sabato 15 aprile 2023

BARONACURIOSA



Il nome Barona potrebbe ingannare e far pensare subito ad un titolo nobiliare, invece il suo toponimo fa riferimento ad un quartiere popoloso e popolare a sud di Milano.

Confrontata con la vicina Baggio però salta subito all'occhio come in Barona non esista un vero e proprio "centro storico" attorno al quale poi si è sviluppata la parte moderna. Questo quartiere è maggiormente caratterizzato, più che dai vicoli stretti e antichi, dalle numerose cascine che popolavano questo angolo di campagna alle porte di Milano, nonché dalle svariate fornaci capaci di trasformare l'abbondante argilla presente nel terreno in mattoni per l'edilizia.

Innanzitutto vanno definiti i confini del quartiere: c'è chi sostiene che già a sud della Darsena possiamo iniziare a parlare di Barona, ma personalmente lo ritengo un po' esagerato. Il vero quartiere infatti è quella che si sviluppa ai piedi del cavalcavia di santa Rita, non distante dal Naviglio Grande e che, con le sue propaggini, tende a sfiorare il Naviglio Pavese. E' quella che comprende i tanti campi del Parco Agricolo Sud con le sue antiche strutture purtroppo abbandonate. E' piazza Miani con il suo sapore ancora partigiano. E' l'ospedale san Paolo con i vicini quartieri sant'Ambrogio, alveari di sogni realizzati e non (vedi Marracash)…

Curioso è soprattutto il nome che rimanda alla presenza di una nobile signora (probabilmente residente dalle parti di Cascina Barona tra le vie Biella, via Zumbini e via Simone Martini) . Per quanto riguarda la sua etimologia sono state fatte solo ipotesi, senza avere tra le mani alcuna certezza. Potrebbe derivare ad esempio da bar che nella lingua celtica significava fiume, e la zona in effetti è piena di corsi d'acqua (sia naturali, come ad esempio le risorgive, che artificiali, come ad esempio i fontanili).

A proposito di nobili figure femminili non si può non raccontare la storia della regina d'Inghilterra che a lungo visse in Barona (vedi post dicembre 2022)

 Caricatura di Carolina di Brunswick-Wolfenbuttel
con il suo amante.

Eppure la storia della Barona è decisamente più antica di quella vivacizzata dalla presenza di Carolina di Brunswick.

La zona infatti fu abitata addirittura a partire da 4 milioni di anni fa. Non lontano dalla fermata della metropolitana Famagosta infatti furono trovati dei resti di mammut. L'uomo in questa parte della pianura Padana fece invece la sua comparsa nell'età del bronzo (attorno al 2000 a.C.). Nei pressi della ormai demolita Cascina Ranza (siamo a due passi dalla fermata Romolo) sono state trovate delle armi in (appunto) bronzo appartenuti probabilmente ad una tribù ligure (i reperti sono oggi custoditi al Museo Archeologico).

Mammauthus, immagine di Tracy 0


Dagli studi emerge che questa zona a sud di Milano era stata abitata dagli antichi romani i quali avevano la consuetudine di costruire le vie in maniera ortogonale. All'incrocio tra le vie verticali (cardo) e orizzontali (decumano) sorsero edifici poi trasformati nelle attuali cascine presenti in Barona. Qui i viandanti potevano ricevere vitto e alloggio.

Con l'avvento del Medioevo la quasi totalità delle cascine e dei terreni divennero proprietà degli ordini religiosi. La cascina del Monastero Maggiore ad esempio, dal nome ci fa supporre che anticamente fosse di proprietà del Monastero Maggiore (presso la chiesa di san Maurizio in corso Magenta).

Cascina Maggiore (esterni)


Si deve considerare il fatto che anticamente ogni cascina ospitava al proprio interno una cappella adibita alle funzioni religiose (erano infatti i sacerdoti a spostarsi sul territorio per raggiungere i fedeli e non viceversa). Con la discesa di Napoleone gran parte di esse vennero soppresse per subire un cambio d'uso o essere addirittura demolite.
L'unica sopravvissuta è quella dell'ex Cascina Varesina (via Walter Tobagi, 8) che ad oggi ospita alcuni atelier di artisti all'interno della Fornace Curti. 

Ex cappella all'interno della fornace Curti


Prima dell'avvento di Napoleone (più precisamente tra il 1781 e il 1873) la Barona faceva parte del Comune dei Corpi Santi. Solo nella seconda metà del XIX sec. quindi il suo territorio entrò a far parte del Comune di Milano.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la città meneghina subì feroci bombardamenti e anche in Barona vennero colpite alcune strutture causando morti.
Il 31 marzo 1945 alcuni caccia brasiliani bombardarono un magazzino merci situato di fronte alla chiesa san Nazario e Celso. La deflagrazione fu talmente forte che anche la vicina Cascina Barona fu danneggiata. Tra le macerie furono ritrovati i corpi di 5 vittime, tra cui un bambino. 

Cascina Barona attualmente in ristrutturazione


Nel 1990, durante i lavori di scavo della fermata della metropolitana Famagosta, fu trovato il motore di un caccia inglese abbattuto dalla contraerea durante i furiosi combattimenti contro gli Alleati. Il veicolo con il tempo è finito sottoterra nei pressi di una cascina dal nome curioso: Mulino della Polvere, chiamato così perché storicamente qui si produceva la polvere da sparo.

Tra le figure della Barona che si sono distinte durante la Resistenza troviamo sicuramente il partigiano Ettore Satta e Bianca Colla, sua moglie.
Scegliere di diventare partigiano significa anche accettare il rischio di perdere la propria battaglia ed è proprio in un grigio giorno del 1944 che Ettore capì che per lui "il gioco finiva lì". Venne infatti catturato da nazi fascisti, destinazione Auschwitz; eppure mentre si trovava sul vagone merci, direzione Polonia, vide scaraventarsi addosso una donna. Non poteva credere ai propri occhi: la dolce presenza tra le braccia era sua moglie la quale, forse perché non voleva rimanere da sola a Milano a piangere i due figli morti, implorò i soldati di essere deportata anche a lei insieme all'amato marito. Eppure Ettore si era sbagliato: la partita non era finita…
Si dice infatti che nel lager vennero trattati da un gerarca nazista (con tanto di moglie italiana), il quale li aiutò a scappare. Il viaggio fu lungo e periglioso, ma alla fine riuscirono a tornare nella loro tanto amata Barona. Qui Ettore riprese la sua (e non solo sua) lotta.
Arrivò finalmente il 25 aprile del 1945 e a questo punto potremmo pensare che ormai la guerra era finita e il nemico finalmente battuto. Tuttavia Ettore, in pieno "tempo di recupero", subì la sconfitta definitiva: venne ucciso in un attentato il 27 aprile lasciando, questa volta veramente, Bianca a piangere i suoi 3 ometti ormai passati a una nuova dimensione. La signora Satta si è spenta solo nel 2012 in quella Barona che ancora ricorda l'esistenza eroica del suo amato marito, con una targa in via Lago di Nemi numero 4.  

Targa dedicata ad Ettore Satta


Placate le bombe della Seconda Guerra Mondiale, questo quartiere fu fortemente interessato da svariati delitti a stampo mafioso e dagli attentati durante gli anni piombo. Emblematica la storia di Andrea Campagna al quale è stato intestato il parco di via Teramo: agente ventiquattrenne della DIGOS, fu ucciso dai Proletari Armati per il Comunismo, reo semplicemente di essere stato ripreso da alcune telecamere durante l'arresto di alcuni sospettati (risultati poi estranei ai fatti) dell'omicidio di Pierluigi Torregiani.


Targa in via Modica
a ricordo dell'assassinio di Andrea Campagna


A partire dal 1946 la Barona ha "rischiato" di diventare la "Hollywood italiana", in concorrenza con la romana Cinecittà. In quest'anno infatti è stata fondata la ICET con sede in via Pestalozzi 18 (a due passi dalla chiesa di san Cristoforo). Era questa un grande teatro di posa dove, tra l'altro, vennero girate le scene d'interno di alcuni film famosi come "Miracolo a Milano" di Vittorio De Sica o "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti. Purtroppo questa esperienza terminò nel 1965 quando la sede fu spostata a Cologno Monzese per essere poi rilevata dalla Fininvest nel 1983.

Cantiere in stato di abbandono
al posto degli studi ICET


Sempre a proposito di cinema in quel della Barona, va segnalato il film "I girasoli" (1970) con Marcello Mastroianni e Sofia Loren girato parzialmente in un appartamento del quartiere sant'Ambrogio, nonché nei pressi della chiesa di san Giovanni Bono. 

Manifesto del film "I girasoli" (1970)


Con il boom economico successivo al conflitto mondiale, la Barona mutò completamente aspetto: da zona di campagna a quartiere popoloso cittadino. Emblematici i quartieri sant'Ambrogio (chiamati così poiché su questi terreni sorgeva la cascina sant'Ambrogio) sorti dove fino agli anni Sessanta c'era sola campagna. I suoi condomini lunghi e sinuosi ospitano al proprio interno ben 12000 abitanti! 

Quartiere sant'Ambrogio.
Il suo edificio più lungo misura ben 400m!


Ancora oggi tuttavia la zona è costellata da cascine talvolta che sfuggono allo sguardo, ma che meritano senz'altro di essere conosciute (vedi post marzo 2023)

Ad oggi il territorio è cambiato e le strutture che maggiormente colpiscono sono quelle moderne, ad es il Collegio di Milano con le sue due statue dell' Expo, oppure il Barrio's.
Quest'ultimo offre le proprie attività educative all'ombra di una struttura diventata ormai icona del quartiere. Il suo "fungo" infatti è stato setting per video musicali o spot pubblicitari. Eppure il Barrio's non è solo architettura (originale) ma soprattutto umanità. I suoi ambienti ospitano al proprio interno svariate iniziative rivolte ai giovani (e non solo) del quartiere. Ho avuto modo di conoscere come educatore alcune loro attività e quella che mi ha maggiormente colpito è stato lo sforzo di coinvolgere alcuni immigrati appena arrivati nel nostro paese, in qualità di animatori, nell'ambito delle attività animative estive per i bambini del quartiere…Anche questa è integrazione! 

Statua proveniente dall'Expo (2015)
sita all'interno del Collegio di Milano
(foto proveniente dalla Fondazione)


Barrio's


Sempre nell'ambito delle numerose iniziative sociali troviamo il villaggiobarona, risposta alla domanda di alloggio da parte di soggetti economicamente e socialmente svantaggiati.

Villaggio Barona


Ad oggi la situazione economica del quartiere è decisamente cambiata: i numerosi condomini ospitano magari impiegati che di mattina si recano in centro città per lavorare e solo la sera e il fine settimana hanno modo di vivere la Barona. Anticamente invece la situazione era decisamente diversa: l'economia della zona era basata sull'agricoltura (cascine), sulla fabbricazione dei mattoni con l'argilla (fornaci) e sul duro lavoro delle lavandaie. Erano quest'ultime figure emblematiche per la città. Spinte dalla necessità a svolgere uno dei lavori più duri che l'uomo abbia mai creato, non solo vivevano sulla propria pelle le conseguenze fisiche dello stare sempre a contatto con l'acqua (artriti, reumatismi…), ma venivano a torto considerate anche delle donne "facili".
Eppure non tutti sanno che in origine erano gli uomini a svolgere questo duro mestiere e che solo successivamente subentrarono le donne...soprattutto quelle abitanti nella vicina Barona.
Ed è proprio un uomo della Barona della seconda metà del XIX sec. il protagonista del seguente racconto dolceamaro. 
Il soprannome di Luisin è "il bell", per il suo modo di vestirsi decisamente originale. Di lavoro fa il garzone di lavanderia, ma nel poco tempo libero che gli rimane ama agghindarsi come un vero signore: cappello di paglia, pantaloni a scacchi bianchi e neri, guanto bianco sulla mano sinistra e bastone con pomo d'avorio saldamente nella mano destra.
Non si fa fatica a credere che questo suo desiderio di sentirsi signore altro non gli abbia procurato che continue burle da parte dei suoi vicini. Tra questi in particolar modo c'è un giornalista decisamente specializzato in scherzi ben riusciti.
Un giorno il giornalista convince il Luisin che un bel ragazzo come lui non può rimanere solo. Ha infatti "tra le mani" una ragazza che fa decisamente al caso suo. L'unico neo è che è un po'…bassa. Il nostro eroe accetta con entusiasmo e le cose sembrano "precipitare" verso un lieto fine. La ragazza infatti accetta la proposta di fidanzamento e dopo pochi giorni tutti gli abitanti della Barona sono invitati al Municipio in centro dove vengono celebrate le nozze. Altro spostamento: il banchetto si svolge alla cascina san Bernardo in Barona. Quando l'allegra festa sta per terminare, finalmente il ragazzo può appartarsi con la sua giovane moglie in una stanza al piano di sopra. Il tutto avviene tra due ali festanti di amici e conoscenti i quali urlano "forza Luisin, forza Luisin!".
Eppure, nel silenzio della cascina a un certo punto si sente un urlo: in quel preciso istante i goliardici amici vedono schizzare fuori dalla stanza il nano nudo (ebbene sì: era un uomo travestito) seguito dal Luisin furioso!
Per anni si è tramandata tra risate a crepapelle la storia di questo gentile abitante della Barona che per un attimo si illuse di non esser più solo e che in realtà non si sposò mai più!

Cascina san Bernardo


Il bel Luisin, come si è visto, era un garzone il quale lavorava per una delle tante lavanderie presenti fino a qualche tempo fa in questa zona della città. La Barona infatti detiene il record di aver ospitato ad inizio Novecento una cooperativa di lavandai che finalmente lavavano i panni, non più nelle acque gelide del Naviglio, ma con l'ausilio di macchine a vapore. Attualmente, se ci rechiamo in via Teramo, possiamo notare delle piccole casette unifamiliari anni trenta che altro non erano che le famose lavanderie della Barona.

Via Teramo


Per quanto riguarda l'architettura religiosa, sono rare le tracce antiche nel quartiere.
Sicuramente la chiesa più importante e storica è quella dei santi Nazaro e Celso alla Barona (via Zumbini 19). Alcune fonti addirittura sostengono che l'edificio risalga al XIV sec., ma ad oggi si presenta in forme più moderne, dato il suo completo rifacimento del 1845.

Dettaglio


Chiesa santi Nazaro e Celso alla Barona


Eppure la chiesa più originale di tutta la zona è quella di san Giovanni Bono (1968) ospitata all'interno del quartiere sant'Ambrogio (via san Paolino, 20). Edificio a forma di tenda, di certo non passa inosservato, data la sua notevole altezza. Risulta essere particolarmente suggestiva al proprio interno poiché quasi completamente buia, ma illuminata da piccole e svariate finestrelle colorate capaci di ravvivare l'assenza di luce con fasci luminosi e vivaci.
Lungo la navata di sinistra è stata collocata una Madonna lignea proveniente, insieme al capitello che fa da base all'altare, dall'ex Cascina sant'Ambrogio ormai abbattuta.

Chiesa san Giovanni Bono

Madonna del Latte
proveniente dall'ex Cascina Sant'Ambrogio


Discesi dal cavalcavia santa Rita, quasi a dare il benvenuto in quartiere, troviamo l'omonimo e maestoso santuario (via santa Rita da Cascia, 22).
La chiesa della Barona è retta dai monaci agostiniani e venne edificata durante gli anni del secondo conflitto mondiale. Al posto di questa chiesa avremmo trovato in passato la cascina Desa che fortunatamente non è stata completamente abbattuta per fare spazio al santuario. L'attuale struttura centrale dell'oratorio infatti (quella che ospita anche il bar) apparteneva a questo grande edificio agricolo.

Oratorio santuario santa Rita

Infine molto popolare è la fiera dedicata a santa Rita e che si tiene a maggio, nella domenica più prossima al giorno 22. In questa occasione vengono distribuite rose benedette e il parroco impartisce la benedizione alle auto (in genere nuove) che si presentano sul sagrato della chiesa.

Benedizione delle auto,
santuario santa Rita
foto storica


Mi piace concludere questo lungo post...in allegria: feste della Barona.
Una delle più antiche e di origine tribale era sicuramente quella "delle centovacche".
A questa festa in passato potevano partecipare solo i contadini che possedevano almeno cento vacche (dieci partecipanti circa). Si teneva la sera della penultima domenica di agosto e ad una certa ora l'oste dell'osteria dell'ostone (che una volta esisteva all'angolo tra via Binda e via Zumbini), serrava l'uscio e per gli iniziati cominciava la vera cerimonia che consisteva nella presentazione di un enorme vassoio in bronzo con la specialissima portata: una fanciulla nuda ("ona vacca a do zamp") sulla quale venivano versati litri di vino di malvasia. Al rituale propiziatorio seguiva quello espiatorio.
Il parroco della chiesa santi Nazario e Celso aveva il suo bel daffare nei giorni seguenti, esigendo forti ammende in favore dei poveri della zona, secondo il copione previsto dall'usanza tradizionale.

Ex Osteria dell'Ostone


Eppure non tutte le feste della Barona erano così. Quella più curiosa era "la festa del fuoco" a Carnevale: il coraggioso che riusciva a saltare un intero falò acceso, riceveva un non meglio definito premio da parte del parroco.
La sera dell'ultimo giorno di gennaio invece i bambini della Barona bussavano alle porte dei vicini urlando "Foeura genar! Foeura genar! Denter febrar! Denter febrar!" nella speranza di congedare il grande freddo legato al primo mese dell'anno… e buona primavera a tutti!!!