Le curiosità affrontate tuttavia non si trovano sul percorso diretto, cioè lungo corso Vittorio Emanuele, ma alle spalle del corso stesso...
Via Clerici prende il nome dall'omonimo Palazzo Clerici al numero 5 della strada. Questo edificio è uno dei palazzi settecenteschi meglio conservati di tutta la città, con i suoi fantastici interni. Ma ciò che più colpisce è la sua sobria facciata: la parte centrale infatti risulta essere arretrata rispetto alle due ali laterali e questo permetteva alle carrozze di poter entrare ed uscire facilmente nella stretta viuzza dell'epoca.
Via Clerici sfocia in via dei Bossi la quale, sulla sua destra, si immette a sua volta in via Filodrammatici. A metà circa di questa via è possibile ammirare piazzetta Enrico Cuccia, da poco così nominata in onore del presidente onorario di Mediobanca morto nel giugno del 2000.
Fino al 1786 parte della superficie della piazzetta era occupata da un oratorio, con annessa casa parrocchiale: san Lorenzino in Torriggia demoliti per costruire l'attuale palazzo Visconti-Ajmi, sede, sin dalla sua fondazione, di Mediobanca.
Pochi sanno che, accanto alla principale istituzione culturale cittadina (il Teatro alla Scala), sorge un "piccolo gioiello": il Teatro dei Filodrammatici, che dà il nome alla via adiacente al "fratello maggiore".
In origine, nel 1796, questo teatro, anche conosciuto con il nome di "piccola Scala", si chiamava "Teatro Patriottico" ed aveva sede nell'attuale Palazzo della Questura in via Fatebenefratelli, dove si trovava una delle più prestigiose istituzioni milanesi: il Collegio de' Nobili. Questo convitto aveva al proprio interno un teatro che venne sequestrato con l'arrivo di Napoleone in città. Solo due anni dopo i Barnabiti ripresero possesso del Collegio e la compagnia teatrale ricevette, come spazio dove potersi esibire, la chiesa dei SS. Damiano e Cosma che si trovava al posto dell'attuale teatro dei Filodrammatici. Fu quindi costruito un teatro "democratico" (in linea con le ideologie napoleoniche), cioè senza gli aristocratici palchi e, per recuperare i fondi necessari, furono vendute anche quattro campane della ex chiesa ormai demolita. In origine gli spettacoli andavano in scena solo di venerdì, giorno di chiusura della Scala.
Vi recitavano, quali attori dilettanti, anche il Monti, il Porta e, forse, Ugo Foscolo, che fu comunque socio.
La facciata liberty che vediamo oggi è completamente diversa dal proprio interno, rifatto negli anni '60 a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Teatro dei Filodrammatici |
Prossima tappa: piazza Liberty.
Per giungervi bisogna attraversare piazza della Scala, per poi arrivare in piazza s. Fedele (vedi post 9 gennaio 2014) e proseguire per via Agnello. Prima di arrivare a destinazione però, si incrocia sulla destra via ragazzi del '99, chiamata così in onore dei soldati neo diciottenni che seppero dare una svolta positiva alle sorti dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Quasi di fronte alla via ragazzi del '99 si apre via Hoepli, anticamente chiamata contrada della Sala dei Longobardi perchè qui avremmo trovato fino presumibilmente al XVI sec. una casa longobarda di strategica importanza.
Dopo aver costeggiato la via Agnello (chiamata così per un bassorilievo tutt'ora presente sopra il portone del civico 19, che rappresentava l'agnello pasquale e che apparteneva probabilmente a qualche chiesa distrutta) si passa sotto la via coperta che sfocia in p.za Liberty, così chiamata per il palazzo al numero 8 (1955) che presenta elementi liberty. Questo edificio infatti mostra sulla propria facciata alcune decorazioni che facevano parte dell'hotel del Corso, un albergo dalla storia molto particolare: nel 1869 un certo signor Cattaneo, decise di aprire un caffè-concerto in un vecchio padiglione dove si vendevano mobili (che corrisponde all'area del vicino cinema Apollo); con il tempo questo caffè prenderà il nome di Teatro Milanese.
Quasi di fronte alla via ragazzi del '99 si apre via Hoepli, anticamente chiamata contrada della Sala dei Longobardi perchè qui avremmo trovato fino presumibilmente al XVI sec. una casa longobarda di strategica importanza.
Dopo aver costeggiato la via Agnello (chiamata così per un bassorilievo tutt'ora presente sopra il portone del civico 19, che rappresentava l'agnello pasquale e che apparteneva probabilmente a qualche chiesa distrutta) si passa sotto la via coperta che sfocia in p.za Liberty, così chiamata per il palazzo al numero 8 (1955) che presenta elementi liberty. Questo edificio infatti mostra sulla propria facciata alcune decorazioni che facevano parte dell'hotel del Corso, un albergo dalla storia molto particolare: nel 1869 un certo signor Cattaneo, decise di aprire un caffè-concerto in un vecchio padiglione dove si vendevano mobili (che corrisponde all'area del vicino cinema Apollo); con il tempo questo caffè prenderà il nome di Teatro Milanese.
Nel 1902 si decise di demolire lo stabile che si trovava di fronte al Teatro in corso Vittorio Emanuele 15, nonché il Teatro stesso, per poter costruire il lussuoso Albergo Corso con al proprio interno il Teatro, ribattezzato Trianon e soprannominato "Bomboniera" per i suoi arredi rosa.
Sotto questo teatro venne aperto un altro grande locale, "Il Tabarin", che poi mutò il suo nome in "Pavillon dorè", famoso per i suoi telefoni bianchi sopra ogni tavolo.
Nel 1938, le leggi per la difesa della lingua costrinsero il Trianon a chiamarsi Mediolanum, il quale però proponeva ormai solo spettacoli cinematografici.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l'albergo e il teatro vennero rasi al suolo dai bombardamenti e, negli anni cinquanta, al posto di quest'ultimo fu costruito il cinema Apollo, mentre gli elementi liberty vennero ricollocati nel vicino palazzo della Società Reale Mutua di Assicurazioni.
La piazza ospita, nel proprio perimetro, il bar al Panino, che ha un grande merito: quello di aver dato il nome a un fenomeno di costume degli anni ottanta, i paninari.
I primi componenti di questo movimento erano giovani di famiglie ricche, studenti dei migliori licei cittadini che, in risposta al decennio precedente caratterizzato da un forte impegno politico, proponevano uno stile di vita disimpegnato, edonistico e basato sul consumismo.
Questi ragazzi, contrariamente a quanto si può pensare, iniziarono a ritrovarsi in questo locale e non nel Burghy di P.za s. Babila, e decisero di dare al proprio gruppo di amici il nome del locale stesso.
Il suo nome deriva dalla prima parola dell'iscrizione di Cicerone ai piedi della statua "Carere debet omni vitio qui in alterum dicere paratus est" (Deve essere privo di ogni colpa chi è pronto a parlare contro un altro), ma viene anche comunemente chiamato Omm de Preja, cioè uomo di pietra.
Per raggiungere la prossima curiosità ora sarà sufficiente attraversare corso Vittorio Emanuele per recarsi alla Galleria del Corso, che si trova di fronte. Qui, al numero 4, c'è tutt'ora la sede della casa discografica di un grande musicista: Giovanni D'Anzi, autore della celebre O mia bela Madonina.
D'Anzi, come molti artisti, aveva un carattere molto particolare. Nacque nel 1906 a Milano da genitori pugliesi e, sin da piccolo, aveva l'abitudine di vantarsi del proprio cognome; qualcuno infatti gli aveva detto che i cognomi con l'apostrofo denunciavano nobili origini, e lui, modestamente, doveva esserlo. Un giorno la maestra, stanca di questi continui vaneggiamenti, lo rimproverò e il piccolo Giovanni, di tutta risposta, prese la propria cartella e la scaraventò sulla testa dell'insegnante. La punizione che seguì a questa azione fu esemplare e in linea con i tempi d'allora: espulso da tutte le scuole d'Italia. Per studiare fu dunque costretto a rimanere a casa, dove un giorno fu notato dal maestro di pianoforte della sorella, mentre strimpellava sui tasti. L'insegnate non vedente non aveva dubbi: il bambino aveva un talento innato per la musica! E infatti da lì a poco il giovane iniziò a lavorare come pianista. Un giorno, durante un festival della canzone napoletana tenutosi al teatro Trianon, Giovanni si chiese come mai nessuno mai avesse composto un pezzo per la sua amata città. Solo allora gli venne l'ispirazione: compose di getto"Madonina" che suonò la sera successiva (siamo nell'ottobre del 1935) al termine del repertorio napoletano...e subito fu un successo che dura tutt'ora!
Usciti dalla galleria, se si gira a sin, ci si imbatte nelle famose terme Erculee, o meglio, in ciò che rimane delle maestose terme dell'antica Mediolanum (IV sec. d.c.) fatte erigere dall'imperatore Massimiano (il quale si era dato come soprannome quello di Hercules) e fatte radere al suolo dal Barbarossa nel XII sec. Al posto delle terme crebbe un prato utilizzato dai pastori per portare le greggi al pascolo, da qui il nome della zona: pasquirolo. La chiesa che sorge accanto ai resti prese il nome dell'area: san Vito in Pasquirolo. Edificio religioso del XVII sec., attualmente vi si celebrano solo messe in rito ortodosso.
Eppure, nel recarsi alla chiesa di san Vito, si sarà sicuramente passati davanti ad una piccola galleria che ai più passa inosservata, ma che conserva al proprio interno una vera e propria chicca per la città di Milano: la Walk of Fame. Al civico 21 di Largo Corsia dei Servi infatti, fino al 2004 avremmo trovato la sede del settimanale TV Sorrisi e Canzoni, organizzatore della "Notte dei Telegatti": manifestazione televisiva che veniva registrata al Teatro Nazionale, durante la quale venivano consegnati i Telegatti (i corrispettivi italiani degli Oscar) ai principali personaggi televisivi dell'anno, sia nazionali che internazionali. Personaggi che erano però prima tenuti a lasciare le proprie impronte su mattonelle che sono state poi posizionate nel tempo nell'attuale "Walk of Fame meneghina".
...intento ad aprire la "mia utilitaria" parcheggiata davanti al negozio Ferrari in p.za Liberty |
Da piazza Liberty corso Vittorio Emanuele è molto vicino e qui, sotto i portici al numero 13, si trova la prossima curiosità: Scior Carera. Questa era un'antica statua romana simile al Pasquino di Roma,
cioè una statua parlante, una scultura sulla quale venivano affissi dei cartelli con lo scopo di sbeffeggiare di nascosto i potenti della città. Abitudine che era soprattutto in voga durante il Risorgimento, tanto che le autorità cittadine spostarono la statua al primo piano dell'abitazione dove si trovava allora (ai piedi di un palazzo in via san Pietro all'Orto), ma questo non impedì ai milanesi di appendere un cartello che invitava allo sciopero dei sigari, che diede poi il via alle cinque giornate nel 1848.Il suo nome deriva dalla prima parola dell'iscrizione di Cicerone ai piedi della statua "Carere debet omni vitio qui in alterum dicere paratus est" (Deve essere privo di ogni colpa chi è pronto a parlare contro un altro), ma viene anche comunemente chiamato Omm de Preja, cioè uomo di pietra.
Scior Carera |
Per raggiungere la prossima curiosità ora sarà sufficiente attraversare corso Vittorio Emanuele per recarsi alla Galleria del Corso, che si trova di fronte. Qui, al numero 4, c'è tutt'ora la sede della casa discografica di un grande musicista: Giovanni D'Anzi, autore della celebre O mia bela Madonina.
D'Anzi, come molti artisti, aveva un carattere molto particolare. Nacque nel 1906 a Milano da genitori pugliesi e, sin da piccolo, aveva l'abitudine di vantarsi del proprio cognome; qualcuno infatti gli aveva detto che i cognomi con l'apostrofo denunciavano nobili origini, e lui, modestamente, doveva esserlo. Un giorno la maestra, stanca di questi continui vaneggiamenti, lo rimproverò e il piccolo Giovanni, di tutta risposta, prese la propria cartella e la scaraventò sulla testa dell'insegnante. La punizione che seguì a questa azione fu esemplare e in linea con i tempi d'allora: espulso da tutte le scuole d'Italia. Per studiare fu dunque costretto a rimanere a casa, dove un giorno fu notato dal maestro di pianoforte della sorella, mentre strimpellava sui tasti. L'insegnate non vedente non aveva dubbi: il bambino aveva un talento innato per la musica! E infatti da lì a poco il giovane iniziò a lavorare come pianista. Un giorno, durante un festival della canzone napoletana tenutosi al teatro Trianon, Giovanni si chiese come mai nessuno mai avesse composto un pezzo per la sua amata città. Solo allora gli venne l'ispirazione: compose di getto"Madonina" che suonò la sera successiva (siamo nell'ottobre del 1935) al termine del repertorio napoletano...e subito fu un successo che dura tutt'ora!
Eppure, nel recarsi alla chiesa di san Vito, si sarà sicuramente passati davanti ad una piccola galleria che ai più passa inosservata, ma che conserva al proprio interno una vera e propria chicca per la città di Milano: la Walk of Fame. Al civico 21 di Largo Corsia dei Servi infatti, fino al 2004 avremmo trovato la sede del settimanale TV Sorrisi e Canzoni, organizzatore della "Notte dei Telegatti": manifestazione televisiva che veniva registrata al Teatro Nazionale, durante la quale venivano consegnati i Telegatti (i corrispettivi italiani degli Oscar) ai principali personaggi televisivi dell'anno, sia nazionali che internazionali. Personaggi che erano però prima tenuti a lasciare le proprie impronte su mattonelle che sono state poi posizionate nel tempo nell'attuale "Walk of Fame meneghina".
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