sabato 9 maggio 2020

LA MILANO DI GIORGIO GABERSCIK


Foto tratta dalla pagina Facebook GiorgioGaberOfficial

"Milano con il cuore in mano" è la città che forse più di altre in Italia ha sposato la meritocrazia e dunque non importa da dove vieni, quello che conta è quello che vali.
Se esiste una "scuola genovese" allora potremmo affermare che ne esiste una milanese. Eppure Jannacci aveva origini pugliesi, come Celentano, Fo veniva dal lago Maggiore ... e Gaber?
Sono decisamente chiare le origini del "signor G". Basta infatti conoscere il suo cognome per intero (Gaberscik) per capire che anche lui non poteva vantarsi di "essere milanese da sette generazioni".

Giorgio Gaberscik nasce a Milano in via Londonio 28 (zona corso Sempione) il 25 gennaio 1939 da mamma veneta e padre triestino con chiare origini slovene.

Foto tratta da www.ilgiorno.it


Deve ad una sfortuna la sua fortuna: all'età di otto anni si ammala di poliomielite che gli procura una lieve paralisi alla mano sinistra. Il padre decide di regalargli una chitarra per spingerlo ad usare la mano offesa. Su imitazione del fratello maggiore (Marcello) il piccolo Giorgio impara decisamente bene ad utilizzare lo strumento. Durante la sua carriera infatti viene considerato uno dei migliori chitarristi in Italia.

Foto tratta da www.blogfoolk.com


Da adolescente studia come ragioniere, eppure la musica sin dall'età di quindici anni diventa qualcosa di più di un semplice passatempo, tanto che nel 1954 inizia ad esibirsi come chitarrista jazz insieme al gruppo "Ghigo e gli arrabbiati" nei locali allora più importanti per questo genere musicale: il club Tricheco, la Taverna Mexico e l'Arethusa.

La vera svolta arriva alla tenera età di diciassette anni: entra a far parte dei Rock boys, complesso di Adriano Celentano, gruppo habitué del club Santa Tecla.
E' in questa occasione che conosce Enzo Jannacci (pianista del gruppo). Tra queste due "belle teste"  nasce subito un'amicizia che durerà tutta la vita e che si trasformerà in un duo musicale nel '59: I due Corsari (che incideranno però solo sei 45 giri).

Foto tratta da Wikipedia


Sono questi anni davvero prolifici per il giovane Giorgio: sempre nel 1959 si esibisce al palazzo del ghiaccio come solista in una serata rock alla quale partecipano anche Mina, Celentano, Little Tony...
L'anno successivo tiene con Maria Monti (con la quale ha una relazione sentimentale) uno spettacolo concerto "Il Giorgio e la Maria" al teatro Gerolamo durante il quale cantano il loro repertorio e alcune canzoni della tradizione milanese.
Sempre nel 1960 viene pubblicato uno dei suoi singoli più famosi e più "meneghini": la ballata del Cerutti; non da meno è Trani a gogò in quanto a milanesità, del 1962. L'anno successivo è la volta di Porta Romana.

Scenografia migliore non la potevano scegliere Giorgio Gaber e Ombretta Colli per il loro matrimonio (1965): l'abbazia di Chiaravalle...

Foto tratta da www.cinemecum.it


Il nuovo decennio spinge il cantautore milanese ad assumere una valenza meno locale e più nazionale: nel 1970 infatti inventa il "Teatro canzone" che gli permette di affrontare con maestria e leggerezza tematiche importanti attraverso parlato e canzoni.
"Teatro canzone" che porta avanti fino agli ultimi anni della sua vita. Muore infatti il pomeriggio del capodanno del 2003. I funerali hanno avuto luogo nello stesso posto dove ha sposato la sua Ombretta, a Chiaravalle. Ad oggi riposa nella cripta del Famedio del Cimitero Monumentale in compagnia di tanti illustri milanesi, tra i quali l'amico Vincenzino Jannacci.

Foto tratta da www.latinacittaaperta.info


Dunque avventuriamoci con Giorgio Gaber alla scoperta di questa città che vive al presente e che fa fatica anche a conservare memorie di un fresco passato...

I suoi esordi avvengono nei locali jazz più importanti della città negli anni '50, in primis La Taverna Mexico.
Aperta nel 1951 in via san Giovanni sul Muro, la Taverna consente, a chi non è mai uscito da Milano, di sognare posti esotici come il Messico (per il bizzarro arredamento) o l'America (per la sublime musica qui suonata). Ma ciò che maggiormente colpisce sono i frequentatori abituali...Di certo in questo locale non possiamo pretendere di trovare "la Milano bene" del momento: prostitute, spacciatori, camerieri nani che ballano il tip-tap dividono i metri quadri con personaggi più famosi come Piero Manzoni, Alida Valli o Giancarlo Cazzanica (autore di tele in grado di riprodurre le sensazioni del jazz). La Taverna chiude dopo qualche anno anche perchè forse non è stata in grado (o non ha voluto) di reinventarsi in cabaret (vedi Derby...).

Opera di Giancarlo Cazzaniga
Foto tratta da mincioedintorni.com


Un altro posto mitico per il jazz (e frequentato da Gaber in qualità di musicista) è il club Tricheco. Situato esattamente accanto all'attuale Zelig a Gorla, questo club in origine era una balera: la Balera del Buschett, dato che lì vicino c'era un piccolo bosco. Cessata la guerra, negli anni '60 si reinventa come locale per musica dal vivo...e che musica! Qui infatti si esibiscono Gaber, Celentano, i Dik Dik...

Foto tratta da www.gianantoniomuratori.com



Infine un altro punto di riferimento per gli amanti della musica d'oltre oceano è l'Arethusa. Situata in piazza Diaz, angolo via Giardino, le mura che hanno ospitato questo monumento del jazz meneghino si ritrovano disabitate, dato che il locale è attualmente sfitto.

In compenso il santa Tecla (nell'omonima via) è un locale storico per l'intera musica italiana. Qui infatti, nel piano interrato sono nati artisticamente cantanti come Luigi Tenco, Adriano Celentano, Lucio Battisti. Fa tristezza pensare ai fasti gloriosi di questo posto così importante e oggi invece ridotto a palestra non desiderosa, per di più, di dare luce alle sue epiche origini.

Foto tratta da www.yelp.it
In questa foto non è ancora una palestra...



Giorgio Gaber ha contribuito alla costruzione della gloriosa storia del Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi.
Costruito nel 1923 in stile Liberty per ospitare principalmente allenamenti e gare di sport su ghiaccio, sin dall'inizio ha dato spazio a manifestazioni culturali varie. Mitico rimane il concerto dei Pink Floyd del giugno 1971...

Palazzzo del Ghiaccio. Foto tratta da storiedimilano.blogspot.com


Foto tratta da www.witmatrix.com

Ad oggi le gare sono state spostate nel nuovo PalaAgorà sito in zona Inganni.


Il teatro Gerolamo è sinonimo, nella memoria dei milanesi, di spettacoli di burattini della gloriosa compagnia dei Colla. Eppure negli anni sessanta questo piccolo teatro (ad oggi ospita 210 posti) dava spazio alle esibizioni più svariate tra cui anche "Il Giorgio e la Maria".
E' comunque il Gerolamo un piccolo gioiello tutto da scoprire in questa sorprendente città. E' stato ristrutturato seguendo il modello del più celebre teatro alla Scala...dunque, una volta seduti tra le sua fila, ci sembrerà di stare al Piermarini...ma in scala!

Foto tratta da www.operaincasa.files.wordpress.com



"La ballata del Cerutti"parla di un ambiente che non esiste più, un ambiente di periferia milanese. anni '60, dove gli uomini del quartiere (in questo caso il Giambellino) trascorrono il proprio tempo libero al bar che ha inoltre una funzione terapeutica, dato che qui ci si può sfogare e trovare aiuto.
E' questa una Milano popolata da "ladri di galline" come nel caso del Cerutti Gino che, negato per il mestiere di ladro, cerca di rubare una moto per poi finire direttamente a san Vittore. Eppure al suo ritorno al bar, tra gli amici "sale di graduatoria", tanto che il suo soprannome passa da "Drago" a "Duro".
Il bar del Giambellino esiste ancora. Si trova al civico 50 dell'omonima via. I nipoti dell'ex proprietario (Luigi Galli), i signori Fiamenghi, ricordano Gaber quale persona gentile e distinta che si fermava al bar per fare l'aperitivo prima di andare a prendere la fidanzata (Ombretta Colli) all'università.
Oggi tutto è cambiato...il bar ha mutato proprietà: al sig. Galli si sono sostituiti i f.lli Hu (milanesi di origini cinesi). L'insegna è stata sostituita, il biliardo (principale passatempo degli avventori del bar Gino) rottamato e il locale biliardo usato come magazzino.
A proposito: pare che il protagonista del famoso singolo di Gaber "Il Riccardo" (..."che sa giocare anche a biliardo") fosse Riccardo Miniggio, in arte "Ric" che con "Gian" hanno fatto la storia della comicità nazionale tra gli anni '60 e '80.

Foto tratta dalla pagina Facebook Milano sparita e da ricordare



La stessa atmosfera da bar degli anni '60 la troviamo in "Trani a gogò", locale popolato da personaggi pittoreschi ed inimitabili.
Eppure perchè in questo pezzo Gaber chiama il bar "Trani"? Pare infatti che a fine '800 la Francia impedì ai vinificatori pugliesi di esportare il proprio vino. Fu così che arrivati alla frontiera, soprattutto i tranesi, tornarono indietro e, invece di giungere fino a casa propria, si fermarono a Milano dove aprirono dei bar con mescita di vino pugliese. Dall'origine dei proprietari quindi questi locali presero il nome di Trani e con il tempo un po' tutti i bar vennero chiamati così per un lungo periodo.

Foto di Raffaella Losapia



La produzione del sig. Gaberscik è sempre stata improntata sull'ironia, eppure in "Porta Romana" viene affrontata in maniera mirabile un tema classico della musica leggera: l'abbandono da parte della propria amata.

Immagine un po' sfuocata tratta dal video della canzone.
Notare il bigliettaio sul tram...figura mitologica ormai scomparsa.


...E allora, grazie al cantautore milanese, conosciamo alcune curiosità di questa parte della metropoli.
Nei due brani precedentemente affrontati in questo post l'ambientazione era una sola: quella dei bar, dei locali pubblici. A tal proposito in porta Romana si trova una via (via Oste) che ci ricorda come questo antico corso fosse la zona "della movida" fino al XVIII sec (nel 1600 si contavano 18 locande nel solo corso, ad es.). Qui infatti avremmo trovato molte osterie e la toponomastica di questa breve via ce lo ricorda.
Ma la frequentazione dei bar porta spesso a conseguenze tangibili quali l'ubriacatura...
Ci troviamo in via Tiraboschi, a 500 m circa dalla porta Romana spagnola, e il monumento ai caduti (1923) che qui vediamo è denso di retorica fascista: nell'intenzione del suo autore (Enrico Saroldi) i tre protagonisti dell'opera dovevano rappresentare Milano (figura centrale) ferita dai bombardamenti austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, sorretta da un soldato della Lega Lombarda e da un altro dell'Impero Romano...Eppure, poco tempo dopo la sua inaugurazione, l'opera si è guadagnata l'appellativo di "la statua di tri ciucc" (ubriachi)!

"La statua di tri ciucc"
Foto di Francesco Mezzotera


Chissà se il 12 aprile del 1965, uscendo dalla chiesa, lo sguardo dei due sposini Giorgio e Ombretta è caduto sulla torre campanaria dell'abbazia di Chiaravalle, chiamata in dialetto milanese "Ciribiciaccola"? Sì perchè ad essa è legata una filastrocca che sicuramente Gaber avrà conosciuto e solo per caso non l'ha musicata.
Eccola

« Sora del campanin de Ciaravall
gh’è una ciribiciaccola
Con cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt
var pusse’e la ciribiciaccola che i soo cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt?
quant i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt voeren ciciarà con la ciribiciaccola
la ciribiciaccola
l’è pronta a ciciarà con i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt
la ciribiciaccola la ciciara i ciribiciaccolitt ciciaren
ma la ciciarada de la ciribiciaccola l’è pusse’e lunga de quela de i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt »


« Sul campanile di Chiaravalle

c'è una ciribiciaccola

con cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini.

Vale di più la ciribiciaccola

dei cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini?

Quando i cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini vogliono chiacchierare con la ciribiciaccola

la ciribiciaccola è pronta a chiacchierare con cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini

la ciribicciaccola chiacchiera, i ciribiciaccolini chiacchierano

ma la chiacchierata della ciribiciaccola è più lunga di quella dei cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini. »

(dove i ciribiciaccolini forse sono le colonnine della torre)

Torre campanaria dell'abbazia di Chiaravalle
Foto di Francesco Mezzotera



Sempre a Chiaravalle si svolgono i funerali nel gennaio del 2003...
Ad oggi Giorgio Gaber riposa nella cripta del Famedio del Cimitero Monumentale, cimitero che merita senz'altro di essere visitato e conosciuto (https://milanocuriosa.blogspot.com/search?q=cimitero+monumentale) quale museo a cielo aperto.

Foto tratta da http://criticalcity.org/



Si chiude qui il post dedicato ad un milanese illustre che, con la sua intelligenza ed ironia, ha saputo sconfiggere la morte rendendosi celebre anche alle future generazioni. I ragazzi di oggi e di domani, se lo vorranno, avranno modo di divertirsi ascoltando le deliziose parole di Gaber...perchè quello che emerge dalla sua vita e dalla sua arte è senz'altro il desiderio di sorridere sempre e comunque.

Grazie Giorgio.

Foto tratta da www.popcorntv.it

venerdì 1 maggio 2020

BREVE STORIA DEL PALAZZO DEL GHIACCIO (E DEI FRIGORIFERI MILANESI)


Pattinatori. Foto tratta da storiedimilano.blogspot.com

Può sembrare davvero inusuale l'idea che per conservare il cibo in passato si dovesse ricorrere a soluzioni esterne al proprio ambiente domestico, abituati come siamo oggi ad aprire il frigorifero e servirci di quello che ci aggrada in perfetto stato di conservazione.

Nascono così nel 1899 i Frigoriferi Milanesi: fabbrica di ghiaccio sulla strada per Linate. Questo luogo diventa strategico nel momento in cui nel 1911 il mercato ortofrutticolo viene trasferito nell'attuale Largo Marinai d'Italia (dove rimarrà fino al 1969). A questo punto infatti i Frigoriferi Milanesi si trovavano vicini alla stazione ferroviaria di porta Vittoria (dove venivano scaricate le derrate alimentari) e al mercato ortofrutticolo.
E' da questo momento che, oltre a produrre ghiaccio, iniziano a conservare i prodotti alimentari dentro ai loro capienti frigoriferi.

Frigoriferi Milanesi. Foto tratta da www.frigoriferimilanesi.it


Nel 1923 si decide di creare una casa per quegli sport praticati sul ghiaccio; nasce così il Palazzo del Ghiaccio esattamente accanto ai Frigoriferi Milanesi.

Palazzzo del Ghiaccio. Foto tratta da storiedimilano.blogspot.com

Entrambi gli edifici siti in via Piranesi ed entrambi progettati in un incantevole stile Liberty.

Il boom economico degli anni cinquanta porta nelle case degli italiani il frigorifero e questa situazione genera una forte crisi all'azienda fabbricaghiaccio. Da allora infatti i suoi spazi sono stati reinventati in frigoriferi in grado di conservare tappeti e pellicce, in caveau "ripieni" di opere d'arte.
Nel 2003 nasce "Open Care" con la funzione di occuparsi d'arte, in particolar modo di quella moderna. Così, oltre a conservare opere di proprietà privata, gli spazi dei Frigoriferi Milanesi vengono ripensati per dare spazio a mostre e gallerie d'arte.
http://www.fmcca.it/it/mostre/

Fa però tristezza vedere lo stravolgimento che ha subito l'edificio che ospitava l'azienda: da Liberty ad un asciutto palazzone moderno.

Frigoriferi Milanesi oggi. Foto di Stefano Suriani


Lo stesso non si può dire dell'edificio del Palazzo del Ghiaccio che mantiene ancora il suo aspetto originale (nonostante le bombe della Seconda Guerra Mondiale abbiano eliminato definitivamente i decori interni in stile Liberty).
Questo posto storicamente importante per la città ha ospitato sin dall'inizio, oltre alle gare e agli allenamenti degli sport su ghiaccio, anche altre manifestazioni sportive (pallacanestro, scherma, pugilato), ma soprattutto eventi culturali come ad es, il concerto dei Pink Floyd del giugno 1971. Qui si esibirono (negli anni cinquanta  e sessanta) anche artisti importanti a livello nazionale come Celentano, Gaber, Mina...

Foto tratta da www.witmatrix.com

Ad oggi il Palazzo del Ghiaccio mantiene la sua vecchia funzione (famose sono le sfilate di Moda), anche se le gare degli sport su ghiaccio si tengono ormai dal 1987 nel più capiente PalaAgorà (sito in zona Inganni), così come il pattinaggio libero.

Si chiude qui questo mio breve capitolo dedicato a due aziende milanesi capaci di riciclarsi, stando dietro alle esigenze di una società che continuamente cambia e talvolta in maniera davvero imprevedibile.

Mostra pittorica. Foto tratta da www.palazzodelghiaccio.it