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Milano, si sa, ha sviluppato da poco il suo talento di città turistica...eppure ogni volta che passo davanti alla chiesa di sant'Eustorgio, mi sorprendo nel non vedere comitive di allegri turisti farsi i selfie davanti alla sua facciata.
Questa chiesa è davvero incredibile per la sua bellezza, la sua storia e le curiosità che custodisce al proprio interno.
Forse non tutti sanno che esattamente qui i milanesi si sono convertiti al cristianesimo, forse non tutti sanno che questa viene definita "la chiesa dei re Magi", forse non tutti sanno che questa chiesa ha poteri curativi per chi, come me, soffre di mal di testa...
Ma andiamo con ordine.
Questa basilica non può non essere definita bella con la sua facciata armoniosa e ben tenuta, eppure anch'essa, così come altre chiese antiche milanesi, tende ad ingannare il visitatore frettoloso. Infatti, nonostante sant'Eustorgio abbia origini paleocristiane, la facciata venne rifatta nel XIX sec. Questo suo aspetto bello ma non originale fa invece sfuggire un dettaglio davvero importante e curioso: la torre campanaria. Se si aguzza lo sguardo infatti, in cima ad essa non si nota il solito crocifisso, ma una stella...
Chissà se aveva queste fattezze la stella cometa che guidò i tre Re Magi fino alla Sacra Famiglia per portare i doni a Gesù Bambino! Quello che di certo si sa è che l'attuale stella su sant'Eustorgio aveva invece la funzione di guidare i pellegrini diretti a Milano per pregare sulla tomba dei Magi.
La città lombarda infatti, oltre a vantarsi di custodire un chiodo della Santa Croce, un lembo del mantello di san Giuseppe, aveva, poco fuori le mura medievali, il sepolcro dei tre sovrani biblici.
La leggenda narra che sant'Eustorgio, uno dei primi vescovi di Mediolanum, attorno all'anno 350 d.C., si recò a Costantinopoli per ricevere l'approvazione anche da parte del figlio dell'imperatore Costantino, Costanzo. Quest'ultimo donò al futuro santo le reliquie dei Re Magi che vennero subito custodite in un pesante sarcofago di pietra.
Questi tipi di doni in passato avevano non solo un valore religioso, ma anche economico. I fedeli infatti spesso compivano dei lunghi pellegrinaggi per andare a pregare vicino ad una Sacra Reliquia e, per fare questo, alimentavano una importante domanda di alloggi, ristori, oggetti sacri.
Il vescovo Eustorgio era seriamente intenzionato a portare le reliquie in città, la quale, ai tempi dell'impero romano, iniziava dove oggi si trova piazza Carrobbio. Tuttavia, arrivato dalle parti dell'attuale chiesa, il carro divenne talmente pesante che non ci fu verso di farlo proseguire. Fu così che Eustorgio decise di fondare esattamente lì dove si trovava, in quella campagna un po' sperduta, l'attuale chiesa a lui poi intitolata. In fondo questo poteva essere letto come un segno divino: in quella zona fuori le mura si raccontava che l'apostolo Barnaba avesse impartito i primi battesimi ai milanesi.
Tuttavia nel XII sec. Federico Barbarossa, tra gli altri scempi inferti a Milano (a dispetto del suo nome che vuole dire "colui che governa con la pace") rubò le reliquie per portarle in Germania, esattamente a Colonia. Questo fu una ferita profonda per i milanesi i quali, grazie al loro carattere pragmatico, iniziarono subito le trattative con la città tedesca per riavere indietro le preziose reliquie (e nessuno può impedirci di pensare che questi frequenti contatti abbiano "dato il la" alla costruzione del nostro Duomo non troppo diverso da quello tedesco). Tuttavia ogni tentativo fu vano; solo nel 1903 l'arcivescovo Andrea Ferrari riuscì ad ottenere da Colonia alcuni frammenti dei sacri resti, attualmente conservati nella basilica.
Ad oggi infatti, se ci rechiamo in sant'Eustorgio, possiamo ammirare l'antico sarcofago di pietra e, in una nicchia nel vicino muro, i frammenti ossei. Eppure oggi non esiste pellegrino, né turista e pochi sono anche i milanesi ad essere a conoscenza di questo "tesoro".
Diverso è il discorso per quanto riguarda il fonte battesimale che si narra sia stato usato da san Barnaba per impartire i primi battesimi. Questo infatti è ancora presente al civico 8 di piazza sant'Eustorgio, ma impossibile da vedere dato che i proprietari dell'immobile nel quale è conservato il fonte impediscono a chiunque di godere di questo "bene pubblico".
Vi era, dove oggi è stata costruita la casa del fonte battesimale, una risorgiva d'acqua usata, si racconta, dall'apostolo per battezzare. Nel corso del tempo i milanesi presero l'abitudine di abbeverarsi a questa fonte, dato che si diceva avesse poteri curativi. Per questa ragione al posto delle attuali case, nel XI sec. fu edificato un ospedale, poi demolito.
I primi battesimi impartiti da san Barnaba si narra siano avvenuti il 13 marzo del 51 d.C. ("tredesin de marz") in segreto, dal momento in cui l'editto di Costantino sarebbe stato promulgato più di due secoli dopo (313 d.C.). L'area successivamente fu utilizzata quale luogo di sepoltura da parte dei cristiani e non; ad oggi queste catacombe si possono visitare in sant'Eustorgio, prima di accedere alla cappella Portinari.
Foto di Paola Borro |
Tuttavia attenzione alla data che si sceglie per la visita: se infatti ci si reca il giorno dell'Epifania, non ci si deve stupire se ci si ritrova circondati da un corteo quasi carnevalesco. In questa giornata infatti parte dal Duomo un corteo variopinto capeggiato dai tre Re Magi i quali portano i doni a Gesù Bambino, un bambolotto presente sul sagrato di sant'Eustorgio insieme a Giuseppe e Maria. Con questa cerimonia si considera concluso l'anno liturgico, tanto è vero che il vescovo, in apertura del nuovo, tiene un discorso sul sagrato della basilica.
Da sant'Eustorgio parte inoltre (in passato a dorso di un mulo bianco) il nuovo vescovo della città per giungere in fine in Duomo, a ricordo di Eustorgio che qui si fermò di ritorno da Costantinopoli.
Forse qualcuno potrebbe chiedersi (a ragione) perché il vescovo ad oggi non utilizza, per il discorso dell'Epifania, il prestigioso pulpito presente in facciata e storicamente usato da san Pietro martire prima e da san Carlo Borromeo poi.
Qui infatti Pietro da Verona ammoniva i fedeli a non abbandonare "la retta via" e a non farsi lusingare dalle eresie allora presenti nel mondo cattolico (XIII sec.). Il santo martire era decisamente il domenicano più convinto nella lotta agli eretici, i quali trovavano nella basilica di sant'Eustorgio un luogo poco..."amichevole". Era infatti questa chiesa, non solo la sede del principale convento domenicano in città (attualmente i suoi spazi vengono utilizzati dal Museo Diocesano), ma anche il Tribunale dove venivano emesse, tra le altre, le sentenze di stregoneria. I condannati poi venivano giustiziati alle spalle della vicina chiesa di san Lorenzo (a ricordo di questo luogo infausto ad oggi c'è la statua di san Lazzaro).
Pietro da Verona era uno dei domenicani più impegnati nella lotta alle eresie. Venne assassinato a Seveso con un colpo d'ascia in testa durante un viaggio di ritorno da Como (viaggio sempre finalizzato alla causa).
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Si racconta che durante la sua agonia, con il proprio sangue, scrisse per terra "Credo", tanta era la fede che lo pervadeva.
Nel XIV sec. il vescovo milanese Giovanni Visconti commissionò a Giovanni di Balduccio un'arca marmorea, un capolavoro scultoreo ancora oggi presente in chiesa, per conservare le spoglie del santo. Chiese però il cranio del veronese per custodirlo accanto a sé; da quel giorno il vescovo iniziò a soffrire di frequenti ed atroci mal di testa. A quel punto provò a riporre la testa insieme al suo corpo e solo allora, miracolosamente, il mal di testa cessò. Tuttavia il volere del santo di non maneggiare le proprie spoglie non venne rispettato, dal momento in cui ad oggi la testa si trova in un'urna separata dal restante corpo.
Si deve infatti sapere che, con la morte di san Pietro martire, le famiglie nobili milanesi presero l'abitudine di farsi seppellire in sant'Eustorgio, quale elemento di prestigio, poiché vicini alla tomba del santo veronese. Anche il fiorentino Pigello Portinari, il quale aprì a Milano una filiale della "straniera" Banca Medicea, volle farsi seppellire in sant'Eustorgio (1468). Per ospitare le sue spoglie fece costruire una grande cappella, appunto la cappella Portinari, che ebbe il gran merito di portare a Milano quel nuovo gusto artistico decisamente presente in quel di Firenze, ma non ancora a Milano, ossia il Rinascimento. La cappella venne divinamente decorata da Vincenzo Foppa ed ospita la testa di san Pietro in una nicchia in una parete di sinistra, mentre l'arca con il corpo del santo venne portata in questa cappella qualche secolo dopo la morte del Portinari e posizionata esattamente sopra la tomba del povero Pigello!
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In questa cappella possiamo ammirare uno degli affreschi più curiosi di tutta la città: la Madonna con le corna. Questa icona non deve essere considerata sacrilega, ma semplicemente serve a raccontare uno dei tanti miracoli che compì san Pietro martire quando ancora era in vita. Si racconta infatti che il Diavolo di insinuò in un affresco mariano alle spalle del santo mentre celebrava (da qui le corna alla mamma di Gesù e al Bambino stesso). Pietro da Verona se ne accorse immediatamente e così, voltandosi e mostrando l'ostia consacrata, riuscì a scacciare il maligno.
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Tuttavia la cappella è famosa (non abbastanza), per essere il luogo dove si svolge il rito del "andare a battere la testa in sant'Eustorgio", che si svolge l'ultima domenica di aprile di ogni anno (o quasi). In questa occasione infatti si ha modo di passare sotto l'arca marmorea e, alzandosi sulle punte dei piedi, si può battere la testa al soprastante sarcofago con le spoglie del santo. Il cranio di Pietro invece viene esposto in una teca di cristallo sulla quale è possibile strofinare un proprio oggetto personale.
Fonte: Vito Scifo, tratta da http://aess.regione.lombardia.it |
Entrambi i rituali servono a far cessare o a prevenire il mal di testa (si dice che san Pietro martire sia il santo da invocare in caso di questo fastidioso dolore).
Detto questo, non rimane che convenire su quanto sia decisamente sottovalutata questa chiesa...incredibile sant'Eustorgio!
Applausi!
RispondiEliminaGrazie:)
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