sabato 23 aprile 2022

LA SCHIVA SANTA MARIA DEI MIRACOLI PRESSO SAN CELSO


E' incredibile come corso Italia sia ai più sconosciuta, ma soprattutto come la sua chiesa più bella passi decisamente inosservata.

Santa Maria dei Miracoli presso san Celso rappresenta benissimo il carattere di Milano: mi vuoi conoscere? Vienimi a cercare!

Sì perché il capoluogo lombardo è così: famosa in tutto il mondo per il suo presente moderno e arrembante, mentre discreta nel mostrare le sue bellezze, soprattutto del passato.

Ecco quindi che una delle chiese più belle della città si nasconde dietro ad un muro bianco ed anonimo (vedasi anche san Maurizio, con la sua grigia facciata…) che funge da atrio.

Santa Maria dei Miracoli infatti è un trionfo di splendore e grazia manierista. Ne erano a conoscenza anche gli architetti del XIX sec. i quali decisero di arretrare l'ingresso della vicina chiesetta di san Celso, per permettere a santa Maria di emergere e godere di tutta la luce necessaria per illuminare gli interni.

Tutto nacque nel IV sec. d.C. quando qui, fuori le mura dell'antica Mediolanum, avremmo trovato campi e boschi utilizzati soprattutto per seppellire i morti, in particolar modo i cadaveri dei primi martiri cristiani.

La storia ci narra che sant'Ambrogio, tra i tanti resti qui presenti, riuscì ad individuare le reliquie di san Nazaro e san Celso, due dei primi martiri della città.

San Nazaro venne spostato nell'attuale Basilica di san Nazaro in Brolo, in corso di porta Romana (chiesa fatta costruire per volere di sant'Ambrogio e inizialmente chiamata Apostolorum), mentre san Celso non venne spostato e per conservare le sue spoglie fu edificata la chiesetta che noi oggi vediamo, con annesso monastero benedettino, poi demolito negli anni trenta del Novecento.

Immagine della struttura religiosa agli inizi del 1800
(sulla destra si nota il monastero benedettino)


Perpendicolare alla chiesa di san Celso fu costruita una piccola chiesa per costudire una tenera immagine di Madonna con Bambino (IV sec. d.C.).

Madonna di sant'Ambrogio (IV sec.)

La Madonna di sant'Ambrogio (così viene chiamata) non è molto originale come soggetto, eppure se sta così a cuore ai milanesi, una ragione c'è: si narra infatti che questa tenera Madre di Dio sia artefice di un miracolo.

Siamo nel XV sec., più precisamente il 30 dicembre del 1485. Milano è per l'ennesima volta flagellata da una brutta pestilenza e i suoi abitanti si ritrovano accalcati a pregare questa sacra immagine, affinché finisca l'epidemia.

A un certo punto il velo che copriva l'opera viene spostato dall'interno: è Maria che così facendo inizia a guardarsi attorno, come se stesse cercando qualcuno. Quindi inizia ad aprire le braccia per poi giungere le mani più volte, infine riposiziona il velo al suo posto. Da quel giorno la peste inizia a scemare in città "con rapidità incredibile" e i milanesi a gridare al miracolo. Accorrono da tutte le zone di Milano per adorare questo affresco e, così facendo, lasciano cospicue offerte. Offerte poi utilizzate per costruire la chiesa di santa Maria dei Miracoli, esattamente 8 anni dopo l'avvenimento straordinario (inizio dei lavori).

Santa Maria dei Miracoli, facciata

Eppure, se questa chiesa è così importante per la città, c'è un'altra ragione: anche oggi infatti le spose, dopo la cerimonia (magari di ritorno dal viaggio di nozze), si recano presso l'altare della Madonna di sant'Ambrogio per donare il bouquet del loro matrimonio alla "Madonna degli sposi". Quest'ultima altro non è che una pregevole statua dell'Assunta del 1586 posizionata sull'altare sopra all'affresco miracoloso.

Madonna degli sposi

La nona cappella lungo la navata sinistra conserva un quadro del XVI sec., nel quale è possibile ammirare Gesù che chiede la benedizione a sua Madre, prima di affrontare la Passione. E' per questa ragione che probabilmente le coppie si recano in questo santuario per ricevere la benedizione dopo il matrimonio e donare il bouquet alla Madonna degli sposi.

Carlo Urbino da Crema:
La Madonna benedice il Signore (XVI sec.)

Purtroppo ad oggi scarsi sono i fiori che troviamo ai piedi della Madonna degli sposi e questo è sicuramente dovuto al fatto che sono sempre meno le coppie che contraggono matrimonio.

Eppure la ragione principale è l'ignoranza: pochi ad oggi conoscono questa antica consuetudine e dunque compito dei milanesi è quello di non fare morire le tradizioni, continuando, come in questo caso, a portare i fiori alla statua dell'Assunta.

Confesso che anch'io, quando mi sposai non ne ero a conoscenza; sto quindi aspettando l'anno prossimo (ossia in occasione di un anniversario di matrimonio tondo tondo), per chiedere a mia moglie di recuperare!

Gli sposi che nel giorno del matrimonio o in occasione di un anniversario desiderano offrire fiori alla Madonna e ricevere la benedizione avvisino telefonicamente i Padri Tel 0258313187 


Dunque conosciamo meglio le curiosità di questa chiesa manierista dal carattere bello ma schivo.

Lungo il muro di cinta che affaccia su corso Italia è possibile scorgere un piccolo campanile: questo altro non era che l'elemento architettonico di una cappella interna dell'antica canonica.

Campaniletto della chiesetta di san Bartolomeo


All'interno dell'atrio è possibile notare una graziosa fontanella. Qui le coppie di sposi tradizionalmente venivano (anche in questo caso sarebbe bello poter utilizzare il tempo presente) a dissetarsi, come a dire che il cammino per la costruzione di una famiglia può essere faticoso, quindi c'è bisogno di ristorarsi. Fatica che può portare a degli squilibri di coppia e dunque l'acqua (elemento ricorrente nei santuari mariani) può aiutare a ritrovare l'equilibrio.

Fontanella del santuario


All'ingresso di santa Maria dei Miracoli (e noi ora sappiamo il perché di questo suo nome) si rimane incantati dall'abbondanza dei decori e dalla sua armonia.

Interno del santuario (foto tratta da www.santamariadeimiracoliesancelso.it)


La terza cappella sulla destra conserva l'antico Crocifisso di san Carlo (insieme a quello presente in Duomo) protagonista di un miracolo anch'esso: nel 1576 infatti il Borromeo, pur sapendo che così non avrebbe garantito il distanziamento sociale, fece una processione per le vie della città e da quel momento la peste iniziò ad abbandonare Milano. Fin tutto il XVIII sec. c'era la tradizione in città del "venerdì de marz": ogni venerdì la popolazione si recava in san Celso per adorare il miracoloso crocifisso. Questo offriva l'occasione di organizzare una vivace e chiassosa fiera nei dintorni della chiesa.

Crocifisso di san Carlo 


Sempre di un miracolo parliamo a proposito della Madonna delle Lacrime (conservata nella seconda cappella di sinistra), lacerto di affresco del XIV sec. Si narra (ma questa volta il miracolo non è stato riconosciuto dalla curia, diversamente da quello avvenuto con la Madonna di sant'Ambrogio) che nel 1620 la Madonna protagonista dell'opera iniziò a lacrimare in presenza di alcuni fedeli. Da allora è diventata meta di molti religiosi che qui vengono a pregare.

Cappella della Madonna delle Lacrime


Nel proseguire questa passeggiata virtuale, si passa davanti alla quinta cappella, sempre lungo la navata sinistra, nella quale è possibile non far caso ad un reperto di arte paleocristiana molto importante: il sarcofago del IV sec. Questo antico sepolcro custodiva le reliquie di san Celso ed era adagiato a sua volta all'interno di una sovracassa marmorea, ancora oggi ospitata nella vicina chiesina intitolata al martire cristiano.

Sovracassa, altare maggiore chiesa san Celso

La sovracassa in san Celso presenta un'apertura frontale che serviva ai fedeli per strofinare dei panni contro il sarcofago del santo, al fine di ottenere delle reliquie capaci di proteggere il credente. Per questa ragione la parte del bassorilievo del sarcofago in santa Maria che rappresenta Gesù con Pietro e Paolo risulta essere maggiormente consumato. Sulla sinistra si nota un dettaglio davvero curioso: una Natività con tanto di bue e asinello. Il primo a introdurre questi due animali nella scena della Natività fu san Francesco con il Presepe di Greccio (1233), il quale si rifece con tutta probabilità al Vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo, risalente al VIII sec. Dunque possiamo affermare che la prima rappresentazione di Gesù Bambino tra i due animali venne fatta sul sarcofago di san Celso a Milano nel IV sec.! 

Sarcofago di san Celso


Prima di questa cappella son presenti le due Sacrestie della chiesa. In quella del Tesoro possiamo ammirare una originale lampada che pende dal soffitto. Fu donata al santuario dagli insorti delle Cinque Giornate ed infatti essa è adornata con svariati cannoni e bandiere in miniatura, a ricordo di quelle gloriose battaglie contro gli austriaci. 

Velo conservato in sacrestia. Anticamente copriva la Madonna di sant'Ambrogio.
 Ogni 30 dicembre viene esposto sull'altare maggiore.


Al termine della navata centrale è possibile ammirare quello che è stato definito "il più bel pavimento di Milano" e, bisogna ammetterlo, è davvero magnifico!

Pavimento del santuario (dettaglio)


Il coro ligneo dietro all'altare maggiore è davvero prezioso e cela dei dettagli molto curiosi: ogni stallo infatti riporta nei propri pannelli la figura di un piccolo animale.

Coro ligneo (dettaglio)


La chiesina di san Celso invece si presenta in forme neo romaniche per il suo radicale restauro del XIX sec. Restauro che l'ha ridimensionata per due terzi, per quanto riguarda la profondità e che la fa sembrare unica e originale con l'altare maggiore che si presenta ai suoi visitatori a pochi passi dall'ingresso. Come precedentemente scritto, san Celso venne accorciata per donare luce alla ricca chiesa di santa Maria dei Miracoli, ma soprattutto perché nel corso dei secoli la chiesina venne abbandonata e dunque non se ne colse il valore (ad oggi questo spazio viene utilizzato dalla comunità per iniziative di carattere culturale). 

Chiesa di san Celso (ingresso)

Per fortuna alcuni elementi si sono salvati, come ad esempio il portale centrale; sulla parte orizzontale si possono ammirare bassorilievi con la storia di san Nazaro e Celso. Quello che colpisce di più sono i due mostri che sorreggono l'architrave. A lungo gli esperti si sono chiesti perché vennero ritratti proprio in quella posizione, fino a giungere alla conclusione che la loro postura è dovuta semplicemente all'espletamento dei loro bisogni! Nella simbologia dunque l'autore di queste opere scultoree ci ha voluto comunicare che anche dalle bassezze umane possono nascere figure eccelse come quelle dei santi (sopra ritratti).

Portale centrale (dettaglio)


Infine se si ha l'occasione di girare per tutto l'edificio religioso accompagnati da una gentilissima guida del posto (sacerdote o sacrestana) si avrà la fortuna di accedere al sottotetto della chiesa. Qui è possibile vedere le vecchie tracce dell'antica struttura risalenti al XVII sec.

Antiche tracce di san Celso antecedenti al restauro 


Prima di salutare idealmente questo angolo di storia di Milano, godiamo un po' del giardino davanti a san Celso e, a proposito di angoli verdi, sarà sufficiente recarsi esattamente dietro la chiesa, per ascoltare un po' di quel silenzio così sconosciuto in corso Italia. In via Giuseppe Vigoni infatti esiste un giardino piccolo e prezioso, anch'esso desideroso di farsi conoscere!

                                                    SALUTI DA MILANOCURIOSA!

Foto scattata nel giardino di via Vigoni (terza persona da sinistra: Angelo Quaranta, amministratore della pagina Facebook Milanocuriosa. Settima persona da sinistra: Francesco Mezzotera, autore di questo blog. Un sentito ringraziamento ai partecipanti della "passeggiata curiosa").




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