Quante volte saremo passati dall’elegante piazza Conciliazione
presi dai nostri pensieri non facendo caso a una delle zone più belle di
Milano?
È questo un quartiere recente, elegante e che meriterebbe
stuoli di turisti giapponesi impegnati a fotografarlo.
Dietro uno di questi palazzi eleganti si nasconde un altro
edificio di tutt’altro gusto. In via Enrico Toti, 2 infatti, all’interno di un
cortile, sorge timidamente un palazzo dal sapore austriaco.
Venne fatto edificare da un principe austriaco parente degli
Asburgo, di passaggio da Milano nel 1902. Qui, complice il bel sole di giugno
meneghino, il nobil uomo…anzi, nobile ragazzo si innamorò. Non sappiamo però chi
fosse questa graziosa ragazza milanese che fu in grado di rapirgli il cuore.
All’inizio il corteggiamento fu duro. Lei (che per comodità
chiameremo Lidia) non ne voleva sapere delle attenzioni di uno straniero.
Eppure lui (che per comodità chiameremo Johan), nonostante la sua proverbiale
serietà, la conquistò a furia di risate. Ogni suo approccio prevedeva uno
stravolgimento sistematico della lingua italica.
“Mio cognome è Johan, mio nome Bauer, principessa Bauer.
Scontento di conoscerci” fu il suo bigliettino da visita quella sera alla festa
del conte Litta.
Più Lidia tentava di correggere l’italiano buffo e contorto
di Johan, più quest’ultimo andava in confusione.
Fu così che tra una risata e una lezione di grammatica i due
giovani convolarono a giuste nozze.
Passarono tre anni e arrivò nella coppia una bimba rosea e
paffutella. Passarono altri quattro anni e i due piccioncini rinunciarono ad
accrescere la famiglia, dato che il secondo figlio proprio non arrivava.
Passarono altri cinque anni e il bel clima che regnava in Europa d’un tratto sparì
per colpa di un nazionalista serbo che commise un omicidio eccellente.
Scoppiò la Prima Guerra Mondiale e d’improvviso Johan e
Lidia si trovarono nemici, quali novelli Romeo e Giulietta. Johan fu richiamato
al fronte per combattere quegli stessi italiani che parlavano una lingua tanto
difficile, ma tanto amabile quanto la loro accoglienza.
Johan non tornò più. Lidia rimase sola in quella casa che
ricordava le buffe origini di quel marito che aveva amato tanto, nonostante non
avesse mai imparato a recitare per intero un Padre Nostro in italiano.
Amen.
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