lunedì 28 novembre 2016

S.MAURIZIO AL MONASTERO MAGGIORE: LA CAPPELLA SISTINA DI MILANO


Foto di Francesco Mezzotera




Nella stessa via dove si affaccia Palazzo Litta, corso Magenta, si trova la chiesa di san Maurizio al monastero maggiore.
Vista dall'esterno si fa fatica a credere che questa sia una delle più belle e sorprendenti chiese della città. E' invece sufficiente varcare l'ingresso per capire immediatamente il perché del suo soprannome: la cappella Sistina di Milano! Le sue pareti sono infatti interamente affrescata in un' armoniosa composizione rinascimentale che regalano entusiasmo ad ogni visitatore.

Facciata
Foto di Francesco Mezzotera



















Parete divisoria aula dei fedeli
Foto tratta da www.skyscrapercity.com


















STORIA
L'origine di questa chiesa è molto antica (si pensa addirittura del IX sec.), anche se venne completamente rifatta nel 1503.
Era, fino al 1798 (anno della sua soppressione), sede del principale monastero femminile della città (ordine delle benedettine); attualmente lo spazio del monastero è occupato dal museo archeologico.
Le monache che lo abitavano erano le rappresentanti delle principali famiglie nobili milanesi e la badessa non veniva nominata, ma eletta dalle religiose stesse. Questo permetteva infatti di rispettare gli equilibri stabiliti all'interno della città tra i patrizi stessi.
Resta inteso che la badessa era dunque una delle massime autorità della città, insieme al sovrano e all'arcivescovo. Sebbene anch'essa monaca di clausura, aveva il privilegio di presenziare alla messa pubblica il giorno di san Maurizio (22 settembre) con un prezioso diadema sulla testa ed il pastorale nella mano sinistra.
Il monastero era inoltre molto ricco e proprietario di numerosi possedimenti immobiliari e terreni.


DESCRIZIONE
La chiesa è tutt'ora consacrata ma non utilizzata per le cerimonie; se è possibile visitarla in un arco temporale molto ampio durante la giornata, lo dobbiamo alla presenza e all'impegno dei volontari del Touring Club...(http://www.touringclub.it/destinazione/42555/chiesa-di-san-maurizio-al-monastero-maggiore)

San Maurizio è normalmente molto frequentata eppure, in un momento di assoluta solitudine, potrebbe sfuggire quella piccola porta che si apre in fondo alla navata sinistra, varcata la quale si apre un visione meravigliosa: l'aula delle monache.
L'originalità di san Maurizio consta infatti non solo nella sua decorazione pittorica, ma anche nel fatto che è una delle poche chiese rimaste a Milano ad essere suddivisa in due parti: l'aula dei fedeli e quella claustrale (nel 1582 se ne contavano ben 27 di chiese così organizzate).
La prima veniva usata dai laici per assistere alle funzioni religiose, mentre la seconda era occupata dalle monache.
Quest'ultime ebbero la fortuna di ammirare le bellezze dell'altra metà della chiesa solo in una occasione: un giorno di festa del 1794 l'arcivescovo in carica dette l'autorizzazione di penetrare nella zona proibita, per poter ammirare il nuovo altare ricco di marmi e argenti!

La zona dove è sorto il cenobio era sicuramente importante anche ai tempi dell'antica Mediolanum. Durante uno scavo del 1961 infatti sono stati trovati i resti di un'antica domus dell'epoca repubblicana (oggi visibili nel secondo chiostro del museo), mentre, sempre all'interno del museo stesso, è possibile ammirare l'unica torre sopravvissuta delle mura imperiali dell'antica città romana, con annesso breve tratto di muraglia.


In primo piano i resti della domus romana con, alle spalle, torre e mura imperiali
Foto di Francesco Mezzotera
 La domus infatti si trovava all'esterno delle mura repubblicane, le quali vennero ampliate dall'imperatore Massimiano nel III sec. d.C. Lo stesso perimetro difensivo passava esattamente dove oggi sorge la parete divisoria della chiesa che separa la zona per i fedeli da quella per le religiose.
Questa zona della città era molto importante per l'antica Mediolanum, infatti qui sorgeva il palazzo imperiale (alcuni resti sono ben visibili nella vicina via Brisa) e il circo che risultava essere contiguo al palazzo. Ad oggi uno dei pochi reperti romani sopravvissuti è proprio una delle due torri dei carceres del circo, la quale altro non è che il campanile di san Maurizio. Anticamente infatti, all'altezza della torre campanaria, avremmo trovato la cancellata dietro la quale erano schierati i cavalli pronti a gareggiare nel circo.

Torre dei carceres
Foto di Francesco Mezzotera


La torre è possibile ammirarla dall'adiacente via Luini, via inesistente fino al 1865. Il monastero era infatti proprietaria dell'intera area a sinistra e dietro la chiesa. Per poter aprire la via Luini (nonché la retrostante via Ansperto) si è dovuto abbattere le due sacrestie e un lato del chiostro gotico (chiamato così perché caratterizzato da colonne del 1300/1400) che si trova tutt'ora al civico 5.

Chiostro gotico
Foto di Francesco Mezzotera


 In questo chiostro avremmo trovato (ormai non più visitabili perché distrutti) locali utili alla comunità come la legnaia, la carbonaia, la cucina...nonché la sala del capitolo con sottostante sepolcro. Sul sito della lavanderia sorge ad oggi una moderna caserma per i vigili del fuoco (via Ansperto, 4), mentre l'area di recente trasformata a parco di via Brisa ha mantenuto la sua vocazione campestre, dato che questo posto altro non era che l'orto del monastero.

via Brisa, ex frutteto del monastero
Foto di Francesco Mezzotera
 Poco più avanti sulla via Luini si apre via Vigna a ricordo della vigna delle monache...    


Per visitare la chiesa ora è necessario tornare idealmente indietro lungo la via Luini ed entrare finalmente nell'aula dei fedeli.
Diversi furono i pittori che resero magnifica questa chiesa, ma su tutti ne spicca uno: Bernardino Luini.
Riguardo al committente degli affreschi invece non si hanno notizie certe; Luca Beltrami sostiene che il Luini ricevette questo incarico dal nobile Alessandro Bentivoglio per celebrare l'ingresso nel monastero della propria figlia Alessandra.

Parete divisoria, aula dei fedeli: Bernardino Luini si è ritratto nei panni di san Benedetto, alle spalle di Alessandro Bentivoglio inginocchiato.
Foto di Francesco Mezzotera

Foto di Francesco Mezzotera

Parete divisoria, aula dei fedeli: sotto la figura del Cristo si nota una finestrella, chiamata "comunicatorio", dietro la quale le monache facevano la comunione, durante le funzioni.
La figura di Gesù si trova nello stesso posto sulla parete divisoria, lato aula delle monache, tuttavia con le palpebre alzate.
Foto di Francesco Mezzotera





  Parete divisoria, aula dei fedeli.
Sopra l'altare si nota una grata; questa permetteva alle monache di clausura, dalla propria aula, di seguire la messa che veniva officiata in quella pubblica.
Originariamente era molto più grande: arrivava fin sopra il quadro.
Quest'ultimo venne fatto inserire da san Carlo Borromeo nel 1577 per limitare ulteriormente i contatti tra fedeli e monache.
L'opera ("L'adorazione dei Magi" di Antoni Campi) è senz'altro originale: in primo piano la parte posteriore del cavallo nella composizione.
foto tratta da www.skyscrapercity.com





Cappella della deposizione, aula dei fedeli, prima a sinistra.
La porta, oggi murata, era l'ingresso di una delle due sacrestie (una per aula) entrambe demolite nel XIX sec.
Queste erano gli unici ambienti comunicanti tra le due aule; dopo la loro demolizione è stato necessario aprire un varco in questa cappella per poter accedere all'aula delle monache. Nel far questo però non si è tenuto conto del danno arrecato all'affresco dalla netta impronta leonardesca (riprende un dettaglio de "L'ultima cena", vedi sotto)
Foto di Francesco Mezzotera







Cappella di santa Caterina, aula dei fedeli, seconda a destra.
Bernardino Luini ritrae san Lorenzo con gli occhi rossi per la commozione a fronte della flagellazione di Cristo
Foto di Francesco Mezzotera



 Cappella di santa Caterina, aula dei fedeli, seconda a destra.
La santa in procinto di essere decapitata merita una spiegazione più approfondita...

 STORIA DELLA CONTESSA DI CHALLANT
E' risaputo che nel XVI sec. la classe dominante era quella aristocratica, eppure c'era in quel periodo, tra le fila del popolino, una fanciulla di nome Bianca Maria Scapardone conscia della sua bellezza e del non volersi accontentare di una vita fatta di stenti.
Dunque con fredda determinazione, mise in piedi il suo piano di scalata sociale...
Siamo nel 1514 quando Bianca riuscì a farsi portare all'altare da Ermes Visconti, il quale da lì a poco morirà lasciandole, tra l'altro, in eredità il titolo nobiliare.
In seguito si sposò con il conte Renato Challant, presto abbandonato dalla neo-contessa che decise di trasferirsi a Pavia con il lucido intento di conquistare uomini più potenti...
Ma trovò la persona sbagliata sul suo cammino: Ardizzino Valperga, conte di Masino, desideroso di vendetta poiché si era sentito usato.
Così, una volta che la contessa di Challant gli girò le spalle, il Valperga iniziò a spargere in giro maldicenze nei confronti della donna, tanto che Bianca Maria non potè più accedere ai salotti buoni della città.
La Scapardone andò su tutte le furie: era questa un'onta che andava lavata con il sangue!
Fu l'ennesima "vittima" della donna l'esecutore dell'omicidio: don Pietro di Cardona...
Eppure quest'ultimo non tardò a confessare chi era stato il mandante e così, nel 1526, la contessa, ribattezzata la "mantide di Challant", venne decapitata presso una delle porte laterali del Castello Sforzesco.
Qualcuno sostiene che il suo fantasma si aggiri ancora nei pressi del maniero...
Tra gli astanti della decapitazione ci fu anche Bernardino Luini il quale rimase affascinato dalla bellezza della donna, non compromessa neanche dalla morte violenta. Il pittore la volle così immortalare nei panni di santa Caterina inginocchiata per subire la decapitazione (vedi immagine in alto).
Foto di Francesco Mezzotera




 Cappella dell'ecce homo, aula dei fedeli, prima a destra.
Il puttino scosta la tenda per mostrare l'ingresso al primo cortile del monastero.
Foto di Francesco Mezzotera




























Varcata la porta nella prima cappella a sinistra, si accede all'aula delle monache.
All'ingresso il soffitto è ribassato poiché sopra si apre un pontile sul quale si radunavano le monache coriste.

Aula delle monache
Foto tratta da www.mascioni-organs.com


Sulla sinistra della parete divisoria si apre una porta che originariamente comunicava con il chiostro del monastero, mentre oggi viene usata come ingresso al museo archeologico. Attorno a questa Bernardino Luini ha dipinto una scena della passione di Cristo e curiose sono le espressioni dei manigoldi che deridono Gesù catturato.

Passione di Cristo
Foto di Francesco Mezzotera


Al centro di quest'aula si eleva in tutto il suo splendore il coro ligneo.
Su questi stalli, per tutto il XIX sec., ogni Giovedì Santo, si procedeva alla pia tradizione della lavanda dei piedi: dame e gentiluomini dell'aristocrazia milanese si inginocchiavano per lavare i piedi di 24 "vecchioni" e "vecchine" del Pio Albergo Trivulzio. Alla fine della lavanda gli aristocratici elargivano doni e cibi agli anziani, per poi recarsi in carrozza nella chiesa di s. Fedele, per la messa degli "sciori" (la messa dei signori).

Di grande interesse, soprattutto per i bambini, è la cappella in fondo a sinistra che ospita l'affresco del Diluvio Universale (di Aurelio Luini, figlio di Bernardino, XVI sec.) in tutte le sue fasi.

Foto di Francesco Mezzotera


Foto di Francesco Mezzotera

Diluvio universale
Foto di Francesco Mezzotera

2 commenti:

  1. Ho visitato San Maurizio al Monastero maggiore proprio oggi. Peccato non aver letto prima questo articolo mi sarebbe stato molto utlie. Grazie per la spiegazione.

    Laura

    RispondiElimina