Foto di Francesco Mezzotera |
Nella stessa via dove si affaccia Palazzo Litta, corso Magenta, si trova la chiesa di san Maurizio al monastero maggiore.
Vista dall'esterno si fa fatica a credere che questa sia una delle più belle e sorprendenti chiese della città. E' invece sufficiente varcare l'ingresso per capire immediatamente il perché del suo soprannome: la cappella Sistina di Milano! Le sue pareti sono infatti interamente affrescata in un' armoniosa composizione rinascimentale che regalano entusiasmo ad ogni visitatore.
Facciata Foto di Francesco Mezzotera |
Parete divisoria aula dei fedeli Foto tratta da www.skyscrapercity.com |
STORIA
L'origine di questa chiesa è molto antica (si pensa addirittura del IX sec.), anche se venne completamente rifatta nel 1503.
Era, fino al 1798 (anno della sua soppressione), sede del principale monastero femminile della città (ordine delle benedettine); attualmente lo spazio del monastero è occupato dal museo archeologico.
Le monache che lo abitavano erano le rappresentanti delle principali famiglie nobili milanesi e la badessa non veniva nominata, ma eletta dalle religiose stesse. Questo permetteva infatti di rispettare gli equilibri stabiliti all'interno della città tra i patrizi stessi.
Resta inteso che la badessa era dunque una delle massime autorità della città, insieme al sovrano e all'arcivescovo. Sebbene anch'essa monaca di clausura, aveva il privilegio di presenziare alla messa pubblica il giorno di san Maurizio (22 settembre) con un prezioso diadema sulla testa ed il pastorale nella mano sinistra.
Il monastero era inoltre molto ricco e proprietario di numerosi possedimenti immobiliari e terreni.
DESCRIZIONE
La chiesa è tutt'ora consacrata ma non utilizzata per le cerimonie; se è possibile visitarla in un arco temporale molto ampio durante la giornata, lo dobbiamo alla presenza e all'impegno dei volontari del Touring Club...(http://www.touringclub.it/destinazione/42555/chiesa-di-san-maurizio-al-monastero-maggiore)
San Maurizio è normalmente molto frequentata eppure, in un momento di assoluta solitudine, potrebbe sfuggire quella piccola porta che si apre in fondo alla navata sinistra, varcata la quale si apre un visione meravigliosa: l'aula delle monache.
L'originalità di san Maurizio consta infatti non solo nella sua decorazione pittorica, ma anche nel fatto che è una delle poche chiese rimaste a Milano ad essere suddivisa in due parti: l'aula dei fedeli e quella claustrale (nel 1582 se ne contavano ben 27 di chiese così organizzate).
La prima veniva usata dai laici per assistere alle funzioni religiose, mentre la seconda era occupata dalle monache.
Quest'ultime ebbero la fortuna di ammirare le bellezze dell'altra metà della chiesa solo in una occasione: un giorno di festa del 1794 l'arcivescovo in carica dette l'autorizzazione di penetrare nella zona proibita, per poter ammirare il nuovo altare ricco di marmi e argenti!
La zona dove è sorto il cenobio era sicuramente importante anche ai tempi dell'antica Mediolanum. Durante uno scavo del 1961 infatti sono stati trovati i resti di un'antica domus dell'epoca repubblicana (oggi visibili nel secondo chiostro del museo), mentre, sempre all'interno del museo stesso, è possibile ammirare l'unica torre sopravvissuta delle mura imperiali dell'antica città romana, con annesso breve tratto di muraglia.
In primo piano i resti della domus romana con, alle spalle, torre e mura imperiali Foto di Francesco Mezzotera |
Questa zona della città era molto importante per l'antica Mediolanum, infatti qui sorgeva il palazzo imperiale (alcuni resti sono ben visibili nella vicina via Brisa) e il circo che risultava essere contiguo al palazzo. Ad oggi uno dei pochi reperti romani sopravvissuti è proprio una delle due torri dei carceres del circo, la quale altro non è che il campanile di san Maurizio. Anticamente infatti, all'altezza della torre campanaria, avremmo trovato la cancellata dietro la quale erano schierati i cavalli pronti a gareggiare nel circo.
Torre dei carceres Foto di Francesco Mezzotera |
La torre è possibile ammirarla dall'adiacente via Luini, via inesistente fino al 1865. Il monastero era infatti proprietaria dell'intera area a sinistra e dietro la chiesa. Per poter aprire la via Luini (nonché la retrostante via Ansperto) si è dovuto abbattere le due sacrestie e un lato del chiostro gotico (chiamato così perché caratterizzato da colonne del 1300/1400) che si trova tutt'ora al civico 5.
Chiostro gotico Foto di Francesco Mezzotera |
In questo chiostro avremmo trovato (ormai non più visitabili perché distrutti) locali utili alla comunità come la legnaia, la carbonaia, la cucina...nonché la sala del capitolo con sottostante sepolcro. Sul sito della lavanderia sorge ad oggi una moderna caserma per i vigili del fuoco (via Ansperto, 4), mentre l'area di recente trasformata a parco di via Brisa ha mantenuto la sua vocazione campestre, dato che questo posto altro non era che l'orto del monastero.
via Brisa, ex frutteto del monastero Foto di Francesco Mezzotera |
Per visitare la chiesa ora è necessario tornare idealmente indietro lungo la via Luini ed entrare finalmente nell'aula dei fedeli.
Diversi furono i pittori che resero magnifica questa chiesa, ma su tutti ne spicca uno: Bernardino Luini.
Riguardo al committente degli affreschi invece non si hanno notizie certe; Luca Beltrami sostiene che il Luini ricevette questo incarico dal nobile Alessandro Bentivoglio per celebrare l'ingresso nel monastero della propria figlia Alessandra.
Parete divisoria, aula dei fedeli: Bernardino Luini si è ritratto nei panni di san Benedetto, alle spalle di Alessandro Bentivoglio inginocchiato. Foto di Francesco Mezzotera
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Varcata la porta nella prima cappella a sinistra, si accede all'aula delle monache.
All'ingresso il soffitto è ribassato poiché sopra si apre un pontile sul quale si radunavano le monache coriste.
Aula delle monache Foto tratta da www.mascioni-organs.com |
Sulla sinistra della parete divisoria si apre una porta che originariamente comunicava con il chiostro del monastero, mentre oggi viene usata come ingresso al museo archeologico. Attorno a questa Bernardino Luini ha dipinto una scena della passione di Cristo e curiose sono le espressioni dei manigoldi che deridono Gesù catturato.
Passione di Cristo Foto di Francesco Mezzotera |
Al centro di quest'aula si eleva in tutto il suo splendore il coro ligneo.
Su questi stalli, per tutto il XIX sec., ogni Giovedì Santo, si procedeva alla pia tradizione della lavanda dei piedi: dame e gentiluomini dell'aristocrazia milanese si inginocchiavano per lavare i piedi di 24 "vecchioni" e "vecchine" del Pio Albergo Trivulzio. Alla fine della lavanda gli aristocratici elargivano doni e cibi agli anziani, per poi recarsi in carrozza nella chiesa di s. Fedele, per la messa degli "sciori" (la messa dei signori).
Di grande interesse, soprattutto per i bambini, è la cappella in fondo a sinistra che ospita l'affresco del Diluvio Universale (di Aurelio Luini, figlio di Bernardino, XVI sec.) in tutte le sue fasi.
Foto di Francesco Mezzotera |
Foto di Francesco Mezzotera |
Diluvio universale Foto di Francesco Mezzotera |
Ho visitato San Maurizio al Monastero maggiore proprio oggi. Peccato non aver letto prima questo articolo mi sarebbe stato molto utlie. Grazie per la spiegazione.
RispondiEliminaLaura
grazie a te!!:)
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