S. SIMPLICIANO
La Basilica di San Simpliciano è una delle quattro Basiliche
fondate da S. Ambrogio nel IV sec. d.c.
Si trovava fuori dalle allora mura romane, in corrispondenza
di un cimitero pagano, sulla strada comacina, una delle strade più importanti
della città poiché conduceva alle provincie dell'impero al di là delle Alpi
(Gallie).
Fu dedicata inizialmente alla Vergine (Basilica Virginum) e
poi a S. Simpliciano (Vescovo che succedette a S Ambrogio).
I due erano molto legati. La leggenda narra che quando
Ambrogio era sul letto di morte, i sacerdoti iniziarono a discutere in sua
presenza su chi doveva diventare Vescovo di Milano. Venne fuori il nome di
Simpliciano, ma fu scartato perchè troppo anziano; a quel punto S. Ambrogio si
svegliò dal torpore della sua agonia per dire “vecchio sì, ma buono”, per poi
tornare in uno stato di incoscienza.
La basilica fu edificata, per volere di Ambrogio, con le
stesse fattezze della Basilica di Treviri, luogo di nascita del Santo, nell'attuale
Germania. Il Vescovo di Milano la volle proprio qui sulla strada che portava
nelle terre dove era nato. Desiderò che fosse edificata in queste forme come a
voler dire che, così come la Basilica di Treviri era utilizzata dall'Imperatore
come luogo per “amministrare la giustizia terrena”, quella di Milano veniva
utilizzata dal Vescovo come luogo per “amministrare la gloria di Dio"
Basilica di Costantino a Treviri Così doveva apparire la basilica di San Simpliciano in origine |
La basilica paleocristiana doveva essere molto alta con
finestroni che arrivavano fino al soffitto e questo le permetteva di essere
molto luminosa. Ancora oggi si possono notare i segni delle vecchie arcate sia
all'interno della chiesa che all'esterno (soprattutto lungo la parete destra
della nave).
Aveva inoltre un portico (cunicola) che le correva tutto
attorno, a partire dall'attuale facciata fino all'attuale transetto circa e
l'entrata non si trovava dove si trova oggi, ma sul lato sin.
Con il passare del tempo è stata molto modificata, es la
facciata che vediamo è in gran parte un rifacimento neo-romanico di Carlo
Maciachini (fine XIX sec).
S Simpliciano inoltre è famosa per un miracolo che segnò la
storia della Lombardia.
Nel IV sec in Italia c'erano ancora zone non evangelizzate;
Ambrogio decise di inviare nella Val di Non 3 religiosi (Sisinio, Martirio,
Alessandro) affinchè convertissero i valligiani dal paganesimo al
cristianesimo. Quando i tre arrivarono, iniziarono a conquistare molte anime
fino ad attirare su di loro le antipatie di alcune persone che non ne volevano
sapere di convertirsi. Questi stessi pagani uccisero i 3 inviati di Ambrogio.
Il Vescovo di Trento allora decise di inviare le salme a Milano dove vennero
conservate molto probabilmente nell'attuale aula martyrium che si trova tra il transetto di
sinistra e l'abside. La leggenda narra che nel XII sec dall'urna che
costudivano le reliquie si alzarono 3 colombe bianche che andarono a posarsi
sulla croce sopra il Carroccio durante la battaglia di Legnano contro Federico
Barbarossa. Questo fu interpretato come un segno divino da parte dei
combattenti della Lega Lombarda, tanto da dare loro fiducia e forza e da
permettergli di vincere la battaglia contro l'imperatore tedesco.
Lo stesso episodio è rappresentato nelle vetrate del 1927
poste sopra l'ingresso.
Ciò che colpiva maggiormente in questa Basilica fino al XIX
sec era il grande affresco sulla conca dell'abside intitolato “incoronazione di
Maria” (1507); fino ad allora infatti, nell'entrare in chiesa si veniva subito colpiti
da questa grande opera realizzata dal Bergognone che rappresenta Gesù che
incorona la Madonna (alla quale, come abbiamo visto, era inizialmente dedicata
la Basilica), con Dio con le braccia allargate e al centro la colomba dello
Spirito Santo. Intorno a queste quattro figure c'è una corona di Angeli e
Santi, tra cui anche Dante Alighieri. Il sommo poeta lo si può ammirare a sin
di Gesù (il secondo a partire dal fondo).
Ad oggi la visione dell'affresco è un po' nascosto dal
mastodontico altare che è stato posto nell'abside. Tuttavia è possibile passare
sotto la cantoria di sinistra per recarsi dietro l'altare in modo da ammirare
l'affresco più da vicino, nonché le reliquie di S. Simpliciano e dei tre
Martiri della Val di Non.
Inoltre, sempre dietro all'altare è possibile vedere il coro
ligneo del XVI sec, usato dai frati benedettini durante le celebrazioni ed
orazioni. Sugli stalli sono incise con caratteri a color oro dei motti in
latino (“La successione delle sentenze dirige l’itinerario ascetico del monaco
verso la vita eterna”)
I frati Benedettini abitarono la Basilica a partire dal IX
sec. La maggior parte delle cappelle della chiesa infatti sono affrescate con
episodi di vita di santi benedettini.
Sempre a quest'ordine religioso, si deve la costruzione dei
due chiostri ad oggi visitabili (ingresso da via dei Cavalieri del Santo
Sepolcro, 3 Ingresso della Facoltà di Teologia). Il primo è del 1400 e
purtroppo poco si è riusciti a recuperare degli affreschi del Bergognone,
mentre il secondo, più grande del primo, della metà del '500, conserva ancora
quel clima sereno che doveva respirarsi in questi ambienti prima della venuta
di Napoleone che trasformò il convento in caserma.
Infine curiosa è la storia del campanile. Questa torre, così
come quella della vicina chiesa di S. Maria del Carmine, fu abbassata per
volere del governatore spagnolo, nel XVI sec, per fare in modo che nessuno
potesse spiare ciò che avveniva nella vicina caserma (l'attuale Castello
Sforzesco).
Legata a questa torre campanaria è una leggenda molto antica che ci parla di mal di denti: pare infatti che un mercante di porta comacina soffrisse di un forte dolore; dunque chiese al campanaro di san Simpliciano di poter suonare le campane con la bocca nella speranza di vedersi strappare i denti. Risultato: una sonora capocciata contro il soffitto della cella campanaria! In compenso il mal di denti cessò definitivamente...
Legata a questa torre campanaria è una leggenda molto antica che ci parla di mal di denti: pare infatti che un mercante di porta comacina soffrisse di un forte dolore; dunque chiese al campanaro di san Simpliciano di poter suonare le campane con la bocca nella speranza di vedersi strappare i denti. Risultato: una sonora capocciata contro il soffitto della cella campanaria! In compenso il mal di denti cessò definitivamente...
Foto di Francesco Mezzotera |
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San Simpliciano, 7 20100 Milano
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