domenica 4 aprile 2021

BREVE TOPONOMASTICA CURIOSA DI MILANO



 

Gian Giacomo Trivulzio, nobile militare, non lo si può certo definire patriottico. Milanese di nascita, era al servizio dell’imperatore francese Luigi XII, il quale desiderava ardentemente sottrarre il Ducato di Milano a Ludovico il Moro.

Tale progetto si realizzò il 2 settembre del 1499 e, in segno di gratitudine, il Trivulzio venne nominato maresciallo di Francia.

Otto anni dopo non ci “stava nella pelle“ ad ospitare l’imperatore presso la sua “umile dimora“ nell’attuale via Rugabella che anticamente era occupata in toto dalla nobile famiglia. Per l’occasione Gian Giacomo l’abbellì con archi e padiglioni finti così l’imperatore, nel vederla, esclamò “Voila’ una belle rue!” (“Ecco una bella via!”). Smisurato fu l’orgoglio del mercenario Trivulzio, tanto da decidere di nominare la sua via “bella ruga”, che poi divenne “Rugabella”. Eppure a vederla oggi, questa strada si fa decisamente fatica... a definirla “bella”!

                                                            (continua...)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       


Significato decisamente opposto quello di via Chiossetto: dal milanese ciusset, ossia “via stretta e brutta”. Anche in questo caso l’appellativo è quanto mai sbagliato: la viuzza infatti è quanto mai deliziosa!

 




Via Montenapoleone,
a proposito di incanto, presumibilmente doveva essere abitata solo da belle donne: il soprannome che ha ereditato infatti è el quartier de riverissi, dato che gli uomini qui si sentivano obbligati a fare la riverenza con il cappello alle sue avvenenti abitanti.
L’origine del nome invece va fatta risalire a Napoleone. Qui venne aperta una banca (chiamata in passato Monte, dato che le monete prestate ai clienti formavano una sorte di monticciolo sul banco) per volere del condottiero francese.



Mentre in via Montenapoleone si facevano affari “alla luce del sole” nella banca allora presente, in vicolo Calusca se ne tenevano altrettanto illegali (usura, prostituzione, contrabbando…). Da questa situazione nacque il soprannome “casa losca” dato all’edificio principale della strada, contratto poi in Ca’ lusca.



 

Possiamo immaginare che i tanti peccatori della via Calusca fossero oggetto di attenzione nelle assidue preghiere da parte delle monache presenti in via Ochette. I milanesi soprannominarono le religiose “oche” per il vestito che portavano, da qui il nome della strada (oggi rinominata via Matteo Bandello).





Anche via Cappuccio deve il suo nome alle religiose: qui avremmo trovato un convento di monache, dette “monache del cappuccio” in quanto erano le uniche in città che portavano il cappuccio come i frati.





 
I Pellegrini invece giunti in città potevano soggiornare in via dei Pellegrini presso l’ospizio trecentesco (ormai demolito) della chiesetta di san Pietro dei Pellegrini (ormai sconsacrata) …però solo per due giorni.






 
A Milano, oltre ai pellegrini che erano di passaggio, avremmo invece trovato, sin dai tempi più remoti, immigrati provenienti, ad esempio, da Bergamo e da Brescia. I primi pare che abbiano dato il nome alla via Bergamini, mentre i secondi alla via Brisa.




 
Una via invece milanesissima, anche nell'origine del suo nome, è via Bagutta la quale deriva dal termine dialettale bagà con cui si indica qualcuno che beve (vino) di gusto!

 




Decisamente arduo è comprendere l’origine del nome di via Marina. Una versione davvero curiosa sostiene che qui le nobili dame ondeggiavano nelle loro carrozze come se fossero su una barca, a causa del selciato.




 

Esistono poi vie che hanno modificato il proprio nome nel corso degli anni, come ad esempio via san Carpoforo che anticamente si chiamava "contrada dei tetti" dato che in questo angusto spazio, dai piani bassi, si potevano vedere solo i tetti e non il cielo. Contrada dei tetti che talvolta veniva modificata in "contrada delle tette" alludendo alla presenza delle numerose case chiuse.





Anche via Cesare Cantù aveva un altro nome in passato: via Ratti. Si racconta infatti che qui anticamente abitava un mercante, il quale importò da Genova un nutrito numero di sacchi di mandorle e pinoli. Il commerciante però commise l’errore di non rimettere subito in commercio la merce acquistata. Risultato: quando aprì i sacchi fuoriuscirono un numero spropositato di ratti. Il mercante a questo punto dovette pagare cento persone per poter catturare i topi che ormai avevano invaso quella parte di città.


Tutte le calamite pubblicate un questo post sono create e prodotte da Emanuele Mantovani