lunedì 24 febbraio 2020

STATUE, TARGHE E DIPINTI MILANESI DAVVERO INSOLITI

     
Palazzo Litta, dettaglio della facciata. Foto di Francesco Mezzotera


    Non è di certo Milano una città ricca di monumenti se paragonata ad altre città d'arte come, ad esempio, la Capitale.
Eppure quelli presenti sono "pochi"...ma curiosi.
Ed è proprio la finalità di questo mio post quella di far conoscere le opere che magari non brillano per bellezza, ma per originalità.
Milano ne è piena e ho dovuto, per forza maggiore, fare una selezione... mi auguro gradita.
Dunque buona conoscenza della città e buona lettura!


          C'è nel cuore meneghino un concentrato di statue difficile da trovare altrove... Sto parlando infatti della Cattedrale. Proprio qui, tra il bassorilievo di un Santo e la scultura di un Beato, tra le circa 3500 opere marmoree, spicca anche qualcosa di decisamente originale. Dietro la falconatura della facciata infatti è possibile ammirare la statua di Primo Carnera ritratto durante un incontro di boxe.




          Ma anche tra i santi del Duomo ce ne sono alcuni davvero originali.
Il santo ritratto nella foto sottostante è S. Napoleone. Gli studiosi, dopo appurate ricerche, sono giunti ad una conclusione: questa figura religiosa non è mai esistita! Eppure compare tra guglie per una semplice ragione: Napoleone Bonaparte voleva essere ritratto e lasciare un proprio ricordo nella chiesa più bella e importante di Milano.

Foto di Claudio Bertolesi


          Anche Benito Mussolini volle seguire l'esempio del Bonaparte e così si fece ritrarre camuffato nelle vesti di un arabo (forse temeva di essere scoperto e, in un futuro a lui non troppo amico, rimosso?).

Foto tratta da www.milano.corriere,it

          Eppure la statua della cattedrale più famosa e fotografata, dopo la Madonnina, è sicuramente quella di san Bartolomeo Apostolo (1562).
Foto di Francesco Mezzotera

Il discepolo di Gesù venne martirizzato tramite scuoiamento; lo vediamo infatti ritratto in piedi con la propria pelle avvolta attorno al corpo. Impressionante è la precisione con cui l'autore, Marco da Agrate, è riuscito a riprodurre tutti i muscoli del corpo, nonchè la pelle ormai morta con l'espressione del suo volto barbuto.


Foto tratta da www.ilgiorno.it

...Cosa ci fa la Madonnina sulla torre Isozaki?
C'era anticamente una regola non scritta (divenuta poi legge negli anni trenta del secolo scorso) secondo la quale la Madonnina doveva essere il punto più alto di Milano.
Con il boom economico però questa accortezza non venne più rispettata e così, prima nel 1954 con la torre Breda e poi nel 1961 con il grattacielo Pirelli, si costruì fino all'altezza di 127 m, superando quindi i celebri 108,5 m della Madonnina. Tuttavia, un po' forse dettati dai rimorsi, si è collocata una riproduzione di 85 cm della Madonnina sul tetto del Pirellone, una sul tetto del Palazzo Lombardia nel 2010 ed una sulla torre Isozaki nel novembre 2015.


         Ma le statue più curiose non si sono date appuntamento solo sul Duomo.
Esiste infatti una colossale scultura che rappresenta Gesù benedicente, in zona Corvetto chiamata El Signurun de Milan e la sua origine è davvero misteriosa.

Foto di Francesco Mezzotera.
Foto realizzata prima del restauro.

Di questa statua infatti non si conosce la datazione, l'autore, l'origine e il perchè si trovi esattamente lì. Una leggenda racconta che sia stato trovato nella Roggia Vettabbia che scorreva al posto della via. Venne issata davanti al balcone di questa casa antica, quasi a modo di statua sulla prua di una nave. El Signurun de' Milan accoglieva i pellegrini che entravano in città dopo essere stati all'abbazia di Chiaravalle. A lungo avrebbe fatto un po' fatica a salutarli, visto che gli mancava una mano. Questa infatti saltò via durante i lavori di riparazione di un lampione lì vicino. Purtroppo l'arto è sparito e tutt'ora non si sa che fine abbia fatto.
Nel dicembre 2020 è stata rifatta la mano e ad oggi la statua risulta avere tre dita alzate in segno di benedizione, come lo era in origine.
Anticamente i milanesi del Corvetto sostenevano che el Signurun de Milan avvisava i contadini provenienti da fuori città che qui l'affitto si pagava ogni tre mesi, diversamente dalla campagna dove si provvedeva ogni sei.


            Lo spirito meneghino è sempre stato estremamente pragmatico e tagliente. Quando l'ironia popolare prendeva di mira una opera d'arte aulica ed enfatica era (ed è) in grado di demoralizzare anche il più grande artista del mondo.
Così è successo al geniale Antonio Canova il quale nel 1812 ritrasse Napoleone Bonaparte nelle vesti di Marte pacificatore (oggi la statua si trova nel cortile di ingresso del Palazzo di Brera). Il risultato fu un'opera davvero mirabile!

Foto tratta da www.pinterest.it

Eppure i milanesi quando la videro la ribattezzarono subito "El balabiott" (il ballerino nudo)!


Stessa sorte alla fontana della sede centrale della CARIPLO.

Foto di Francesco Mezzotera

Situata in via Romagnosi, la "Fontana dei Tritoni" (1928) vuole rappresentare i valori della vicina sede centrale della CARIPLO (l'attuale banca Intesa): il risparmio e la beneficenza, emblemi di questo istituto di credito fin dalla sua fondazione. La scultura di sinistra, quella dedicata al risparmio, è stata soprannominata "La dona di tre tett", dato che vicino al seno tiene un salvadanaio rotondo, che occhi più maliziosi identificarono in un terzo seno.


          Accade così che statue piene di retorica e spirito patriottico, come il monumento ai caduti (1923) di via Tiraboschi, venga soprannominata con un buffo appellativo.

Foto di Francesco Mezzotera

Nell'intenzione del suo autore (Enrico Saroldi) i tre protagonisti dell'opera dovevano rappresentare Milano (figura centrale) ferita dai bombardamenti austriaci durante la Prima Guerra Mondiale e sorretta da un soldato della Lega Lombarda e da un altro dell'Impero romano...Eppure passò davvero poco tempo affinchè la statua si guadagnasse l'appellativo di "la statua dei tri ciucc" (ubriachi)!


         Lo spirito dissacratore milanese non risparmia neanche il santo patrono d'Italia. Ci troviamo in piazza Risorgimento, dove la statua di san Francesco benedice la città con entrambe le mani di cui una aperta e l'altra a tre dita.

Foto tratta da www.artatsite.com

Statua prontamente rinominata "Cinch e trii vòtt. Trii lavoren e cinch fan nagott" ("Cinque e tre otto. Tre lavorano e cinque non fanno niente")!


      Anche un genio come Leonardo da Vinci fu interessato dall'ironia meneghina: il monumento a lui dedicato in piazza della Scala (1872, autore Pietro Magni) che lo vede al centro dell'opera circondato dai suoi quattro discepoli venne subito ribattezzata "un liter in quater", data la sua somiglianza ad un litro di vino con quattro bicchieri attorno, dove il genio toscano può far ricordare la bottiglia e i quattro discepoli i bicchieri...!

Foto di Francesco Mezzotera


           Succede poi che l'artista scelga quasi deliberatamente di essere bersaglio dell'ironia popolare, creando opere davvero insolite. E' quello che è successo infatti in piazza Missori al monumento dedicato all'omonimo ufficiale garibaldino (1912, autore Riccardo Ripamonti).

Foto di Francesco Mezzotera
Il cavallo di Giuseppe Missori infatti risulta essere alquanto...stanco. Accanto a nobili destrieri cavalcati da cavalieri impettiti (vedi statua di Garibaldi in Cairoli), possiamo invece ammirare il quadrupede di questa opera subito apostrofato "cavallo de brum" (ronzini utilizzati per il traino di alcune carrozze pubbliche).
A Milano inoltre esiste un detto per definire le persone stanche: "Te pàret el cavall del Missori!" (Sembri il cavallo del Missori!).


        Eppure a livello nazionale i milanesi vengono ricordati soprattutto per quel popolo che ha sempre fretta.
La statua di sant'Espedito (situata lungo la navata sinistra della chiesa di santa Maria del Carmine, in Brera) in effetti un po' conferma questo luogo comune.

www.liberoricercatore.it

Di questo santo si ignora la biografia e si dubita anche della sua reale esistenza. Molto probabilmente è stato un martire del II sec. d.c., rappresentato con una croce in mano sulla quale c'è scritto hodie (oggi)mentre con il piede sinistro schiaccia un corvo che pronuncia la parola cras (domani). In altre parole, Espedito sembra suggerirci di non fare domani quello che è possibile fare oggi e per questa ragione, nonchè per il suo nome, viene considerato il santo delle grazie urgenti; ne sanno qualcosa gli studenti che chiedono aiuto prima di un esame o una interrogazione imminente!


         In un periodo di benessere e di commerci semplificati da trasporti in grado di portare qualunque merce in qualunque posto del mondo, risulta difficile comprendere logiche che prevedevano il riciclo ad oltranza.
Questo infatti è capitato nella chiesa di Santa Maria alla Fonte, lungo il naviglio pavese. Era la cappella anticamente una villa sub urbana romana, poi trasformata in una chiesa cristiana nell'VIII sec. d.C.
Alla base di essa troviamo, murata insieme ad altro materiale edile, una mezza testa dell'imperatore Tiberio.

foto tratta da blog.urbanfile.org
Doveva questa far parte di una statua che avremmo trovato davanti alla villa romana; nel momento in cui si abbatté la domus per costruire la struttura religiosa, si "pensò bene" di riutilizzare la statua...o almeno parte di essa.


        Eppure non solo le statue meritano di essere prese in esame...
Cosa ci fa una Madonna ritratta con le corna??

Foto tratta da www. repubblica.it

Ci troviamo infatti nella cappella Portinari in sant'Eustorgio. Qui Vincenzo Foppa volle rappresentare un miracolo avvenuto grazie a s. Pietro da Verona (le cui spoglie sono conservate in questa porzione di chiesa): mentre celebrava l'eucarestia, il santo si accorse che il Diavolo si era impossessato di una statua della Vergine con Bambino (da qui le corna) e dunque scacciò Lucifero grazie all'ostia consacrata.


         Fu il XV sec. un periodo davvero eccezionale per Milano. Oltre al Foppa che ci ha donato il capolavoro sita nella chiesa di sant'Eustorgio, possiamo ammirare un'opera geniale: la prospettiva del Bramante.
Ci troviamo infatti nella piccola chiesa di santa Maria presso san Satiro, in via Torino. Quando entriamo la parte terminale della chiesa dietro l'altare maggiore può non saltare subito all'occhio, ma  da distanza ravvicinata ci si accorge subito che siamo di fronte ad una finta abside. Lo spazio a disposizione del Bramante era infatti di soli 97 cm  e con questo risicato spazio il genio rinascimentale riuscì a dipingere una prospettiva tale da far sembrare l'abside profonda ben svariati metri!
Foto tratta da www.arengario.net

           Sempre rinascimentali sono gli affreschi poco conosciuti che possiamo ammirare (quelle poche volte che la Fondazione Pirelli lo concede) nella Bicocca degli Arcimboldi, presso la sala delle Dame, stanza deputata allo svago della Signora e delle nobili donne che frequentavano la dimora estiva. Qui è possibile godere di un ciclo di affreschi (di autore sconosciuto) ben conservato che descrive le attività quotidiane delle dame del tempo.

"Sala delle Dame"
foto tratta da www.lombardiabeniculturali.it


Possiamo notare le damigelle che addolciscono il risveglio della Signora (la quale riposa dietro un paravento) suonando e cantando.

foto tratta da www.lombardiabeniculturali.it


...dopo il risveglio spazzolano con cura la lunga treccia bionda

foto tratta da www.lombardiabeniculturali.it

...il pomeriggio passa impegnato in lavori di taglio e cucito, ascoltando le lepidezze della nana di corte

foto tratta da www.lombardiabeniculturali.it

...trascorrono la mattinata giocando al nobile gioco della dama.

foto tratta da www.lombardiabeniculturali.it

L'ultima parete ci da' la buonanotte con le ragazze che, attente e devote alle indicazioni della padrona, preparano il letto per un'altra notte in campagna.

Foto di Wilma Viganò


        Co-protagonista di un altro affresco, questa volta in San Simpliciano (la chiesa più prestigiosa di tutta Brera) è niente poco di meno che Dante Alighieri!

Foto di Francesco Mezzotera

L'opera, situata nella conca dell'abside, è intitolata "Incoronazione di Maria" (1507, autore Bergognone) e rappresenta Gesù che incorona la Madonna, con Dio con le braccia allargate e al centro la colomba dello Spirito Santo. Intorno a queste quattro figure c'è una corona di Angeli e Santi, tra cui anche Dante Alighieri. Il sommo poeta lo si può ammirare a sinistra di Gesù (il secondo a partire dal fondo).


       In tema di celebrità...Cosa ci fa il ritratto di Jovanotti al museo del Risorgimento??

Foto di Francesco Mezzotera

Questo signore, fortemente assomigliante a Lorenzo Cherubini, è un personaggio del quadro "L'arrivo del bollettino di Villafranca" di Domenico Induno (1862), conservato nel museo di via Borgonuovo.


       ...Ma se per un attimo desideriamo sentirci ad Hollywood, non resta che recarci in largo corsia dei Servi, 21 dove è possibile godere della walk of fame di Milano: qui infatti, in una zona che andrebbe a mio avviso maggiormente valorizzata, troviamo le impronte delle mani di VIP italiani e stranieri i quali, dal 1992 al 2001, prima di recarsi al teatro Nazionale per ritirare il Telegatto, avevano modo di lasciare il proprio segno indelebile.

Foto di Francesco Mezzotera


          La stessa emozione che possiamo provare noi oggi alla vista di un VIP l'avrà sicuramente provata Barbara Litta al cospetto di Napoleone. Si racconta infatti che la duchessa si agitò talmente tanto nel vedere il condottiero corso ospite di una sua festa a palazzo Litta, che le uscì una lacrima. Lacrima immortalata in un mosaico del pavimento con al centro una perla.

www.milanocittastato.it


                Decisamente opposto il destino di chi è stato sepolto nella chiesa di san Marco: infatti, se di Napoleone se ne parla anche oggi, del cristiano sepolto in questa chiesa non se ne sa più niente per decreto della chiesa cattolica. La persona in questione infatti era stata condannata alla damnatio memorie: chi commetteva un crimine nei confronti della Chiesa infatti era condannato a veder cancellato il suo ricordo dopo morto. Per questa ragione sono stati cancellati i connotati del ritratto sopra questa lastra marmorea.

Foto di Francesco Mezzotera


       Ad oggi invece un personaggio viene ancora ricordato dai milanesi, nonostante la sua vetustà e la sua origine straniera: san Giovanni Nepomuceno. Il santo (lo troviamo ritratto in una statua sita nel cortile delle armi del Castello Sforzesco) fa attorcigliare la lingua a chi prova a pronunciare il suo nome, tanto che i meneghini del XVIII sec. prontamente lo ribattezzarono "San Giovan né pu né men"!

Foto di Giovanni Dall'Orto


           Sempre al Castello (questa volta nei musei, sala 18) troviamo la statua più sorprendente di tutto il panorama cittadino: l'automa. Era questa una meraviglia del XVII sec. capace di impressionare i milanesi dell'epoca: un demonio azionato con un meccanismo a manovella, capace di ruotare la testa, roteare gli occhi, fare linguacce ed emettere un suono terrorizzante!

Foto di Francesco Mezzotera


       Tutt'altro effetto provocò la statua di sant'Ambrogio benedicente nei gendarmi del XIX sec: non quello di spavento, ma quello di ilarità.
Ci troviamo in via Mercanti, di fronte al Palazzo della Ragione. Qui si erge, in tutto il suo splendore manierista, il Palazzo dei Giureconsulti con al centro della sua facciata una statua enorme che rappresenta s. Ambrogio benedicente. Nel XVIII sec. l'oste dell'osteria ancora oggi presente in piazza Mercanti fu arrestato perchè aumentò il prezzo della polenta da due a tre soldi. Al momento dell'arresto alzando lo sguardo vide la statua e prontamente disse: "non è colpa mia! E' sant'Ambrogio che con le dita mi diceva tre, portala a tre soldi la polenta!" Eppure la sua prontezza di spirito non gli servì ad evitargli la galera!

Foto di Francesco Mezzotera


         Esiste a Milano un'opera ancora più milanese della statua di s.Ambrogio, protettore della città: la targa di via santa Maria Podone. La sua particolarità è che è scritta completamente in milanese:

In sto canton vecc del nost Milan
l'è vivuu e l'è mort
Gaitan Crespi
poetta e studios de la lengua Meneghina
ambrosianon de couer e de carater
1852 1913
(In questo vecchio angolo della nostra Milano è vissuto e morto Gaetano Crespi, poeta e studioso di lingua meneghina, ambrosiano di cuore e di carattere)

Foto tratta da www.milanocittàstato.it


      Ancora più curiosa è la targa che possiamo trovare in Duomo: "il certificato di battesimo".
Si tratta di una piccola lapide seicentesca collocata nella prima campata destra della cattedrale, nella quale si riporta la data precisa della posa della prima pietra: 1386.

Foto di Francesco Mezzotera


             In tema di curiosità, non si può non citare il citofono.... a forma di orecchio.
Milano detiene il record del primo citofono in Italia. Lo possiamo trovare in via Serbelloni, 10 e la sua forma è decisamente originale. Sin dalla sua creazione (1923), permetteva di comunicare tra l'esterno del palazzo e il gabbiotto del custode il quale poi aveva il compito di consegnare personalmente la comunicazione ai condomini.

Foto di Francesco Mezzotera


        Mi avvio verso la conclusione di questo lungo post citando il primo simbolo milanese: la scrofa semilanuta, che diede il nome a Mediolanum, la città ai tempi dei romani.
Si racconta infatti che un principe celtico di nome Belloveso, nel 660 a.C. era alla ricerca di un proprio territorio sul quale governare, dove avrebbe potuto finalmente fondare una città grande e potente. Armato di questi desideri, insieme ad un gruppo della popolazione (gli Insubri) varcò le Alpi arrivando nella pianura Padana. Qui consultò l'oracolo, il quale gli disse che dove avrebbe trovato una scrofa ricoperta per metà di lana, allora lì avrebbe potuto fondare la sua città. Belloveso disperava di poter trovare un animale simile, ma incredibilmente, mentre riposava sotto un albero, scorse questo maiale e lì fondò Mediolanum (metà lana).
L'immagine della scrofa semilanuta possiamo ammirarla sulla seconda arcata del Palazzo della Ragione (lato che si affaccia su via Mercanti).

Foto di Francesco Mezzotera


          Eppure a Milano trovano posto anche simboli non prettamente meneghini. In corso Venezia, 21 infatti possiamo trovare la Lupa Capitolina.
E' questo un bassorilievo con il simbolo di Roma, probabilmente di origine Imperiale. Si suppone che sia stato utilizzato per decorare la medioevale porta Renza sita nei pressi dell'attuale via san Damiano. Con l'abbattimento dell'antico ingresso della città, la lapide è stata murata dove oggi la vediamo.

Foto di Francesco Mezzotera


          Concludo citando un motto di Leonardo da Vinci: "Horam non numero nisi serenam"  (non conto che le ore serene)...
La massima si trova sotto la meridiana di palazzo Carmagnola (anch'essa progettata dal genio toscano), in via Rovello e l'auspicio che le ore vissute siano serene è l'augurio che desidero fare a tutti gli affezionati lettori del blog!

Foto tratta da www.chieracostui.com