giovedì 20 gennaio 2022

UN PERSONAGGIO MILANESE AL MESE PER UN CURIOSO 2022!


 Per raccontare Milano attraverso i suoi personaggi più importanti, non si può non parlare di sant'Ambrogio, icona principe della città (appunto) ambrosiana.

Sant'Ambrogio non era milanese di nascita, bensì (oggi lo definiremmo così) tedesco. Nacque infatti a Treviri nel 340 d.C. e si trasferì a Mediolanum (questo era il nome di Milano ai tempi dei romani) perché nell'allora capitale dell'Impero Romano d'Occidente esercitava funzioni di governatore dell'Italia settentrionale.

Il suo piano era dunque quello di fare carriera in ambito politico. Eppure il destino a volte è beffardo: fu infatti costretto dai mediolanensi a fare l'Arcivescovo della città, lui che non era nemmeno battezzato.

L'iconografia di sant'Ambrogio lo vede sempre nelle vesti di un uomo possente, carismatico e con un gran barbone bianco.

C.Procaccini 
Sant'Ambrogio ferma l'imperatore Teodosio (XVII sec.)

Eppure è stato ricostruito il volto del santo, studiando il suo teschio e ispirandosi al mosaico presente nella sacello di san Vittore in ciel d'oro e il risultato è il seguente:

Foto tratta da www.artribune.com


Altro personaggio iconico di Milano, ma non milanese di nascita è sicuramente Francesco Sforza.

Lo Sforza era infatti nato nel 1401 in Toscana da padre romagnolo. Quest'ultimo era famoso in tutta la penisola per essere un capitano di ventura particolarmente forte (da qui il soprannome Sforza). Il giovane Francesco seguì le orme del padre diventando a sua volta un mercenario. Tanta fu la sua abilità nel muoversi in questo ambiente fatto di alleanze ballerine e tradimenti, che infine divenne Duca di Milano.

Alla morte dell'amato Francesco, salì al trono l'odiato primogenito Galeazzo Maria Sforza, il quale venne assassinato per volere dell'Imperatore francese. Dunque, dopo Galeazzo Maria, al potere doveva salire il figlio, Gian Galeazzo Maria… solo che quest'ultimo non era che un bambino. Per questa ragione la reggente fu per un lungo periodo la madre: Bona di Savoia la quale, a ragione, temeva la bramosia di potere del cognato, Ludovico Sforza, detto il Moro.

Per questa ragione la vedova di Galeazzo Maria si fece costruire una torre all'interno del Castello Sforzesco dentro la quale si rifugiò, per paura di essere assassinata lei e il suo figliolo.

Cosa che puntualmente accadde.

Foto di Maurizio Cavini


Alla corte di Ludovico Sforza c'era un grande genio, toscano di nascita, ma innamorato della Lombardia: Leonardo da Vinci.

Leonardo visse a Milano gran parte della sua vita: quasi venticinque anni.

Tra le tante opere milanesi diventate famose in tutto il mondo (in primis il Cenacolo), dipinse il ritratto di Cecilia Gallerani, amante del Duca.

Dama con l'ermellino

La Gallerani amava tenere dei ricevimenti nella sua nobile residenza, Palazzo Carmagnola.

Qui soleva trascorrere le serate anche Leonardo il quale incantava tutti con i suoi fantastici strumenti musicali, ma soprattutto era in grado di intrattenere e sorprendere con i suoi indovinelli impossibili da indovinare.

All'interno del Palazzo Carmagnola è possibile ancora oggi ammirare una meridiana attribuibile al genio toscano. Meridiana il cui motto dice che intende segnare solo le ore felici ("Horam non numero nisi serenam" ). Con questo Leonardo intendeva augurare serenità alla Gallerani o voleva affermare, come è logico che sia, che in assenza di sole la meridiana non può fare il suo dovere?

Foto tratta da www.miguidi.it


Con la cattura del Moro da parte dei francesi nel 1499 , iniziò un lungo periodo di occupazione del vecchio ducato milanese da parte delle potenze straniere.

Ogni potenza occupante considerò Milano come una colonia da sfruttare, depauperandola di ogni sua ricchezza. L'unica eccezione fu l'illuminista regina austriaca Maria Teresa d'Austria che regnò dal 1745 al 1765. La sovrana infatti operò molte riforme che servirono a migliorare le condizioni di vita dei lombardi, soprattutto dal punto di vista economico.

Foto tratta da www.pinacotecabrera.org

Ad es. fu grazie a Maria Teresa che a Milano vennero introdotti i numeri civici sui palazzi. Prima di allora infatti per dare indicazioni stradali bisognava far riferimento a ciò che si poteva trovare lungo il tragitto.
Eppure il criterio di numerazione degli edifici introdotto nel XVIII sec. era decisamente diverso da quello attuale: infatti i numeri partivano da Palazzo Reale (n° 1) e crescevano a spirale fino all'ultimo palazzo della città che poteva avere una numerazione decisamente alta.

Foto tratta da www.blog.giofugatype.com


Tra le figure femminili più rappresentative di Milano di sicuro non possiamo non parlare della poetessa meneghina per eccellenza: Alda Merini.


Non è che dalle cuspidi amorose

crescano i mutamenti della carne,

Milano benedetta

Donna altera e sanguigna

con due mammelle amorose

pronte a sfamare i popoli del mondo,

Milano dagli irti colli

che ha veduto qui

crescere il mio amore

che ora è defunto.

Milano dai vorticosi pensieri

dove le mie allegrie

muoiono piangenti sul Naviglio

("Per Milano", Alda Merini)


Quando si pensa ad Alda Merini non può non venire in mente un’immagine dei Navigli d’altri tempi.

Questi canali artificiali oggi non mostrano più il proprio aspetto verace, ma una rappresentazione di sé un po’ patinata, tanto amata dai turisti di passaggio e dagli impiegati frettolosi che vivono la città tra un happy hour e un aperitivo.

I Navigli della poetessa invece erano tutt’altra cosa: zona popolare e nebbiosa, culla di tanti milanesi poveri ed operosi…

Eppure vi è nei pressi dell'abitazione della poetessa una curiosità che merita senz’altro di essere conosciuta: il bar più piccolo del mondo.

Questo   altro non è che un locale di 4 mq capace di ospitare solo 4 clienti alla volta (il bagno è più grande del locale stesso). Per poter entrare è necessario prenotarsi

https://backdoor43.dinesuperb.com/


Curiosa è la storia di questo bar…Correva il 2014 e l'adiacente locale “MAG” aveva la necessità di trovare degli spazi di servizio. Fu così che venne acquistato questo piccolo vano. Una volta rilevato però si decise con massima sorpresa di aprire qui un altro bar che risultò essere decisamente originale, viste le sue ristrette dimensioni. Da allora il suo successo è stato irrefrenabile, soprattutto in Inghilterra dato che gran parte dei clienti proviene esattamente da lì (è stata fatta molta pubblicità in Gran Bretagna).


Altro poeta milanese importante, dopo la Merini, fu sicuramente Carlo Porta (1775, 1821).

Foto di Ivo Soli

Il Porta, benestante di nascita, dimostrò una spiccata sensibilità verso i ceti più poveri della città. Celebre è il suo componimento, in dialetto milenese, "La Ninetta del Verzee" nel quale narra le sfortunate vicissitudini di una ragazza milanese di umili origini, costretta dalla vita a fare la prostituta nell'allora quartiere popolare del Verziere (oggi piazza Fontana).

A proposito di piazza Fontana, nel 1780 venne qui posizionata il monumento che tutt’oggi ammiriamo e che diede il nome provvisorio alla piazza (anche se risultò poi essere definitivo). Questa fontana è composta da due fanciulle accucciate su altrettanti delfini. Sin dal giorno della sua inaugurazione, i milanesi (dalla “lingua biforcuta”, è risaputo) soprannominarono le due ragazze “le Teodolinde”, le quali divennero simbolo dell’amore tormentato, a causa della loro espressione triste. Attualmente l’acqua che scorre proviene probabilmente dall’acquedotto milanese ma nel Settecento (ad oggi si stenta a crederlo visto il suo livello di inquinamento) veniva direttamente dal vicino Seveso. . . e la si poteva anche bere!


Se rimaniamo in ambito letterario non possiamo non citare lo scrittore milanese per antonomasia: Alessandro Manzoni.

L'opera più famosa del Manzoni è sicuramente il romanzo storico "I promessi sposi", in parte ambientato nella Milano del XVII sec.

Foto di Giovanni Dall'Orto

Grand'abbondanza, disse tra se', ci dev'essere in Milano, se straziano in questa maniera la grazia di Dio.

Questo è il commento di Renzo Tramaglino, protagonista maschile de "I promessi sposi" al suo ingresso in città.

Il lagunare Renzo infatti si stupì, nell'entrare nella "metropoli" meneghina, di trovare pane e farina abbandonati per terra. Eppure era completamente ignaro di quello che stava succedendo lì vicino: i milanesi, esasperati dalla miseria, avevano assaltato un forno e nel farlo avevano perso per strada delle pagnotte.

Il prestinaio assalito si trovava nell'attuale corso Vittorio Emanuele, angolo via santa Redegonda e a ricordo di quell'episodio ad oggi possiamo trovare una targa posizionata dal Comune di Milano.


All'angolo opposto di via santa Radegonda si trova La Rinascente, grande magazzino specializzato nella vendita di prodotti d'abbigliamento e per la casa, vanto per la città... oggi, ahimè, di proprietà thailandese.
Questo glorioso magazzino nacque nel 1865 grazie all'iniziativa dei fratelli Bocconi i quali altri non erano che venditori ambulanti di stoffe.

Sull'esempio dei magazzini parigini, riuscirono ad avere un grande successo aprendo il primo negozio di abiti pre-confezionati della città. Negozio che, visto il riscontro positivo, dovette ingrandirsi e spostarsi nella sede attuale, prendendo il nome di Alle città d'Italia. Solo nel 1917, dietro suggerimento di Gabriele D'Annunzio, cambiò il proprio nome in Rinascente,

L'aspetto attuale dell'edificio è dovuto all'ennesimo rifacimento (questa volta in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale); chi lo visita non può certo perdersi la meravigliosa visuale che si può godere dal terrazzo all'ultimo piano sulle guglie del Duomo.


Ora, dal momento in cui ci troviamo a due passi dal Duomo, ci trasferiamo sul sagrato della cattedrale.

Qui, il 15 ottobre del 2016 furono svolti i funerali laici di un milanese d'adozione (nacque sul lago Maggiore), premio Nobel per la letteratura: Dario Fo.

Foto tratta da www.donnemagazine.it

…Mi è capitato di studiare le biografie di personaggi illustri e meno illustri e quello che ho avuto modo di osservare è un avvicinamento a Dio e alla religione in tarda età.

L'ateo Dario Fo invece fece una scelta originale e coerente: chiese funerali laici, ma ad un passo dalla Casa di Dio. Per questa ragione la celebrazione avvenne davanti al portone centrale del Duomo.

Noi invece, a differenza di Fo, entriamo idealmente nella chiesa principale di Milano per godere di una statua del XVI sec. davvero originale: s. Bartolomeo apostolo, il quale venne martirizzato per scuoiamento.

L'apostolo lo vediamo in piedi con la propria pelle avvolta attorno al corpo. Impressionante è la precisione con cui l'autore, Marco da Agrate, è riuscito a riprodurre tutti i muscoli del corpo, nonché la pelle ormai morta con l'espressione del suo volto barbuto.


Un grande amico di Dario Fo fu il geniale Enzo Jannacci.

Foto tratta da www.luinonotizie.it

Il poliedrico Jannacci tutti lo ricordano come cantante, eppure non tutti sanno che era anche un attore, regista, medico chirurgo, nonché istruttore di Karate.

Nacque artisticamente come tastierista di Adriano Celentano, ma come attore esordì al teatro Gerolamo.

Foto tratta da www.operaincasa.files.wordpress.com

Questo odeon è sinonimo, nella memoria dei milanesi, di spettacoli di burattini della gloriosa compagnia dei Colla. Eppure negli anni sessanta questo piccolo teatro (ad oggi ospita 210 posti) dava spazio alle esibizioni più svariate tra cui anche "Milanin Milanon" (spettacolo d'esordio di Jannacci).
E' comunque il Gerolamo un piccolo gioiello tutto da scoprire in questa sorprendente città. Venne ristrutturato seguendo il modello del più celebre teatro Alla Scala...dunque, una volta seduti tra le sue file, ci sembrerà di stare al Piermarini...ma in scala!


Esistono tante celebri e meno celebri canzoni che parlano di Milano, eppure "l'inno cittadino" è sicuramente "Madunina", composta nel 1935 da Giovanni D'Anzi.

Per narrare di questo incredibile musicista, dobbiamo idealmente tornare in corso Vittorio Emanuele II. Nella perpendicolare Galleria del Corso, al civico 4, c'è tuttora la casa discografica di Giovanni D'Anzi.

Questo artista, come molti suoi colleghi, aveva un carattere molto particolare. Nacque nel 1906 a Milano da genitori pugliesi e, sin da piccolo, aveva l'abitudine di vantarsi del proprio cognome; qualcuno infatti gli aveva detto che i cognomi con l'apostrofo denunciavano nobili origini, e lui, modestamente, doveva esserlo. Un giorno la maestra, stanca di questi continui vaneggiamenti, lo rimproverò e il piccolo Giovanni, di tutta risposta, prese la propria cartella e la scaraventò sulla testa dell'insegnante. La punizione che seguì a questa azione fu esemplare e in linea con i tempi d'allora: espulso da tutte le scuole d'Italia. Per studiare fu dunque costretto a rimanere a casa, dove un giorno fu notato dal maestro di pianoforte della sorella, mentre strimpellava sui tasti. L'insegnate non vedente non aveva dubbi: il bambino aveva un talento innato per la musica! E infatti da lì a poco il giovane iniziò a lavorare come pianista. Un giorno, durante un festival della canzone napoletana tenutosi al teatro Trianon, Giovanni si chiese come mai nessuno mai avesse composto un pezzo per la sua amata città. Solo allora gli venne l'ispirazione: compose di getto"Madonina" che suonò la sera successiva (siamo nell'ottobre del 1935) al termine del repertorio napoletano...e subito fu un successo che dura tutt'ora!


Mi piace concludere questo post con eleganza

Pur non amando personalmente la moda, non si può non rendere omaggio ad un grande milanese d'adozione (piacentino di nascita): Giorgio Armani.

Foto tratta da www.biografieonline.it

Il Giorgio (da leggere rigorosamente con la O chiusa ;) si trasferì a Milano per studiare medicina e qui capì presto che quella non era la sua strada.

Fortuna vuole che nell'arco di poco tempo fu assunto dalla Rinascente come semplice vetrinista. Da questa esperienza lavorativa partì la sua scalata nel mondo della moda che gli ha permesso di diventare forse lo stilista più elegante al mondo e il sesto uomo più ricco d'Italia. I suoi affari non vertono solo nell'ambito dell'abbigliamento, ma anche in tanti altri settori merceologici.

A Milano possiamo trovare nell'elegante via Manzoni palazzo Armani che offre a una selezionata clientela, non solo negozi d'abbigliamento, ama anche lussuosi ristoranti e un raffinatissimo hotel a cinque stelle.

Giorgio Armani si è sempre distinto caratterialmente per essere una persona fine e non particolarmente eccentrica, eppure a vedere il palazzo Armani dall'alto, sorge il dubbio che soffra un po' di megalomania: l'edificio è stato infatti edificato a forma di una grande A, A come Armani.

foto tratta da www.manuelamiracul.com


… ed M come Milano, città proiettata nel futuro dove, qui più che altrove in Italia, vige il criterio della meritocrazia; metropoli accogliente per chi è nato dentro o fuori le sue mura ed ha una tremenda voglia di seguire i propri sogni con entusiasmo.