mercoledì 20 agosto 2025

GIULIETTA E ROMEO MILANESI

 



Quante volte saremo passati dall’elegante piazza Conciliazione presi dai nostri pensieri non facendo caso a una delle zone più belle di Milano?

È questo un quartiere recente, elegante e che meriterebbe stuoli di turisti giapponesi impegnati a fotografarlo.

Dietro uno di questi palazzi eleganti si nasconde un altro edificio di tutt’altro gusto. In via Enrico Toti, 2 infatti, all’interno di un cortile, sorge timidamente un palazzo dal sapore austriaco.

Venne fatto edificare da un principe austriaco parente degli Asburgo, di passaggio da Milano nel 1902. Qui, complice il bel sole di giugno meneghino, il nobil uomo…anzi, nobile ragazzo si innamorò. Non sappiamo però chi fosse questa graziosa ragazza milanese che fu in grado di rapirgli il cuore.

All’inizio il corteggiamento fu duro. Lei (che per comodità chiameremo Lidia) non ne voleva sapere delle attenzioni di uno straniero. Eppure lui (che per comodità chiameremo Johan), nonostante la sua proverbiale serietà, la conquistò a furia di risate. Ogni suo approccio prevedeva uno stravolgimento sistematico della lingua italica.

“Mio cognome è Johan, mio nome Bauer, principessa Bauer. Scontento di conoscerci” fu il suo bigliettino da visita quella sera alla festa del conte Litta.

Più Lidia tentava di correggere l’italiano buffo e contorto di Johan, più quest’ultimo andava in confusione.

Fu così che tra una risata e una lezione di grammatica i due giovani convolarono a giuste nozze.

Passarono tre anni e arrivò nella coppia una bimba rosea e paffutella. Passarono altri quattro anni e i due piccioncini rinunciarono ad accrescere la famiglia, dato che il secondo figlio proprio non arrivava. Passarono altri cinque anni e il bel clima che regnava in Europa d’un tratto sparì per colpa di un nazionalista serbo che commise un omicidio eccellente.

Scoppiò la Prima Guerra Mondiale e d’improvviso Johan e Lidia si trovarono nemici, quali novelli Romeo e Giulietta. Johan fu richiamato al fronte per combattere quegli stessi italiani che parlavano una lingua tanto difficile, ma tanto amabile quanto la loro accoglienza.

Johan non tornò più. Lidia rimase sola in quella casa che ricordava le buffe origini di quel marito che aveva amato tanto, nonostante non avesse mai imparato a recitare per intero un Padre Nostro in italiano.

Amen.

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