sabato 8 novembre 2014

DA VIA OREFICI A VIA DANTE


Via Dante anni Sessanta



Via Orefici, insieme alle vicine vie Armorari, Spadari, Speronari, Cappellari (ex via Berrettari) e Farine prende il nome dagli antichi mestieri che qui si praticavano nella Milano medioevale (sparite invece risultano essere via Fustagnari, via Pennacchiari, via Frangiai e via Borsinari).
L'aspetto attuale è quello datole a partire dal 1902, periodo di grande fervore edilizio durante il quale molte parti della città vennero rifatte per donare alla metropoli un aspetto più moderno.

Qui, all'incrocio con via Torino, nel 1925 venne posizionato il primo semaforo d'Italia.

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Via Orefici termina in piazza Cordusio (vedi post 12/12/2013) da dove parte via Dante che, insieme al suo prolungamento verso est, corso Vittorio Emanuele, possiede un primato: è l'isola pedonale più lunga d'Europa con i suoi 1500 m circa.
Via Dante venne inaugurata nel 1890: prima di essa esisteva un quartiere popolare poi sventrato per poter mettere in comunicazione piazza Duomo con il Castello. Tuttavia gli speculatori edilizi dell'epoca volevano abbattere il Castello per poter sfruttare questa nuova via che idealmente unisce Milano con Parigi. Il proseguimento di via Dante infatti è, oltre il castello, corso Sempione inaugurato nel 1801 per collegare la città meneghina alla capitale francese. Solo l'architetto Luca Beltrami riuscì ad impedire agli affaristi di cementificare quello che oggi è uno dei più grandi parchi cittadini (Parco Sempione) e di radere al suolo il Castello che aveva ormai perso le sue funzioni di caserma.

 Luca Beltrami

Durante la costruzione di via Dante, il comune di Milano bandì un concorso per la migliore opera edilizia. Vinse il palazzo Richard Ginori (al civico 13) che ospitò a lungo gli spazi espositivi della nota fabbrica di porcellane.

Palazzo Richard Ginori

Gran parte degli edifici di via Dante sono composti da negozi (a livello stradale), mezzanino (che fungeva da magazzino) e piani superiori occupati da ampi appartamenti pensati per la ricca borghesia di fine ottocento (vedi foto seguente).


Sorgeva al posto di via Dante, tra l'altro, la contrada di san Nazaro in Pietrasanta che prendeva il nome dall'omonima chiesa. L'appellativo di questo luogo di culto deriva probabilmente dalla casa abitata da san Nazaro (IV d.c.), mentre il nome Pietrasanta era dovuto al fatto che la chiesa ospitava una pietra divenuta santa perché, secondo una leggenda popolare, veniva utilizzata da sant' Ambrogio per montare a cavallo e partire per le guerre contro gli Ariani. In realtà la pietra altro non era che un capitello di una antica colonna romana ora conservata nella chiesa di san Vincenzo al Prato (zona darsena) e utilizzata come fonte battesimale.
Pietrasanta

All'angolo con via Rovello si trova l'unico edificio scampato agli sventramenti di fine XIX sec.: Palazzo Carmagnola, chiamato così in onore del famoso condottiero Carmagnola.

Palazzo Carmagnola

Filippo Maria Visconti, duca di Milano, lo fece costruire per se' nei primi anni del Quattrocento, ma dopo poco lo donò al conte di Carmagnola.
Quest'ultimo ha una storia assai singolare ed emblematica per il XV sec: al secolo Francesco Bussone, Carmagnola viene tutt'ora ricordato con il nome del suo paese natale. Questo condottiero, al soldo dei Visconti, tradì Milano per mettersi al servizio della nemica Venezia. Una volta assoldato dalla Serenissima iniziò a tramare contro quest'ultima forse perchè i Visconti gli avevano promesso qualche signoria. Fu per questo che venne condannato a morte a Venezia nel 1432.
Nel 1497 Ludovico il Moro donò il palazzo alla sua amante Cecilia Gallerani. Di nobili origini, la Gallerani era una donna molto colta e nel Palazzo Carmagnola ospitava i famosi circoli letterari nei quali, oltre a tenere nobili conversazioni, ci si dilettava con giochi di società. A questi incontri partecipava anche Leonardo da Vinci che, attorno al 1490, immortalò la padrona di casa nel famoso dipinto "La dama con l'ermellino", ora ospitato nel Castello del Wawel a Cracovia.

Dama con l'ermellino

Sotto la supervisione della Gallerani, sia Bramante che Leonardo abbellirono il Palazzo; si ritiene infatti che la particolare meridiana all'interno del cortile sia attribuibile al genio toscano. Meridiana il cui motto dice che intende segnare solo le ore felici: "Horam non numero nisi serenam"  (non conto che le ore serene). Con questo Leonardo intendeva augurare serenità alla Gallerani o voleva affermare, come è logico che sia, che in assenza di sole la meridiana non può fare il suo dovere?

Meridiana nel Palazzo Carmagnola
foto tratta da www.miguidi.it

Dal 1515 al 1861 Palazzo Carmagnola assolse alla funzione di Broletto Nuovissimo: ospitò infatti alcuni uffici della municipalità milanese in sostituzione di quelli ubicati nel broletto nuovo (piazza Mercanti).
Nel 1937 il palazzo fu sede per diversi anni delle sale ricreative del dopolavoro dei dipendenti comunali, compreso un piccolo teatro interno dove si tenevano spettacoli di cabaret e avanspettacolo. Nei sotterranei invece, nello stesso periodo, vi trovavano alloggio i servizi di controspionaggio del regime fascista.
Ad oggi palazzo Carmagnola è la sede ufficiale dell'Expo 2015, nonché sede del Teatro Piccolo.

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