sabato 8 novembre 2014

LARGO CAIROLI e dintorni


Via Dante (vedi post precedente) termina in largo Cairoli dietro il quale, in via Luca Beltrami, è possibile notare due edifici gemelli che ospitavano il teatro Olimpia e il teatro Eden.
Nell'edificio posto a sinistra (guardando il Castello) venne aperto nel 1932 il Cineteatro Eden, la cui magnifica pensilina in stile liberty è tutt'ora al suo posto.



Teatro eden inizio '900 da www.giusepperausa2.it



















Teatro celebre perché qui debuttò Wanda Osiris; nel tempo ospitò anche i campionati di lotta greco-romana...!
Una particolarità del cinema Piccolo Eden era quella di essere la prima sala italiana a dotarsi di sistema di retro-proiezione: la macchina veniva posta dietro lo schermo e la pellicola veniva proiettata alla rovescia in trasparenza, in modo da apparire agli spettatori nel verso corretto. Il sistema non ottenne molto successo perché le scene risultavano essere piuttosto buie.
Attualmente questa tecnica è stata adottata dal cinema Plinius in viale Abruzzi (sala 6).
Il Cineteatro Eden chiuse nel 1986 per divenire prima una discoteca e gelateria e successivamente un ristorante.

Il Teatro Olimpia, specializzato in prosa, invece si trovava all'interno del palazzo sulla destra, ad oggi occupato da un famoso negozio di articoli sportivi.
Questa istituzione ebbe l'onore di scoprire il talento di Walter Chiari: nel gennaio del 1944 il sig. Annichiarico si trovava in questo teatro per partecipare a un concorso per dilettanti. Anche se all'inizio un po' ritroso, fece due numeri che riscuotevano sempre successo con gli amici: l'imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca disperatamente di ordinare una granita al bar. Il pubblico apprezzò quella esibizione euforicamente, decretandogli un successo pressoché istantaneo.


A sinistra di largo Cairoli invece troviamo via san Giovanni sul muro. Questo nome deriva dalla omonima chiesa che qui avremmo trovato fino al 1786 (anno della sua soppressione) e chiamata così perché sorgeva a ridosso delle antiche mura romane.
Attiguo alla chiesa di san Giovanni sul muro avremmo trovato l'oratorio di san Leonardo edificato nel 1482 e abbattuto anch'esso nel 1786. Ad oggi rimangono solo alcuni avanzi della parete sinistra di questo piccolo edificio religioso inglobati nel palazzo al civico 13.

Resti oratorio san Leonardo

Imponente è la presenza del Teatro Dal Verme dall'origine assai curiosa. Fino al 1864 al posto di questo edificio avremmo trovato uno spazio erboso poi donato al famoso circense milanese Gaetano Ciniselli, celebre in tutta Europa per i suoi spettacoli equestri. Fu quindi edificato in suo onore un circo che però provocò subito forti malumori tra gli abitanti della zona, tanto che il conte Francesco Dal Verme, proprietario di diversi immobili nella via san Giovanni sul muro, si sentì in dovere di acquistare l'area del Politeama (questo era il nome del famoso circo). Al posto di questa struttura fece edificare l'attuale edificio (che subì trasformazioni nel tempo) la quale contese a lungo alla Scala la fama di miglior teatro della città.

Teatro Dal Verme 1880
In via Puccini 3 (una traversa di via san Giovanni sul muro) è bello farsi sorprendere da ciò che rimane dell'antico Palazzo Dal Verme. Erano i Dal Verme una nobile famiglia di origini veronesi, capitani di ventura a servizio dei Visconti. A partire dal XV sec., divennero proprietari di tutta questa area e qui avevano il loro palazzo che però venne quasi raso al suolo dalle bombe del 1943. Con la ricostruzione post bellica si decise di conservare ciò che rimane dell'antico palazzo rinascimentale (la corte porticata sui quattro lati, con affreschi e vera di pozzo al centro) dietro la facciata di un palazzo moderno. Inoltre sull'antica corte si affacciano moderni condomini quasi a voler togliere spazio alla storia!

Palazzo Dal Verme

Via san Giovanni sul muro ospitava diverse strutture religiose: la via infatti terminava (così come oggi) in via Meravigli e proprio all'angolo con questa strada avremmo potuto ammirare la chiesetta di san Giacomo, costruita nel 1359 e della quale non è rimasta alcuna traccia.
Di fronte a questa chiesa scomparsa si affaccia via Giuseppe Brentano, meglio conosciuta come vicolo dei Vecchi poiché avremmo potuto trovarci un ospizio ormai soppresso.

Edificio che ospitava probabilmente l'ospizio
Ad oggi invece in via san Giovanni sul muro è rimasta solo la chiesa s.Maria della Consolazione (XVI sec.) chiamata anche santa Maria al Castello.

Santa Maria della consolazione
La chiesa è attualmente un importante punto di riferimento per la comunità filippina che ha donato una copia della statua del Santo Nino de Cebu (il bambino Gesù di Cebu: la più antica immagine religiosa delle Filippine) e che è visibile nella prima cappella a sinistra.

Santo Nino de Cebu
Per ammirare la prossima curiosità, è necessario recarsi in vicolo san Giovanni sul muro (a metà della via) al quale si accede passando sotto un arco moderno all'interno di un edificio altrettanto moderno; anticamente c'era invece un arco a tutto sesto che aveva la stessa funzione e che era adiacente alla chiesa di san Giovanni sul muro.

Via san Giovanni sul muro prima del 1786 (da urbanfilemilano.blogspot.it)


















Attuale aspetto (da urbanfilemilano.blogspot.it)





















Sempre in questo vicolo troviamo il Consolato del Sud Africa che ci riserva una piacevole sorpresa:



la statua a grandezza naturale di Nelson Mandela! L'autore l'ha voluto rappresentare senza alcun piedistallo per rappresentare la sua umiltà che era la vera carta vincente di questo grande personaggio storico!

All'angolo tra via Giulini e via Porlezza è situata la Parrocchia dei santi Sergio, Serafino, e Vincenzo chiamata anche la chiesa più corta di Milano.

Parrocchia dei santi Sergio, Serafino e Vincenzo
Questa è una chiesa molto antica (756); nel XV sec. venne trasformata in monastero (san Vincenzo alle Monache) e il suo spazio interno fu suddiviso in due parti: una parte per i fedeli e l'altra (al di là di una parete) per le monache; entrambe forse vennero interamente affrescate dal Luini.
Fu soppressa nel 1798 e da allora fu adibita a svariati usi: studio d'arte, cabina di trasformazione elettrica, cinema.
Nel 1964 venne smantellata e dell'antica struttura rimane qui la facciata della chiesa riservata alle religiose con la parte interna profonda solo 6 mt, tanto che l'altare non è stato posizionato in fondo alla navata principale, come si è soliti fare, ma subito sulla destra. Ad oggi la chiesa è stata consacrata e affidata alla comunità russa ortodossa e i loro fedeli, dopo la funzione domenicale, si ritrovano nei sotterranei della chiesa per stare insieme in grandi tavolate imbandite con i cibi preparati dalle donne.
Qualche decina di metri più avanti invece è possibile ammirare la facciata della chiesa una volta riservata ai fedeli, oggi invece ingresso maestoso di un palazzo di uffici.


Ex monastero san Vincenzo alle monache

Al civico 9 della perpendicolare via Camperio invece si trovano i resti del chiostro del monastero ormai demolito, inseriti nel cortile di un moderno condominio.


Chiostro ex monastero san Vincenzo alle monache

Via Camperio fino a qualche anno fa si chiamava via san Vincenzino alle monache in onore del Monasterium Novum. Ancora prima invece aveva un nome diverso: contrada del Majno, dal nome di un'illustre casata che qui risiedeva. I milanesi presto ribattezzarono la zona con un nome nuovo dal suono simile, ma dal significato decisamente diverso:  "contrada del Matto".

DA VIA OREFICI A VIA DANTE


Via Dante anni Sessanta



Via Orefici, insieme alle vicine vie Armorari, Spadari, Speronari, Cappellari (ex via Berrettari) e Farine prende il nome dagli antichi mestieri che qui si praticavano nella Milano medioevale (sparite invece risultano essere via Fustagnari, via Pennacchiari, via Frangiai e via Borsinari).
L'aspetto attuale è quello datole a partire dal 1902, periodo di grande fervore edilizio durante il quale molte parti della città vennero rifatte per donare alla metropoli un aspetto più moderno.

Qui, all'incrocio con via Torino, nel 1925 venne posizionato il primo semaforo d'Italia.

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Via Orefici termina in piazza Cordusio (vedi post 12/12/2013) da dove parte via Dante che, insieme al suo prolungamento verso est, corso Vittorio Emanuele, possiede un primato: è l'isola pedonale più lunga d'Europa con i suoi 1500 m circa.
Via Dante venne inaugurata nel 1890: prima di essa esisteva un quartiere popolare poi sventrato per poter mettere in comunicazione piazza Duomo con il Castello. Tuttavia gli speculatori edilizi dell'epoca volevano abbattere il Castello per poter sfruttare questa nuova via che idealmente unisce Milano con Parigi. Il proseguimento di via Dante infatti è, oltre il castello, corso Sempione inaugurato nel 1801 per collegare la città meneghina alla capitale francese. Solo l'architetto Luca Beltrami riuscì ad impedire agli affaristi di cementificare quello che oggi è uno dei più grandi parchi cittadini (Parco Sempione) e di radere al suolo il Castello che aveva ormai perso le sue funzioni di caserma.

 Luca Beltrami

Durante la costruzione di via Dante, il comune di Milano bandì un concorso per la migliore opera edilizia. Vinse il palazzo Richard Ginori (al civico 13) che ospitò a lungo gli spazi espositivi della nota fabbrica di porcellane.

Palazzo Richard Ginori

Gran parte degli edifici di via Dante sono composti da negozi (a livello stradale), mezzanino (che fungeva da magazzino) e piani superiori occupati da ampi appartamenti pensati per la ricca borghesia di fine ottocento (vedi foto seguente).


Sorgeva al posto di via Dante, tra l'altro, la contrada di san Nazaro in Pietrasanta che prendeva il nome dall'omonima chiesa. L'appellativo di questo luogo di culto deriva probabilmente dalla casa abitata da san Nazaro (IV d.c.), mentre il nome Pietrasanta era dovuto al fatto che la chiesa ospitava una pietra divenuta santa perché, secondo una leggenda popolare, veniva utilizzata da sant' Ambrogio per montare a cavallo e partire per le guerre contro gli Ariani. In realtà la pietra altro non era che un capitello di una antica colonna romana ora conservata nella chiesa di san Vincenzo al Prato (zona darsena) e utilizzata come fonte battesimale.
Pietrasanta

All'angolo con via Rovello si trova l'unico edificio scampato agli sventramenti di fine XIX sec.: Palazzo Carmagnola, chiamato così in onore del famoso condottiero Carmagnola.

Palazzo Carmagnola

Filippo Maria Visconti, duca di Milano, lo fece costruire per se' nei primi anni del Quattrocento, ma dopo poco lo donò al conte di Carmagnola.
Quest'ultimo ha una storia assai singolare ed emblematica per il XV sec: al secolo Francesco Bussone, Carmagnola viene tutt'ora ricordato con il nome del suo paese natale. Questo condottiero, al soldo dei Visconti, tradì Milano per mettersi al servizio della nemica Venezia. Una volta assoldato dalla Serenissima iniziò a tramare contro quest'ultima forse perchè i Visconti gli avevano promesso qualche signoria. Fu per questo che venne condannato a morte a Venezia nel 1432.
Nel 1497 Ludovico il Moro donò il palazzo alla sua amante Cecilia Gallerani. Di nobili origini, la Gallerani era una donna molto colta e nel Palazzo Carmagnola ospitava i famosi circoli letterari nei quali, oltre a tenere nobili conversazioni, ci si dilettava con giochi di società. A questi incontri partecipava anche Leonardo da Vinci che, attorno al 1490, immortalò la padrona di casa nel famoso dipinto "La dama con l'ermellino", ora ospitato nel Castello del Wawel a Cracovia.

Dama con l'ermellino

Sotto la supervisione della Gallerani, sia Bramante che Leonardo abbellirono il Palazzo; si ritiene infatti che la particolare meridiana all'interno del cortile sia attribuibile al genio toscano. Meridiana il cui motto dice che intende segnare solo le ore felici: "Horam non numero nisi serenam"  (non conto che le ore serene). Con questo Leonardo intendeva augurare serenità alla Gallerani o voleva affermare, come è logico che sia, che in assenza di sole la meridiana non può fare il suo dovere?

Meridiana nel Palazzo Carmagnola
foto tratta da www.miguidi.it

Dal 1515 al 1861 Palazzo Carmagnola assolse alla funzione di Broletto Nuovissimo: ospitò infatti alcuni uffici della municipalità milanese in sostituzione di quelli ubicati nel broletto nuovo (piazza Mercanti).
Nel 1937 il palazzo fu sede per diversi anni delle sale ricreative del dopolavoro dei dipendenti comunali, compreso un piccolo teatro interno dove si tenevano spettacoli di cabaret e avanspettacolo. Nei sotterranei invece, nello stesso periodo, vi trovavano alloggio i servizi di controspionaggio del regime fascista.
Ad oggi palazzo Carmagnola è la sede ufficiale dell'Expo 2015, nonché sede del Teatro Piccolo.

sabato 27 settembre 2014

CORSO VITTORIO EMANUELE parte 2

Terrazza all'ultimo piano della Rinascente
Dunque l'ultimo post si era concluso in via san Pietro all'Orto, a circa metà di corso Vittorio Emanuele II; parallela alla prima via si trova via san Paolo (che conduce in piazza Liberty e che da lì prosegue fino a piazza Meda) la quale deve il suo nome ad una chiesa demolita. In questa via è possibile ammirare Palazzo Spinola (al civico 10) del XVI sec., anche se fortemente rimaneggiato nel XIX.
Questo edificio è la sede della società del giardino, il più antico club per gentiluomini di Milano. Il Circolo fu fondato nel 1783 da 32 borghesi con lo scopo di riunirsi in locali all'aperto per giocare a bocce. I gentiluomini ad oggi hanno modo di poter godere all'interno del palazzo delle più svariate attività culturali, nonché ricreative (biliardo, gioco degli scacchi, palestra e golf). Inoltre a giugno si tiene una grande festa con tutti i soci ("la festa delle rose"), mentre a gennaio il Consolato Generale Austriaco tiene un ballo viennese con debuttanti e cadetti della scuola militare milanese "Teuliè".
La società del Giardino è inoltre la sede di una delle più prestigiose scuole nazionali di scherma che ha partorito campioni del calibro di Matteo Tagliarol (medaglia d'oro ai giochi olimpici di Pechino 2008) o Angelo Mazzoni (medaglia d'oro ai giochi olimpici di Sidney 2000).

Sala d'oro Palazzo Spinola

Piazza Meda (in fondo a via san Paolo) è salita agli onori delle cronache invece qualche anno fa (2008 circa) poiché sotto di essa era stato trovato un sito archeologico dell'imperiale Mediolanum del quale poi non si è saputo più niente. Vien da pensare che, nella fretta di costruire il parcheggio sotterraneo che oggi troviamo in piazza, il miope comune di Milano abbia deciso di sotterrare questo immenso patrimonio per non ostacolare i lavori!!!!!!!


La penultima via sulla sinistra del corso (prima di piazza Duomo) è via Cesare Beccaria, dedicata al famoso giurista, una volta facente parte della contrada di s.Martino, dalla chiesa omonima demolita nel '700.

L'ultima via sulla sinistra è invece via Pattari. L'etimologia di questa via è controversa: secondo alcuni deriverebbe dai patari (o catari), eretici dell'XI secolo, che qui risiedevano. Secondo altri invece qui avremmo trovato i robivecchi o "patèe" che avrebbero dato poi il nome alla via.

Magnolia in fiore nei pressi dell'abside del Duomo

Conclude il corso il Palazzo della Fabbrica del Duomo. Al posto di questo edificio, avremmo trovato fino al 1853 un accampamento di fatiscenti abitazioni occupate dalle maestranze che lavoravano alla "fabbrica del Duomo", cioè alla costruzione della cattedrale. Sempre in questo luogo c'era il cimitero della Cattedrale al centro del quale era stata edificata una chiesetta, s.Maria Relogi, oggi rinominata s. Maria Assunta in Camposanto.
La chiesa antica prese il posto di una precedente cappella dedicata ai SS Coronati, soppressa nel XVII sec. e impreziosita da una meridiana che venne trasferita sulla facciata di s. Maria Relogi. Il nome della chiesa dunque deriva dall'allora funzione di orologio che aveva per questa parte della città.
L'attuale S. Maria Assunta in Camposanto risulta essere molto graziosa; è possibile visitarla solo in occasione delle celebrazioni (ad oggi, dal lunedì al venerdì alle 13.10 e la domenica alle 11.30) ed è inoltre la cappellania cattolica giapponese.

Orologio sulla sommità del Palazzo rappresenta il giorno (con la mano sulla fronte per ripararsi dal sole) e la notte (dormiente)
Proseguendo verso piazza Duomo, sulla destra si trova via santa Radegonda. Poco prima, sotto i portici è possibile ammirare la piccola lapide che ricorda un episodio storico citato anche dal Manzoni ne "I Promessi Sposi": a questa altezza infatti si trovava il famoso forno delle grucce (in milanese prestin di scansc) preso d'assalto dai milanesi esasperati dalla fame nel 1628.


Via santa Radegonda si chiama così per l'omonimo convento e ospedale benedettino abbattuti nel 1783 su progetto del Piermarini, il quale, con questa via, permise ai regnanti austriaci di recarsi agevolmente da Palazzo Reale al neonato Teatro alla Scala.
Ad oggi, all'angolo con c.so Vittorio Emanuele troviamo il cinema Odeon, ma prima di esso avremmo ammirato diversi edifici storici che, come spesso capita nelle città storiche, si sostituirono vicendevolmente. Dunque nell'ordine qui sorgeva una chiesa con annesso convento benedettino, quindi il teatro santa Radegonda (fine XVIII sec.), quindi una centrale termoelettrica (la seconda al mondo! 1883), infine l'attuale cinema Odeon (1926).

Centrale termoelettrica


All'angolo di via santa Radegonda con corso Vittorio Emanuele si trova La Rinascente, grande magazzino specializzato nella vendita di prodotti d'abbigliamento e per la casa, vanto per la città... oggi, ahimè, di proprietà thailandese.
Questo glorioso magazzino nacque nel 1865 grazie all'iniziativa dei fratelli Bocconi i quali altri non erano che venditori ambulanti di stoffe.
Sull'esempio dei magazzini parigini, riuscirono ad avere un grande successo aprendo il primo negozio di abiti pre-confezionati della città. Negozio che, visto il riscontro positivo, dovette ingrandirsi e spostarsi nella sede attuale, prendendo il nome di Alle città d'Italia. Solo nel 1917, dietro suggerimento di Gabriele D'Annunzio, cambiò il proprio nome in Rinascente,
L'aspetto attuale dell'edificio è dovuto all'ennesimo rifacimento (questa volta in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale); chi lo visita non può certo perdersi la meravigliosa visuale che si può godere dal terrazzo all'ultimo piano sulle guglie del Duomo.
Un'ultima curiosità: Ferdinando Bocconi, uomo di larghe vedute, mandò i suoi figli a studiare all'estero, in Svizzera e negli Stati Uniti. Tutto questo gli fece prendere coscienza del fatto che in Italia mancava un adeguato corso di studi di taglio economico-commerciale. Di qui il progetto di aprire una apposita università, inaugurata nel 1902 e che vanta tutt'oggi il primato di essere la prima ad aver introdotto la laurea in Economia nel nostro paese. Questa università venne dedicata a Luigi, figlio di Ferdinando, caduto nella battaglia di Adua nel 1896.


Parallela a via santa Redegonda si trova via san Raffaele, così chiamata per l'omonima chiesa ...
fortunatamente ancora presente!

Dettaglio facciata chiesa san Raffaele

CORSO VITTORIO EMANUELE parte 1


Plastico per non vedenti del centro della città posto di fronte alla chiesa di san Carlo al corso 

Questo corso, "croce e delizia" di ogni milanese, parte da piazza s.Babila per arrivare in piazza Duomo. Insieme alla seconda parte del tragitto (quella che dal Duomo arriva fino al Castello) forma l'isola pedonale più grande d'Europa, con i suoi circa 1500 metri.



L'attuale assetto di piazza s. Babila è frutto del piano regolatore del 1934 che ha stravolto l'aspetto della piazza: le case medioevali sono state sostituite dagli edifici che tutt'oggi la circondano.
Quello maggiormente degno di nota è il Palazzo del Toro, chiamato così perché anche attualmente ospita le Assicurazioni Toro. Questo edificio sostituì la meravigliosa Galleria de Cristoris che qui venne edificata nel 1832 e così battezzata in onore della famiglia che ne sostenne le spese di costruzione.
La via coperta, chiamata dai milanesi contrà de veder (strada di vetro perchè costituita di vetro e ferro), o galleria vegia (in contrapposizione con quella nuova: la galleria Vittorio Emanuele) aveva un primato: quella di essere stata la prima galleria inaugurata in Italia. Qui i milanesi si recavano per poter fare acquisti o frequentare i caffè che vi erano ospitati, senza essere disturbati dal caos cittadino o dagli agenti atmosferici, sull'esempio delle gallerie parigine. Ad oggi il comune di Milano ha aperto un'altra galleria con questo nome poco più avanti rispetto a piazza san Babila.
A destra del Palazzo del Toro, guardando in direzione di piazza Duomo, svetta un palazzo di 15 piani: Torre Snia Viscosa; questa fu il primo grattacielo ad essere costruito a Milano (1937) e definito dai cronisti dell'epoca "rubanuvole".

Ascensore Torre Snia Viscosa con ritratto della moglie del progettista

Piazza san Babila deve il suo nome alla chiesetta posta sul lato est della piazza. Dall'aspetto neoromanico (fu completata nel 1905), non è rimasto praticamente nulla delle sue precedenti vesti romaniche e barocche. Eppure, in origine, pare che al posto di questo edificio religioso, ci fosse un piccolo tempio dedicato al dio Sole.
In questa zona della città convergevano le mura difensive dell'antica Mediolanum e fuori di esse il fiume Seveso confluiva nel fossato esterno difensivo.
San Babila fu un santo martire orientale (III sec. d.c.) martirizzato insieme a tre fanciulli a lui affidati dalla madre affinché ricevessero una educazione cristiana. Li vediamo raffigurati nel mosaico del XIX sec. posto nel catino dell'abside della chiesa. Particolare interessante di questa struttura è il coperchio del fonte battesimale posto nella prima cappellina a sinistra dove, tra l'altro, venne battezzato Alessandro Manzoni nel 1785.
Curiosa invece è la storia della colonna che si erge di fronte alla chiesa:
nel XV sec. Milano era in perenne lotta con la Repubblica veneziana per contendersi i territori che ancora attualmente si trovano tra le due vecchie potenze militari. Si racconta che Venezia riuscì ad arrivare alle porte di Milano per sferrare l'attacco decisivo di notte, mentre i milanesi dormivano...in realtà dormivano tutti tranne un prestinee (panettiere) che aveva il forno proprio vicino a Porta Orientale (l'attuale via san Damiano, poco distante da piazza s.Babila). Questo "eroe per caso", accortosi dell'esercito veneziano che si era accampato nei pressi della porta, andò ad allarmare tutta la città, la quale non si fece trovare impreparata di fronte all'attacco veneziano. L'esercito nemico infatti non poté fare altro che battere in ritirata, lasciando sul campo il proprio stemma: il Leone di san Marco che oggi troviamo issato sulla colonna seicentesca di fronte alla chiesa.

http://www.arte.it/guida-arte/milano/da-vedere/chiesa/chiesa-di-san-babila-1506/immagini


Da p.za s. Babila ha dunque inizio corso Vittorio Emanuele II, antica strada dell'antica Mediolanum. Fino al XVII sec. era chiamata corsia dei Servi per la presenza della ormai demolita s. Maria dei Servi che si trovava al posto dell'attuale chiesa s.Carlo al Corso.
Quest'ultima è il tipico esempio di architettura neoclassica, ispirato al più noto Pantheon e, per quanto riguarda il colonnato, alla romana piazza san Pietro.
Particolari curiosi di s. Carlo al Corso sono due: le acquasantiere e il campanile. Le prime infatti sono due enormi conchiglie di molluschi marini e la loro origine ad oggi non è chiara, mentre la torre campanaria è la più alta della città e la si può ammirare solo dal retrostante corso Matteotti.



La galleria Passarella, che si trova quasi di fronte alla chiesa, deve il suo nome all'omonima contrada che prima occupava l'area del vicino corso Europa. Tale contrada via chiamata così perchè ospitava un'aia (in milanese era) che andava superata per poter procedere con il proprio cammino. Da qui di passaa l'era (sorpassa l'aia).
L'antico quartiere che qui avremmo trovato, caratterizzato da viuzze strette ed antiche, venne demolito nel 1953, per costruire l'attuale corso, prima parte della Racchetta, progetto che prevedeva la costruzione di una ampia strada, da piazza san Babila fino a piazzale Cadorna, per permettere alle auto di attraversare velocemente il centro storico. Per fortuna gli sventramenti furono fermati all'altezza di piazza Missori.
Delle antiche dimore l'unica sopravvissuta in corso Europa è il cinquecentesco Palazzo Litta Cusini Modignani, al numero 16.
Palazzo Litta Cusini Modigliani

Se si abbandona sulla propria destra la chiesa di s.Carlo al Corso, si può incrociare poco più avanti, la via s. Pietro all'Orto, così chiamata per la chiesa che fino al XVIII sec. qui si trovava. Questo originale nome (all'Orto) lo si deve ai grandi appezzamenti terrieri che in questa parte della città avremmo trovato, di proprietà dei frati dell'antico convento di s.Maria dei Servi. Ad oggi al posto degli orti troviamo edifici moderni; eppure il convento esiste tutt'ora nei pressi della chiesa, seppure con fattezze moderne.

Su via s. Pietro all'Orto sfocia la già citata Galleria de Cristoforis (vedi sopra) .


Sotto i portici di corso Vittorio Emanuele, al numero 13, troviamo "L'omm de preja" trattato, insieme alla retrostante piazza Liberty e alla galleria del Corso (che si apre quasi di fronte al Scior Carera), nel post di luglio del 2014.


domenica 20 luglio 2014

DA VIA CLERICI A LARGO CORSIA DEI SERVI

Questo tour parte da via Clerici (zona piazza della Scala) per arrivare nei pressi di piazza san Babila.
Le curiosità affrontate tuttavia non si trovano sul percorso diretto, cioè lungo corso Vittorio Emanuele, ma alle spalle del corso stesso...

Via Clerici prende il nome dall'omonimo Palazzo Clerici al numero 5 della strada. Questo edificio è uno dei palazzi settecenteschi meglio conservati di tutta la città, con i suoi fantastici interni. Ma ciò che più colpisce è la sua sobria facciata: la parte centrale infatti risulta essere arretrata rispetto alle due ali laterali e questo permetteva alle carrozze di poter entrare ed uscire facilmente nella stretta viuzza dell'epoca.

Palazzo Clerici


Via Clerici sfocia in via dei Bossi la quale, sulla sua destra,  si immette a sua volta in via Filodrammatici. A metà circa di questa via è possibile ammirare piazzetta Enrico Cuccia, da poco così nominata in onore del presidente onorario di Mediobanca morto nel giugno del 2000.
Fino al 1786 parte della superficie della piazzetta era occupata da un oratorio, con annessa casa parrocchiale: san Lorenzino in Torriggia demoliti per costruire l'attuale palazzo Visconti-Ajmi, sede, sin dalla sua fondazione, di Mediobanca.

Pochi sanno che, accanto alla principale istituzione culturale cittadina (il Teatro alla Scala), sorge un "piccolo gioiello": il Teatro dei Filodrammatici, che dà il nome alla via adiacente al "fratello maggiore".
In origine, nel 1796,  questo teatro, anche conosciuto con il nome di "piccola Scala",  si chiamava "Teatro Patriottico" ed aveva sede nell'attuale Palazzo della Questura in via Fatebenefratelli, dove si trovava una delle più prestigiose istituzioni milanesi: il Collegio de' Nobili. Questo convitto aveva al proprio interno un teatro che venne sequestrato con l'arrivo di Napoleone in città. Solo due anni dopo i Barnabiti ripresero possesso del Collegio e la compagnia teatrale ricevette, come spazio dove potersi esibire, la chiesa dei SS. Damiano e Cosma che si trovava al posto dell'attuale teatro dei Filodrammatici. Fu quindi costruito un teatro "democratico" (in linea con le ideologie napoleoniche), cioè senza gli aristocratici palchi e, per recuperare i fondi necessari, furono vendute anche quattro campane della ex chiesa ormai demolita. In origine gli spettacoli andavano in scena solo di venerdì, giorno di chiusura della Scala.
Vi recitavano, quali attori dilettanti, anche il Monti, il Porta e, forse, Ugo Foscolo, che fu comunque socio.
La facciata liberty che vediamo oggi è completamente diversa dal proprio interno, rifatto negli anni '60 a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.


Teatro dei Filodrammatici

Prossima tappa: piazza Liberty.
Per giungervi bisogna attraversare piazza della Scala, per poi arrivare in piazza s. Fedele (vedi post 9 gennaio 2014e proseguire per via Agnello. Prima di arrivare a destinazione però, si incrocia sulla destra via ragazzi del '99, chiamata così in onore dei soldati neo diciottenni che seppero dare una svolta positiva alle sorti dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Quasi di fronte alla via ragazzi del '99 si apre via Hoepli, anticamente chiamata contrada della Sala dei Longobardi perchè qui avremmo trovato fino presumibilmente al XVI sec. una casa longobarda di strategica importanza.
Dopo aver costeggiato la via Agnello (chiamata così per un bassorilievo tutt'ora presente sopra il portone del civico 19, che rappresentava l'agnello pasquale e che apparteneva probabilmente a qualche chiesa distrutta) si passa sotto la via coperta che sfocia in p.za Liberty, così chiamata per il palazzo al numero 8 (1955) che presenta elementi liberty. Questo edificio infatti mostra sulla propria facciata alcune decorazioni che facevano parte dell'hotel del Corso, un albergo dalla storia molto particolare: nel 1869 un certo signor Cattaneo, decise di aprire un caffè-concerto in un vecchio padiglione dove si vendevano mobili (che corrisponde all'area del vicino cinema Apollo); con il tempo questo caffè prenderà il nome di Teatro Milanese.
Nel 1902 si decise di demolire lo stabile che si trovava di fronte al Teatro in corso Vittorio Emanuele 15, nonché il Teatro stesso, per poter costruire il lussuoso Albergo Corso con al proprio interno il Teatro, ribattezzato Trianon e soprannominato "Bomboniera" per i suoi arredi rosa.
Sotto questo teatro venne aperto un altro grande locale, "Il Tabarin", che poi mutò il suo nome in "Pavillon dorè", famoso per i suoi telefoni bianchi sopra ogni tavolo.
Nel 1938, le leggi per la difesa della lingua costrinsero il Trianon a chiamarsi Mediolanum, il quale però proponeva ormai solo spettacoli cinematografici.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l'albergo e il teatro vennero rasi al suolo dai bombardamenti e, negli anni cinquanta,  al posto di quest'ultimo fu costruito il cinema Apollo, mentre gli elementi liberty vennero ricollocati nel vicino palazzo della Società Reale Mutua di Assicurazioni.





La piazza ospita, nel proprio perimetro, il bar al Panino, che ha un grande merito: quello di aver dato il nome a un fenomeno di costume degli anni ottanta, i paninari.
I primi componenti di questo movimento erano giovani di famiglie ricche, studenti dei migliori licei cittadini che, in risposta al decennio precedente caratterizzato da un forte impegno politico, proponevano uno stile di vita disimpegnato, edonistico e basato sul consumismo.
Questi ragazzi, contrariamente a quanto si può pensare, iniziarono a ritrovarsi in questo locale e non nel Burghy di P.za s. Babila, e decisero di dare al proprio gruppo di amici il nome del locale stesso.

...intento ad aprire la "mia utilitaria" parcheggiata davanti al negozio Ferrari in p.za Liberty

Da piazza Liberty corso Vittorio Emanuele è molto vicino e qui, sotto i portici al numero 13, si trova la prossima curiosità: Scior Carera. Questa era un'antica statua romana simile al Pasquino di Roma,
cioè una statua parlante, una scultura sulla quale venivano affissi dei cartelli con lo scopo di sbeffeggiare di nascosto i potenti della città. Abitudine che era soprattutto in voga durante il Risorgimento, tanto che le autorità cittadine spostarono la statua al primo piano dell'abitazione dove si trovava allora (ai piedi di un palazzo in via san Pietro all'Orto), ma questo non impedì ai milanesi di appendere un cartello che invitava allo sciopero dei sigari, che diede poi il via alle cinque giornate nel 1848.
Il suo nome deriva dalla prima parola dell'iscrizione di Cicerone ai piedi della statua "Carere debet omni vitio qui in alterum dicere paratus est" (Deve essere privo di ogni colpa chi è pronto a parlare contro un altro), ma viene anche comunemente chiamato Omm de Preja, cioè uomo di pietra.

Scior Carera

Per raggiungere la prossima curiosità ora sarà sufficiente attraversare corso Vittorio Emanuele per recarsi alla Galleria del Corso, che si trova di fronte. Qui, al numero 4, c'è tutt'ora la sede della casa discografica di un grande musicista: Giovanni D'Anzi, autore della celebre O mia bela Madonina.
D'Anzi, come molti artisti, aveva un carattere molto particolare. Nacque nel 1906 a Milano da genitori pugliesi e, sin da piccolo, aveva l'abitudine di vantarsi del proprio cognome; qualcuno infatti gli aveva detto che i cognomi con l'apostrofo denunciavano nobili origini, e lui, modestamente, doveva esserlo. Un giorno la maestra, stanca di questi continui vaneggiamenti, lo rimproverò e il piccolo Giovanni, di tutta risposta, prese la propria cartella e la scaraventò sulla testa dell'insegnante. La punizione che seguì a questa azione fu esemplare e in linea con i tempi d'allora: espulso da tutte le scuole d'Italia. Per studiare fu dunque costretto a rimanere a casa, dove un giorno fu notato dal maestro di pianoforte della sorella, mentre strimpellava sui tasti. L'insegnate non vedente non aveva dubbi: il bambino aveva un talento innato per la musica! E infatti da lì a poco il giovane iniziò a lavorare come pianista. Un giorno, durante un festival della canzone napoletana tenutosi al teatro Trianon, Giovanni si chiese come mai nessuno mai avesse composto un pezzo per la sua amata città. Solo allora gli venne l'ispirazione: compose di getto"Madonina" che suonò la sera successiva (siamo nell'ottobre del 1935) al termine del repertorio napoletano...e subito fu un successo che dura tutt'ora!


Usciti dalla galleria, se si gira a sin, ci si imbatte nelle famose terme Erculee, o meglio, in ciò che rimane delle maestose terme dell'antica Mediolanum (IV sec. d.c.) fatte erigere dall'imperatore Massimiano (il quale si era dato come soprannome quello di Hercules) e fatte radere al suolo dal Barbarossa nel XII sec. Al posto delle terme crebbe un prato utilizzato dai pastori per portare le greggi al pascolo, da qui il nome della zona: pasquirolo. La chiesa che sorge accanto ai resti prese il nome dell'area: san Vito in Pasquirolo. Edificio religioso del XVII sec., attualmente vi si celebrano solo messe in rito ortodosso.

Eppure, nel recarsi alla chiesa di san Vito, si sarà sicuramente passati davanti ad una piccola galleria che ai più passa inosservata, ma che conserva al proprio interno una vera e propria chicca per la città di Milano: la Walk of Fame. Al civico 21 di Largo Corsia dei Servi infatti, fino al 2004 avremmo trovato la sede del settimanale TV Sorrisi e Canzoni, organizzatore della "Notte dei Telegatti": manifestazione televisiva che veniva registrata al Teatro Nazionale, durante la quale venivano consegnati i Telegatti (i corrispettivi italiani degli Oscar) ai principali personaggi televisivi dell'anno, sia nazionali che internazionali. Personaggi che erano però prima tenuti a lasciare le proprie impronte su mattonelle che sono state poi posizionate nel tempo nell'attuale "Walk of Fame meneghina".



martedì 3 giugno 2014

BRERA parte 3


Palazzo Orsini, sede della Giorgio Armani SpA


Attraversata via Pontaccio, si giunge al cuore del vecchio quartiere; una volta, fino al 1860, saremmo dovuti passare sotto una pusterla ormai demolita, la pusterla Beatrice, chiamata così da Ludovico il Moro in onore della sua amata moglie, Beatrice d'Este. In origine questa piccola porta si chiamava Pusterla Adalgiso poichè il committente era un certo Adalgiso il quale nel X sec. era proprietario dei possedimenti terreni dentro e fuori la cinta muraria di questa parte della città e dunque, per comodità, si aprì una porta nelle mura.

Varcata l'immaginaria pusterla Beatrice, ci troviamo in via Brera, cuore artistico del quartiere, forse oggi un po' patinato.
L'impronta gliela dà sicuramente il Palazzo Brera che qui ha sede (vedi post 29 marzo 2014e che ospita, tra l'altro, l'Accademia di Belle Arti, polo d'attrazione di artisti, docenti o apprendisti che siano.

Chi subì maggiormente il fascino e le frequentazioni della vicina Accademia fu un caffè storico: il bar Jamaica, al 32 della via.
Nacque nel 1921 e il suo nome è un tributo ad un film di Alfred Hitchcock, "La taverna della Jamaica".
Tra i primi frequentatori c'era un giornalista di nome Benito Mussolini che però un giorno del '22 sparì senza aver pagato il conto (e in questo Mussolini fu soltanto il primo di una lunga serie...).
Il Jamaica divenne un vero polo d'attrazione per gli artisti a partire dal 1948, quando il gestore, Elio Mainini, organizzò una mostra d'arte. Artisti come Piero Manzoni, Lucio Fontana, Salvatore Quasimodo, solo per citarne alcuni, si trovavano al Jamaica non solo per bere qualcosa, ma anche per discutere, scambiarsi idee, litigare...Nacque in quegli anni un baratto molto originale: opere d'arte in cambio di pasti caldi, dato che molti artisti non erano ancora affermati.
Oggi il Jamaica non è più quello di una volta, tuttavia, oltre a mantenere la sua veste di bar storico, organizza esposizioni temporanee di fotografia e pittura.


Oltrepassato Palazzo Brera, sul lato destro della via troviamo Palazzo Cusani con i suoi due portali gemelli (si dice voluti da due fratelli della famiglia per il reciproco desiderio di non incontrarsi).


 L'edificio apparteneva alla nobile famiglia dei Cusani, ma fu venduto nel 1808 da Luigi Cusani, rovinato dai debiti di gioco, al napoleonico Regno d'Italia, che vi insediò il Ministero della Guerra. Da allora il palazzo è sempre stato sede di organismi militari; anche oggi infatti ospita la sede del Comando Militare Nato di Milano e il Comando Militare Esercito Lombardia.
Sulla facciata esterna sono affissi il proclama del re Vittorio Emanuele III alle truppe combattenti (24 maggio 1915) e il bollettino della vittoria con cui il generale Diaz, comandante supremo dell'Esercito Italiano, annunciò la vittoria dell'Italia e la disfatta nemica nella prima guerra mondiale. Sulla facciata posteriore è incastonata una palla di cannone scagliata dall'esercito austriaco durante le Cinque giornate di Milano.

Al numero 12 splende con discrezione un bel palazzo rococò: Palazzo Citterio. Ad oggi purtroppo questo edificio, con il suo grandissimo giardino, è in stato d'abbandono ed è parte integrante, con la denominazione di "Brera 2", del piano della "Grande Brera".
Due anni fa circa venne occupato per due giorni dal Collettivo Macao.

Per proseguire il percorso a caccia di curiosità bisogna tornare indietro fino a via Fiori Oscuri (chiamata così probabilmente per lo stemma del vicino sestiere di Porta Nuova che era una scacchiera bianco nera; al contrario via Fiori Chiari faceva riferimento alla Porta Comacina che aveva come stemma una scacchiera bianco rossa) . Qui, proprio davanti al secondo ingresso dell'Orto Botanico, c'è ancora la farmacia dove Carlo Erba iniziò a muovere i passi nel campo farmaceutico.




Al termine di questa caratteristica strada si interseca via Borgonuovo, una volta chiamata contrada dei nobili o  contrada de' sciuri grazie alle sue nobili dimore soprattutto del XIX sec.
Qui troviamo infatti Palazzo Landriani (25), Palazzo Crespi (18), Palazzo Perego di Cremnago (14), Palazzetto Bascapé-Recalcati (15), Palazzo Orsini (11, sede della Giorgio Armani SpA).
Al n° 23 abbiamo la possibilità di visitare il Museo del Risorgimento e le Civiche Raccolte Storiche presso l'elegante Palazzo Moriggia (http://www.museodelrisorgimento.mi.it/).

Cappello di Napoleone


Al n° 20 invece troviamo Palazzo Bigli, residenza della contessa russa Giulia Samoyloff.
Il 9 maggio del 1832 la nobildonna tenne una festa che durò ben tre giorni. Il giardino per l'occasione fu impreziosito da labirinti di siepi, cascate di fiori, orchestre che suonavano nascoste nel verde e un teatrino che proponeva spettacoli senza sosta. L'eco di questo spreco arrivò in Russia e costrinse lo zar a far interdire la contessa e a dare i suoi beni in amministrazione a una banca milanese.
Sicuramente Giulia fu un personaggio bizzarro anche per i suoi contemporanei: aveva l'abitudine, poi così non originale, di farsi il bagno ogni mattina in una vasca piena di latte; latte poi rivenduto al vicino caffè Cova che lo trasformava in un sorbetto venduto ai soldati austriaci i quali erano follemente innamorati di lei (e non solo loro).

Giulia Samoyloff
FONTE: www.verdi.san.beniculturali.it

La via Borgonuovo sfocia su via Monte di Pietà, chiamata così perché qui aveva sede il Monte di Pietà. Questa istituzione, presente in tutta Italia, aveva come scopo quello di prestare soldi a condizioni favorevoli rispetto a quelle di mercato, a fronte della cessione di un pegno. Il Monte di Pietà milanese venne fondato nel 1498 da Ludovico il Moro e nel 1786 trasferito in uno stabile di questa via dove tutt'ora ha sede la sala aste della UBI Banca (al civico 5).
Il vecchio Monte di Pietà ha preso il posto del soppresso monastero delle francescane di s. Chiara che era sito nella contrada dei Tre Monasteri  (contrada precedentemente chiamata della Cantarana, dal nome di un vicino canale popolato da numerose rane particolarmente "canterine").
Oltre al monastero di s. Chiara, in questa zona potevamo trovare il convento delle Cappuccine di s. Barbara, al posto della vecchia sede Cariplo di via Monte di Pietà, il monastero delle Agostiniane e il convento delle Umiliate di s. Caterina. Nel XIX sec. vennero tutte abbattute per fare posto a Palazzi signorili che parzialmente possiamo ammirare tutt'oggi, come ad es. la Ca' de sass, la già citata vecchia sede della Cariplo, così chiamata perché ricoperta da larghe pietre regolari ("sass" appunto).


Così come sempre moderna è la fontana che possiamo ammirare alle spalle di questo edificio: si tratta della "Fontana dei Tritoni" del 1928 (via Romagnosi) che può sembrare antica, viste le sue linee classiche.
Fu costruita facendo riferimento alle sede della vicina Cassa di Risparmio (Cariplo); infatti le due statue laterali simboleggiano il Risparmio e la Beneficenza, emblemi di questo istituto di credito fin dalla sua fondazione. La scultura di sinistra, quella dedicata al Risparmio, è stata soprannominata "La Dòna di Trè Tétt", dato che vicino al seno tiene un salvadanaio rotondo, che occhi più maliziosi identificarono in una tetta.

La Fontana dei Tritoni...soffocata dalla "Milano che lavora"!


La perpendicolare via Verdi (rispetto a via Monte di Pietà) ospita la barocca chiesa di s. Giuseppe (a lungo considerata esempio da seguire per l'edilizia sacra seicentesca). Questa chiesa conserva, oltre ad un presepe presente tutto l'anno (durante l'Avvento viene illuminato; si trova sotto il primo altare a sin.), anche una reliquia non visibile al pubblico: un pezzo di mantello di san Giuseppe.

Originale planimetria della chiesa barocca con la sua splendida pavimentazione

In via Verdi al 5 troviamo la residenza di Vincenzo Monti (scrittore italiano). E' questa una zona di Milano molto importante per la storia Risorgimentale; in via Monte di Pietà al 14 c'era la residenza di Federico Confalonieri (patriota italiano), mentre al 15 quella di Silvio Pellico (scrittore e patriota italiano).

Il giro per la sorprendente Brera termina qui, in via Verdi angolo via Manzoni (p.za della Scala), dove una volta c'era lo storico caffè Cova (proprio quello del sorbetto al latte della contessa Samoyloff!...nonché privilegiato posto dove ci si raccoglieva a "far l'Italia") dal 1950 trasferito in via Montenapoleone e (ahimè!) recentemente acquistato dai francesi…

Un'ultima domanda: ma che ci fa Jovanotti al Museo del Risorgimento?!!!!