione.

Una delle storiche trattorie, ormai abbandonata


Tra le aristocratiche residenze spicca sicuramente Villa Finzi con il suo immenso parco (al termine della via sant'Erlembaldo).

L'ultima proprietaria di questa villa di delizie (1826) fu la nobildonna Fanny Finzi passata alle cronache cittadine per la sua filantropia. Destinò infatti la villa a nobili funzioni; es nel 1964 ospitava l'istituto per epilettici del Paolo Pini.

Tuttavia questa pia donna poco si curava delle fatiche dei suoi contadini: spesso erano costretti a fare turni di ben 14 ore per poter mantenere il suo sterminato parco. Parco che fece decisamente una brutta fine nell'inverno del 1941: i milanesi infatti, infreddoliti e provati dalla guerra, rasero al suolo tutte le piante qui presenti per potersi riscaldare.

Ad oggi il parco pubblico di Villa Finzi si presenta come luogo assai grande, ma dall'aspetto molto disordinato e trascurato. La stessa villa ottocentesca (un capolavoro del quartiere!) risulta essere poco curata e comunque soffocata dalla presenza di altri edifici moderni costruiti senza un particolare criterio e senza rispetto per la villa originaria (che pare ospiti dei bei soffitti neoclassici affrescati).

Villa Finzi

Villa Finzi, dettaglio


Ad oggi in questo parco possiamo trovare: un asilo nido, una scuola elementare, un centro diurno disabili del comune di Milano, un centro per soggetti Asperger, un centro socio ricreativo culturale (servizio diurno per anziani), una UONPIA, un consultorio famigliare, una scuola dove si tengono corsi di formazione professionali, uffici amministrativi del settore biblioteche (comune di Milano), il centro fragilità del comune di Milano (tristemente abbandonato).

Casa del custode di Villa Finzi?
Edificio abbandonato

Di fronte al Centro Diurno Disabili fa bella mostra di sé un piccolo edificio neoclassico (Tempietto dell'Innocenza) che anticamente proiettava la sua ombra su un lago artificiale, mentre oggi sorge (ricoperto da un elegante glicine) tra grigi corpi di fabbrica moderni.

Tempietto dell'Innocenza

Eppure il vero gioiello dell'intero parco è "Il Tempio della Notte". Quasi al confine con il muro perimetrale, si erge un piccolo monticello ricoperto da alberi. Solo nel 2005 ci si accorse che tra le radici c'era una grata che permetteva di entrare in un locale sotto gli alberi stessi. In origine questa altro non era che una ghiacciaia sporgente in gran parte dal terreno (ad oggi non visitabile). Tuttavia con il passare del tempo l'ambiente fu riconvertito a tempio ipogeo. Qui si suppone venissero fatti in passato dei rituali massonici (Milano non smette mai di stupire!).

Accesso al Tempio della Notte?

Tempio della Notte.
Immagine tratta da www.divinamilano.it

Altra testimonianza della bellezza ormai scomparsa di Gorla è Villa Singer.

Ma Villa Singer è anche storia di un amore. Amore, in questo caso, paterno.

La villa fu fatta costruire nei primi anni del Novecento da un eccentrico signore austriaco: Karl Singer.

Fu, sin dall'inizio, un laboratorio per la creazione di nuovi profumi. Gli anziani del borgo ancora raccontano di barconi che ormeggiavano nella Martesana carichi di radici ed essenze pronte a diventare coinvolgenti fragranze… Eppure, si sa, non sempre ciò che profuma di poesia attecchisce; fu così che nel 1934 la villa fu venduta a un ricco farmacista: Arturo Monti.

Questo immobile aveva un nobile scopo: permettere alla pittrice Maria di esprimere tutto il suo talento.

La giovane Maria infatti altro non era che la figlia unica del farmacista Monti. In quel periodo studiare per diventare pittrice veniva considerato sconveniente per una fanciulla di buona famiglia.

Fu così che papà Arturo decise di trasferirsi nella bucolica Gorla per permettere a sua figlia di poter dipingere in tutta libertà e en plein air.

Ad oggi la bella palazzina di piazza Piccoli Martiri è la residenza del pronipote dell'amorevole farmacista, nonché location di alcuni spot pubblicitari. Merito del nuovo proprietario è sicuramente quello di essere stato in grado di ricreare il gusto antico e un po' raccolto di questa casa dal passato armonioso, a due passi dallo smog di viale Monza.

spot girato a Villa Singer

Villa Singer e Ponte Vecchio


La dirimpettaia Casa dei Ciliegi rende anche lei particolarmente bello questo sorprendente quartiere milanese (se non fosse per i numerosi graffiti che persone incivili han pensato bene di lasciare sull'edificio storico). Ad oggi questa antica palazzina è un bel ristorante (casadeiciliegi), ma originariamente era il convento dei Padri Minimi, i quali amavano così tanto la natura da curare un bel ciliegio che faceva mostra di sé nel cortile.

Ristorante Casa dei Ciliegi


Eppure Gorla ha mantenuto la sua vocazione ad ospitare monasteri. Ad oggi infatti, a due passi dalla Casa dei Ciliegi, sorge uno delle poche comunità religiose di clausura di tutta Milano: il Monastero di santa Chiara.

La sua chiesa moderna (1958) è aperta ai fedeli, i quali possono anche acquistare piccoli lavoretti artigianali delle monache. Queste ultime presenziano alle funzioni religiose sempre dietro ad una inferriata a lato dell'altare maggiore.

Monastero di santa Chiara, presbiterio


Affresco che ritrae Maria circondata da bambini
(chiaro riferimento all’eccidio di Gorla) e,
nella parte inferiore, la strage degli innocenti.


Giardino interno del monastero
Foto tratta da www.federazioneclarisse.com



I cittadini di Gorla storicamente non hanno mai potuto godere di una propria parrocchia. Per assistere alle funzioni religiose infatti dovevano recarsi nella vicina Turro. Si provvide a questa mancanza solo nel 1895 con la piccola chiesa di san Bartolomeo… Talmente piccola che 24 anni dopo fu necessario costruirne una accanto decisamente più grande: chiesa di santa Teresa del Bambin Gesù.

E la piccola san Bartolomeo? Ad oggi i suoi muri ospitano una biblioteca gestita dall'ACLI.

Chiesa di san Bartolomeo


E' presente inoltre, a sinistra di viale Monza (dando le spalle a piazzale Loreto), un'altra struttura religiosa moderna e capiente: chiesa di san Domenico Savio (1964).

Chiesa di san Domenico Savio


Sempre al di là dell'antico "Imperial Regio Stradone" (l'attuale viale Monza), possiamo ammirare alcuni luoghi curiosi di questo bel quartiere: su tutti spicca il Cantun Frecc. Nato inizialmente come sciostra (magazzino per lo stoccaggio delle merci), nel tempo si è reinventato (addirittura fu trasformato in una filanda di seta). Caratteristica principe di questo antico edificio è il freddo ("Cantone freddo" sarebbe il suo nome in italiano): qui infatti ancora oggi non batte mai il sole (per la gioia dei suoi attuali condomini nei mesi estivi) e per questa ragione il sig. Peck (quello della gastronomia in Cordusio) faceva stagionare qui i suoi formaggi.

Cantun Frecc


Attualmente Gorla non viene più ricordata per la sua bellezza (in gran parte sfiorita, abbiamo visto), ma soprattutto per una infausta data: 20 ottobre 1944 (strage di Gorla).

Quella mattina le forze aeronautiche Alleate avevano il preciso compito di colpire tre obiettivi militari: gli stabilimenti della Isotta Fraschini, quelli dell'Alfa Romeo e gli stabilimenti della Breda nella vicina Sesto san Giovanni.

I bombardamenti sui primi due stabilimenti andarono a buon fine, provocando tra l'altro poche perdite tra i civili. La missione sulla Breda invece fu disastrosa su tutti i versanti.

La mattina di quella soleggiata mattinata gli aerei americani partirono da una base vicino a Foggia per poi dirigersi in due momenti distinti sulla Breda.

Il primo gruppo di bombardieri innestò le bombe sugli aerei troppo presto e per questa ragione non fece in tempo a sganciarle sullo stabilimento, ma se ne disfarono in fretta e furia nelle campagne cremonesi (non provocando vittime tra i civili). Il secondo gruppo di bombardieri invece trascrisse in maniera errata le coordinate e così si ritrovò in una zona sbagliata della città. In questa maniera, invece di liberarsi in maniera rapida delle bombe a bordo innestate in una zona poco abitata, le sganciarono esattamente dove si trovavano: sul centro abitato di Gorla. La popolazione era già da un po' nei rifugi antiaerei, a differenza dei bambini della scuola elementare che si stavano recando in quel momento nelle nei rifugi dell'istituto. Una bomba cadde esattamente nella tromba delle scale della scuola, andando a raggiungere il luogo dove si trovavano i piccoli scolari in quell'esatto momento. L'esplosione che ne conseguì non lasciò scampo a nessuno: nell'impatto morirono 184 bambini, 15 maestre e 5 bidelle.

Grande commozione provocò questa strage in tutta Italia, anche dopo la fine del conflitto bellico. La piazza dell'antico comune di Gorla presentava una voragine dovuta alla demolizione della scuola. Spazio vuoto che l'insensibile sindaco milanese di allora pensò bene di riempire con la costruzione di un cinema. Per fortuna questo non avvenne e al suo posto ad oggi sorge un commovente monumento con tanto di ossario nella cripta che costudisce le ossa delle innocenti vittime di questa follia umana.

 

Monumento ai piccoli martiri di Gorla.
Sulla parte sinistra si vede il bombardiere sganciare la bomba sulla scuola;
sulla parte destra il bombardiere torna dopo aver danneggiato la scuola.


Cripta del monumento
Foto di Bramfab


Altro edificio iconico del quartiere è senz’altro l’edificio che ospita il “Circolo famigliare di Unità Proletaria”.

Il famigerato circolo di viale Monza 140

Questo luogo, dal nome forse un po’ anacronistico, nacque in un anno molto particolare per il nostro paese: 1945.

Fino al famigerato 20 ottobre 1944 infatti, al posto di questo circolo, avremmo trovato la sala da ballo “El buschett”, poi rasa al suolo dai bombardamenti.

Con la fine delle ostilità, si decise di costituire una organizzazione stile Casa del Popolo (chiuse durante il Ventennio Fascista) per permettere agli abitanti di Gorla di ritrovare un po’ di spensieratezza incontrandosi per ballare, desinare insieme, andare a teatro…

Nel 1972 si stabilì qui un Teatro di fondamentale importanza per la città: Il Teatro Officina, che poi nel 1984 si spostò di qualche centinaio di metri (ad oggi la sua sede è in via sant’Elembardo, 2). 

Il Teatro Officina sorge nel cortile di un caseggiato popolare

A partire dal 1986 gli spazi che erano occupati dal Teatro Officina vennero utilizzati da Zelig Cabaret, divenuto in poco tempo famoso in tutta Italia. La nascita di questa istituzione milanese avviene esattamente un anno dopo la chiusura del Derby Cabaret. Quest’ultimo teatro è stato in grado di far nascere talenti del calibro di Giorgio Faletti, Diego Abatantuono, Teo Teoccoli… Altrettanto merito ha avuto lo Zelig nell’essere stato in grado di portare alla ribalta comici divertentissimi come Claudio Bisio, Antonio Albanese, Gioele Dix…

Vecchia insegna dello Zelig

Nel 1966 gli spazi al pian terreno occupati dalla sala da ballo vennero affittati e così nacque la discoteca "Il Tricheco" che, nella sua breve esistenza è stato in grado di far esibire in questi spazi cantanti famosi quali: Equipe 84, Patty Pravo, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Adriano Celentano, Giorgio Gaber. 

Si legge "Il tricheco prenderà a botte i fabbricanti e gli spacciatori di biglietti falsi":)
Foto tratta da www.gianantoniomuratori.com


Nel corso degli anni gli spazi di viale Monza 140 non furono più sufficienti per ospitare i tanti appassionati di bocce. Per questa ragione fu affittato un locale in via Rovigno che con il tempo è diventato "La bocciofila Martesana" divenuta famosa nell'estate del 2023 per essere stata la location della hit dei The Kolors "Italodisco".

ITALODISCO


Abito a due passi dal Naviglio Grande, ma passeggiare lungo le sponde del Naviglio Piccolo (la Martesana) mi sorprende ogni volta. A differenza del canale artificiale vicino alla Darsena, qui non puoi trovare comitive di turisti giunti per consumare "l'ape milanese". E' la Martesana luogo di biciclette, di impiegati amanti del jogging serale, di anziani che ancora popolano questo angolo tipico di Milano (ricchissimo peraltro di risorse per la terza età), di immigrati che vivono e lavorano vicino alla metropolitana… Qui si respira ancora un'aria partigiana, di cabaret, di ville nobili che non si mettono in mostra, di grigi condomini che hanno saturato l'aria parigina che non c'è più, di treni di celentana memoria. 

Sogno per questo borgo milanese (e per Greco e per Crescenzago…) viaggiatori stranieri in compagnia di una guida turistica capace di far apprezzare a loro (e a noi) questo angolo bello di Milano (dalle sponde selvagge), magari assaporando un delizioso gelato (che qui latita).

Cantun Frecc, dettaglio