San Francesco d'Assisi, si sa, è il santo patrono d'Italia e quasi ogni comune ha una chiesa a lui dedicata. Eppure, dove si trova a Milano quella intitolata al mistico umbro?
Questa venne abbattuta nel 1806 per fare posto all'attuale caserma della Polizia di Stato.
Dunque oggi, se desideriamo trovare una chiesa dedicata al "poverello d'Assisi", dobbiamo spostarci un po' più in periferia, esattamente in p.le Aquileia.
Qui troviamo la chiesa di san Francesco al Fopponino, opera del 1964 di Giò Ponti. Quest'ultimo famoso per aver ideato a Milano, tra l'altro, il Pirellone (e i poligoni esagonali presenti in facciata un po' ricordano il grattacielo lombardo).
Ma perché "al Fopponino"?
Esattamente dove sorge la chiesa, nel 1576 venne aperto un cimitero. Dal momento in cui le salme fino alla fine del XVIII sec. venivano sepolte in una fossa comune (in dialetto milanese "foppa"), avremmo trovato strutture che, a seconda della dimensione della fossa, potevano chiamarsi "foppa", "foppone" o "fopponini".
Dunque il cimitero di porta Vercellina (così veniva chiamato dai milanesi), non aveva in origine (ossia durante la "peste di san Carlo") dimensioni troppo grandi e non vantava la presenza di alcuna cappella religiosa.
Dobbiamo aspettare il 1630 (annus horribilis, a causa della "peste manzoniana") per vedere qui una piccola struttura religiosa: la chiesa di san Giovannino alla Paglia, chiamata così perché era stato edificato in loco anche un piccolo Lazzaretto (il nominativo "alla Paglia" si rifà alla presenza di questo materiale, quale elemento essenziale per i giacigli degli appestati).
Tuttavia la cappella risultò essere troppo piccola per ospitare i fedeli e dunque nel 1673 venne abbattuta, per costruire al suo posto l'attuale chiesa di san Giovanni Battista e san Carlo Borromeo (le due statue all'ingresso di p.le Aquileia sono a loro dedicate); struttura religiosa retta allora dalla Confraternita della Buona Morte i quali avevano il compito di assistere i morenti.
Nel 1828 il cimitero allora qui presente portava ancora il nome di Fopponino, ma a torto dato che si ingrandì in maniera spropositata: copriva infatti non solo l'attuale isolato della chiesa di san Francesco, ma anche quello che si apre attualmente alla sua sinistra. Tuttavia quel camposanto durò pochi decenni ancora: nel 1895 infatti fu aperto il Cimitero maggiore e contemporaneamente chiuso il Fopponino di porta Vercellina. Tra le salme riesumate c'era anche quella di Margherita Barezzi, prima moglie di Giuseppe Verdi che volle essere sepolta qui accanto al loro figlio Icilio, morto a solo un anno di vita (la sua lapide la possiamo vedere sul viottolo che da p.le Aquileia conduce alla chiesa di san Francesco).
Foto di PaoloBon 140 |
Sempre in p.le Aquileia troviamo una cella religiosa che non passa di certo inosservata (e forse era proprio questo lo scopo). E' infatti una piccola cappella dei morti eretta nel 1640 (dieci anni dopo la grande peste) con alla sua sommità scolpiti dei teschi e delle ossa, nonché dei veri crani presenti al suo interno. Il motto "Ciò che sarete voi noi siamo adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso" serviva proprio a ricordare al passante la caducità della vita (Memento mori) e lo invitava a pregare per i defunti.
Passano i decenni e le società cambiano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Milano assistette ad una esplosione demografica; l'antico cimitero di porta Vercellina venne densamente edificato e così la chiesa dei santi Giovanni e Carlo non bastò più. Fu così che nel 1964 venne inaugurata la moderna chiesa di san Francesco (notevole è la sua pala d'altare che vanta una eccezionale dimensione: 12 metri per 8), la quale ha il proprio ingresso principale in via Giovio.
Eppure la vera curiosità ospitata al suo interno è, diversamente dalla chiesa, antica. Si tratta di un lacerto di affresco (di autore e data sconosciuti), probabilmente in passato ospitato nella canonica, poi abbattuta, della chiesa dei santi Giovanni e Carlo.
Rappresenta una serena Maria incinta e pare sia stato realizzato come ringraziamento per una maternità avvenuta; ad oggi è veneratissima da tutte le donne che desiderano un figlio e il numero di candele che la circondano dimostrano che sono proprio tante.
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